all’anno 1852 insieme col muro trasportato nel Museo Municipale. Intorno a questa pittura scrisse
Federico Amadei che: » All’anno 1514 comandò il Marchese Francesco che fosse allungata la
» cliiesa di Santa Maria della Yittoria quella ch’ei fece fabhricare nel 1496, ma non potendosi
» ciò fare comodamente senza sloggiare da un angolo clella contrada verso la parrocchjale cle’
» Santi Simone e Giuda un non so qual facoltoso banchiere giudeo, costui dovette ubbidire e
» sgombrare la sua easa perchò fosse atterrata e convertita in chiesa, non ostante le ìarghe tU
» lui esibizioni di danajo fatte alli ministri del marchese. In memoria di ció vedesi ancora a
» giorni miei dipinta per mano del celebre Mantegna sul detto angolo una divotissima immagme
» di Nostra Signora, a piedi della qualo vi sono due mezze figure umane oramai quasi inossei-
» vate e guaste dal tempo, le quali tengono in mano una tavola con del danajo sopra. » II Do-
nesmondi che pel primo narrò il medesimo fatto ricordò ancora di aver letto sopra la stessa pit-
tura la inscrizione: Debellata judoeorum perfidia. Ma osservando aì dipinto, nè quei due inginoc-
chiali avanti la Vergine ( così il Donesmondi ) e posti alla destra del trono si vedono tenere tìa-
naro; nè in altro Iuogo vi apparisce la iscrizione già riferita. Perlocchè si ha ragione di dubitare
che l’Amadei avendo voluto conformarsi ciecamente alla descrizione stata fatta dal Donesmondi
deìlo stesso dipinto, e per essere questo guasto dal tempo, abbia potuto immaginare che le duc
mezzc figure poste a piedi della Vergine dovessero essere quelle che tenevano in mano una ta-
vola con del danajo sopra\Q che cosifacilmente sia trascorso in errore, come fece attribuendo iì la-
voro al celebre Mantegna che era già morto otto anni prima del 1514, in cui era stata operata
quella pittura. Dubitiamo pur anco che il Donesmondi erroneamente descrivesse esso pure quelìo
stesso dipinto, e la iscrizione postavi sopra confondendolo con un altro che era 11 presso in un
altro luogo (così egli stesso) in cui sopra un ancona nel refettorio sta scritto: Debellata judoeonm,
perfulia; iscrizione che appunto si legge nel quadro che oggi è riposto sopra 1’ aiiare deila prima
piceola cappella entrando nella chiesa di sant’ Andrea. Nel quale ultimo quadro è dipinta ìa Yer-
gine seduta in trono con al di sotto alcuni devoti e frate Girolamo Ridino offerente il modèlìo
della chiesa della Vittoria, pittura eseguita sopra tavola con colori ad olio e eon poco merito d’ arte.
Noi poi esaminato attentamente 1’ affresco, di cui parliamo, ed il graffitto profondamente segnato
nel muro abbiamo scórto nel fondo del quadro il principio di due figure od a meglio dire due
teste vòlte all’insù, eon fra loro uno slennna composto di sette palle (1). Dal quale stemma dì-
pintovi ci pare che ne vengano indicati gli artefìci che esegnirono il detto lavoro, i quali appunto
vi sono ritratti nelle due mezze fgure collocate a piedi di Nostra Signora. A dimostrare i fonda-
menti su cui abbiamo appoggiata tale noslra opinione e ad indicare quali fossero stati i pitlori
che operarono 1’ affresco all’ esterno della chiesa della Vittoria crediamo necessario di prima ac-
cennare alcuni fatti narrati dagli storici e dosunti dai documenti. II Sansovino (2) scrisse che: »
» la famiglia dei Medici si trova non pure in Fiorenza ma in altri luoghi d’Italia; » ed il Ca»
» stelli (5): che » Ia famiglia dei Medici era già antica e nobile di Mantova e discesa da quella
» che poi venne da Lucca e che è durata sino a nostri giorni. » Un codice inedito (4) ei fa cono-
scere che i Medici da Mantova usarono semprc del medesimo stemma che adoperarono quelli di
loro famiglia vissuti in Toscana. Dalle patrie memorie infine apparisce che al 1568 eravi in Man-
tova Ottolino dei Mcdici padre a Domenico nominato nel Necrologio magister depintor, di cui fu
figliuolo Giovanni-Luigi, detto nclle lettere del Vescovo Lodovico Gonzaga nobilis pictor Mantua-
nus. Giovanni-Luigi all’anno 1484 fu condotto in Roma dallo stesso vescovo Gonzaga, il quale
(1) — Essendo il dipinto già gnasto ed in alcune parti irriconoscibile da chi non fosse pratico di osservare ai
graffitto nel muro, può supporsi che TAmadei abbia creduto cbe invece deilo stemma dei Medici qui vi si rap-
presentasse una tavola con sopra del danajo.
(2) — Della origine dellc famiglie illustri d’ìtalia. Venezia 1G05, a pag. 125.
(3) — Origine e discendenza della famiglia dei Signori Riva di Mantova; ivi 1650, a pag. 22.
(4) — Libro manoscritto al 1608 con entrovi disegnati gli stemmi usati dalle famiglie Mantovane e da noi posseduto.
