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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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BIBLIOGRAFIA

RECENSIONI.

AuguST L. Mayer : Jusefie de Riderà (Lo
Spagnoìetto). Leipzig, Hiersemann, iqo8.
(Pag. 196, con 59 illustrazioni).

La pittura spagnuola, nel suo periodo più glorioso,
il Seicento, non è ancora^abbastanza conosciuta. Al-
l’infuori di Murillo e di Velasquez, sul quale posse-
diamo i magistralFstudii dello Justi, 1 poco o nulla
ci è noto delle fiorenti scuole pittoriche della Spagna,
ed è molto se accanto a quello dei due grandi mae-
stri si menziona qualche volta il nome di Zurbaran.
Pure la Spagna è più ricca assai di quanto non si
creda, e accanto a Siviglia che è la sua Venezia, ha
anche la sua Firenze, ed è Valenza. I ;pittori valen-
ciani si distinguono "per la potenza Affettiva" con cui
espressero PidealeYeligioso ; il loro carattere rigido e
austero, la loro arte precisa e rude erano meglio adatti
a interpretare lo spirito della fede/che non la serena
festosità dei sivigliani. Eppure, all’infuori del loro
paese, dove se ne conserva ancor viva la tradizione,
chi conosce i pittori della scuola di Valenza?

L’unico tra essi che sia noto)è Jusepe de Ribera,
più conosciuto sotto il nome di Spagnoletto ; e que-
sta eccezione è dovuta al fatto/che’ egli trascorse in
Italia la maggior parte della sua vita, ed esercitò, spe-
cialmente a Napoli, un potentissimo/influsso sui no-
stri artisti. Per" questa "ragione" la bibliografia sul Ri-
bera conta parecchi numeri italiani/tra Fquali sono
specialmente da tenere in conto gli ottimi studii do-
cumentali del Salazar e]del Faraglia,"apparsi nella Na-
poli Nobilissima ejnell’Arch. stor.(napoletano; alcuni
scrittori nostri hanno anzi voluto fare dello Spagno-
letto addirittura un artista italiano facendolo divenire
senz’altro uno scolaro "del Caravaggio. Ma, a mal
grado’rdella sua lunga dimora in Italia, Jusepe'de Ri-
bera che si compiacque sempre di firmarsi nei suoi
uuadri espanol, rimase veramente spagnuolo nell’arte'
re Venezia e Parma hanno influito su di lui se in molte

1 Carl Just, Velasquez und sein Jahrhyndert. Bonn, 1503.

composizioni sì ispira agli antichi maestri italiani, lo
spirito che vibra in tutte le sue opere, il suo profondo
pathos religioso, è puramente spagnuolo, anzi valen-
ciano.

Per aver dunque un’idea esatta dell’arte riberiana
bisognava cercarne le origini nel suo paese natale, ed
è quello che ha fatto il Dr. Mayer, il quale volendo
studiare il Ribera è andato prima a Valenza e poi a
Napoli: è un merito questo del suo lavoro, che ci
preme di notare prima di tutti gli altri.

A Jàtiba, nelle montagne che circondano Valenza,
nacque Jusepe/de Ribera nel 1580. Le notizie sulla
giovinezza del pittore non sono molto sicure ; certo è
che_egli ebbe i primi insegnamenti dal fondatore della
nuova scuola valenciana, da Francisco Ribalta: questi,
che era stato in Italia e aveva)studiato Raffaello, Se-
bastiano del Piombo e soprattutto il Correggio (il
vero grande maestro di tutti i pittori del" Seicento)
spinse il suo discepolo a far lo stesso, e Ribera venne
in Italia soffermandosi a lungo nel settentrione ; giunto
a Napoli nel 1616 vi fissò stabilmente la sua dimora.
Le vicende della sua vita napoletana sono general-
mente note,/e il JMayer " appena le riassume per en-
traresubito nell’analisi stilistica dell’opera del Ribalta,
in cui trova le tracce dell’arte del Ribera. Passa poi
ad esaminare cronologicamente le opere del Ribera
sparse in tutti i musei d’Europa, e ne indica parecchie
poco note o ignorate/del tutto : il più antico dipinto
firmato è un S. Girolamo dell’Ermitage (a. 1626) al
quale ne segue uno della Galleria Boria in Roma
firmato « Jusepe]de Ribera espanol F. 162Q». 11 M. ha
fatto benissimo a non ingombrare il suo lavoro, come
usano spesso )i suoi connazionali, con un apparato
storico soffocante, limitandosi allo studio delle opere
d’arte. Non ci è possibile seguire qui la lunga enumera-
zione del Mayer ; limitiamoci perciò a riferire i suoi giu-
dizi sui quadri al Ribera attribuiti nelle collezioni ita-
liane, Il S Girolamo della Tribuna degli Uffizi è secondo
il M. opera di un imitatore del settentrione d’Italia ;
il grande S. Sebastiano nella cappellina a sinistra della
 
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