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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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Fasc. 2
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Matranga, Cesare: Nuovi documenti su Antonello Gagini
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https://doi.org/10.11588/diglit.24137#0173

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NUOVI DOCUMENTI

SU ANTONELLO GAGINI

NOTO ai cultori di storia dell’arte siciliana che Anto-
nello Gagini eseguì per alcune chiese e confraternite
due Crocifissi, un San Michele e una Pietà in mistura,
formati cioè in un impasto speciale, simile allo stucco,
che i plasticatori spagnuoli avevano, come sembra, in-
trodotto nell’Isola dalla lor patria nel xv secolo e i
Matinati di Messina adoperarono con successo fin dai
primi anni del xvi, oscurando la fama del biscagliese
Domenico Didamo.

Dai documenti, pubblicati dal Di Marzo, risulta che
tali opere, una delle quali (la statua dell’arcangelo) andò
distrutta per incuria forse dei confrati palermitani di
San Michele de Indulciis,1 furono commesse ad Anto-
nello tra il 1513 e il 1524, quando già numerose da
luoghi diversi gli pervenivano le richieste di impor-
tanti lavori, che, aumentando in seguito col diffondersi della sua fama, dovevano più volte
costringerlo a trascurare gli impegni assunti per la tribuna del duomo di Palermo.

Alle cause infatti, che ritardarono di parecchi anni il compimento della monumentale
decorazione, non può ritenersi estraneo lo stesso Antonello, tuttavia la severa bellezza del
grande, eccellente e sontuoso edificio in marmo,2 ove se ne ricerchi il melanconico riflesso
nei numerosi avanzi, disseminati dal Fuga sulla facciata e nell’interno del vasto tempio,
risulta così palese e tangibile, da non permettere il dubbio di un eventuale rapporto tra i
lunghi e ripetuti abbandoni e la probità artistica di chi la seppe concepire ed attuare.

L’esame di quelle superstiti sculture conferma tale giudizio, e ci consente di ricono-
scerle tutte come eseguite sugli originali del Maestro, poiché le deficienze, che in alcune
si notano, rese più sensibili dall’attuale funzione decorativa, contraria al loro carattere, sono
esclusivamente esteriori, non si estendono cioè al contenuto ideale, che si mantiene sempre
elevato, e rivela una volontà creatrice unica, vigile e continua.

Così, pur essendo talvolta difettose interpretazioni dei modelli, che il Gagini affidò agli
scolari per tradurli nel marmo, le statue di bottega, che contribuirono a comporre il mera-
glioso insieme, non possono mai giudicarsi fiacche e volgari, si collegano anzi intimamente
ad esemplari di indubbia originalità, perchè con eguale amore curate e dirette dall’ infati-
cabile artista.

A chi fosse però animato dal desiderio di inoltrarsi nello studio analitico e diretto delle

1 G. Di Marzo, I Gagìni, I, pag. 267-8.

2 G, Di Marzo, op. cit., II, doc. LXXXIX.
 
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