Federico Amadei che: » All’anno 1514 comandò il Marchese Francesco che fosse allungata la
» cliiesa di Santa Maria della Yittoria quella ch’ei fece fabhricare nel 1496, ma non potendosi
» ciò fare comodamente senza sloggiare da un angolo clella contrada verso la parrocchjale cle’
» Santi Simone e Giuda un non so qual facoltoso banchiere giudeo, costui dovette ubbidire e
» sgombrare la sua easa perchò fosse atterrata e convertita in chiesa, non ostante le ìarghe tU
» lui esibizioni di danajo fatte alli ministri del marchese. In memoria di ció vedesi ancora a
» giorni miei dipinta per mano del celebre Mantegna sul detto angolo una divotissima immagme
» di Nostra Signora, a piedi della qualo vi sono due mezze figure umane oramai quasi inossei-
» vate e guaste dal tempo, le quali tengono in mano una tavola con del danajo sopra. » II Do-
nesmondi che pel primo narrò il medesimo fatto ricordò ancora di aver letto sopra la stessa pit-
tura la inscrizione: Debellata judoeorum perfidia. Ma osservando aì dipinto, nè quei due inginoc-
chiali avanti la Vergine ( così il Donesmondi ) e posti alla destra del trono si vedono tenere tìa-
naro; nè in altro Iuogo vi apparisce la iscrizione già riferita. Perlocchè si ha ragione di dubitare
che l’Amadei avendo voluto conformarsi ciecamente alla descrizione stata fatta dal Donesmondi
deìlo stesso dipinto, e per essere questo guasto dal tempo, abbia potuto immaginare che le duc
mezzc figure poste a piedi della Vergine dovessero essere quelle che tenevano in mano una ta-
vola con del danajo sopra\Q che cosifacilmente sia trascorso in errore, come fece attribuendo iì la-
voro al celebre Mantegna che era già morto otto anni prima del 1514, in cui era stata operata
quella pittura. Dubitiamo pur anco che il Donesmondi erroneamente descrivesse esso pure quelìo
stesso dipinto, e la iscrizione postavi sopra confondendolo con un altro che era 11 presso in un
altro luogo (così egli stesso) in cui sopra un ancona nel refettorio sta scritto: Debellata judoeonm,
perfulia; iscrizione che appunto si legge nel quadro che oggi è riposto sopra 1’ aiiare deila prima
piceola cappella entrando nella chiesa di sant’ Andrea. Nel quale ultimo quadro è dipinta ìa Yer-
gine seduta in trono con al di sotto alcuni devoti e frate Girolamo Ridino offerente il modèlìo
della chiesa della Vittoria, pittura eseguita sopra tavola con colori ad olio e eon poco merito d’ arte.
Noi poi esaminato attentamente 1’ affresco, di cui parliamo, ed il graffitto profondamente segnato
nel muro abbiamo scórto nel fondo del quadro il principio di due figure od a meglio dire due
teste vòlte all’insù, eon fra loro uno slennna composto di sette palle (1). Dal quale stemma dì-
pintovi ci pare che ne vengano indicati gli artefìci che esegnirono il detto lavoro, i quali appunto
vi sono ritratti nelle due mezze fgure collocate a piedi di Nostra Signora. A dimostrare i fonda-
menti su cui abbiamo appoggiata tale noslra opinione e ad indicare quali fossero stati i pitlori
che operarono 1’ affresco all’ esterno della chiesa della Vittoria crediamo necessario di prima ac-
cennare alcuni fatti narrati dagli storici e dosunti dai documenti. II Sansovino (2) scrisse che: »
» la famiglia dei Medici si trova non pure in Fiorenza ma in altri luoghi d’Italia; » ed il Ca»
» stelli (5): che » Ia famiglia dei Medici era già antica e nobile di Mantova e discesa da quella
» che poi venne da Lucca e che è durata sino a nostri giorni. » Un codice inedito (4) ei fa cono-
scere che i Medici da Mantova usarono semprc del medesimo stemma che adoperarono quelli di
loro famiglia vissuti in Toscana. Dalle patrie memorie infine apparisce che al 1568 eravi in Man-
tova Ottolino dei Mcdici padre a Domenico nominato nel Necrologio magister depintor, di cui fu
figliuolo Giovanni-Luigi, detto nclle lettere del Vescovo Lodovico Gonzaga nobilis pictor Mantua-
nus. Giovanni-Luigi all’anno 1484 fu condotto in Roma dallo stesso vescovo Gonzaga, il quale
(1) — Essendo il dipinto già gnasto ed in alcune parti irriconoscibile da chi non fosse pratico di osservare ai
graffitto nel muro, può supporsi che TAmadei abbia creduto cbe invece deilo stemma dei Medici qui vi si rap-
presentasse una tavola con sopra del danajo.
(2) — Della origine dellc famiglie illustri d’ìtalia. Venezia 1G05, a pag. 125.
(3) — Origine e discendenza della famiglia dei Signori Riva di Mantova; ivi 1650, a pag. 22.
(4) — Libro manoscritto al 1608 con entrovi disegnati gli stemmi usati dalle famiglie Mantovane e da noi posseduto.