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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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Fasc. 1
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Pacchioni, Guglielmo: Gli ultima anni del Beato Angelico
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https://doi.org/10.11588/diglit.24137#0044

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GUGLIELMO PACCHIONI

della cappella sono, secondo la frase un po’ rettorica di molti suoi biografi, il suo testa-
mento pittorico: vedremo però in qual senso e con quanta misura questa definizione delle
bellissime pitture debba essere interpretata.

Le pitture sono disposte in due serie: la superiore si compone di tre lunette semicir-
colari, l’inferiore di cinque riquadri rettangolari colla dimensione maggiore disposta in
senso verticale.

Le scene della serie superiore, accoppiate entro ciascuna lunetta, occupano ciascuna
uno spazio press’a poco triangolare di cui l’artista ha saputo trarre buon partito nelle parti
laterali per dar maggior sfondo ai piani ; non tanto felicemente è riuscito invece nel divi-
dere l’una scena dall’altra poiché i corpi di fabbrica che egli è costretto a far venire avanti,
sul primo piano, per aver modo di tagliar la scena in due, sentono troppo l’artifizio e restrin-
gono inopportunamente lo spazio.

La vocazione, l’apostolato e il martirio di ciascun Santo sono rappresentati nella doppia
serie di quadri con episodi somiglianti: sopra, nelle lunette, la Consacrazione, la Distribu-

Fig. i — Beato Angelico e Benozzo Gozzoli : Cristo giudicante. Orvieto, Duomo

zìo ne delle elemosine, la Predicazione, la Giustificazione e il Martirio di Santo Stefano, sotto,
ne’ riquadri rettangolari, la Consacrazione, la Consegna de tesori, la Distribuzione delle
elemosine, la Condanna e il Martirio di San Lorenzo.

Per non ricopiarsi di continuo, l’artista è stato costretto a fare uno sforzo per variare
la composizione, per creare una doppia forma d’espressione dello stesso soggetto e questo

10 ha aiutato, da un lato a liberarsi da quanto potesse essere nella sua fantasia cristalliz-
zato dalla tradizione iconografica e dalla propria abituale maniera, dall’altro lo ha spinto a
un più preciso studio della realtà e a una più profonda investigazione sul particolare ed
essenziale carattere di ciascuna scena.

Nella Consacrazione di Santo Stefano (fig. 2) le figure si allineano tutte di fronte all’osser-
vatore e assistono in schiera ordinata e monotona all'avvenimento: San Pietro, che sta sui gra-
dini di un altare di cui vedesi a sinistra parte della mensa e del ciborio, chinandosi verso

11 santo chierico inginocchiato e devoto, abbassa il proprio capo cinto di più grande e più
maestosa aureola fino all’altezza di quello degli altri santi apostoli che sono eretti della per-
sona ma collocati più in basso di lui. Questo monotono raggruppamento delle figure non
è privo di una certa ingenua semplicità tutta propria dell’Angelico e produce un giusto
effetto di maestà severa e pia. La scena par che si svolga nell’interno d’una chiesa di cui
 
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