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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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Fasc. 2
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Matranga, Cesare: Nuovi documenti su Antonello Gagini
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https://doi.org/10.11588/diglit.24137#0174

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134

CESARE MARRANO A

opere di Antonello, riuscirebbe agevole l’osservare che la scrupolosa coscienza di esecu-
zione, di cui la tribuna offre ancora indizi manifesti, non è comune ad altre sculture, asse-
gnate nei contratti al Maestro, le quali costituiscono invece deboli e difettose contraffazioni
dello stile di lui.

Da questa categoria di opere dovute non ai migliori suoi allievi, ma ad apprendisti ine-
sperti o mediocri, per ragioni forse dipendenti dalla scarsezza dei compensi, sono da esclu-
dere le plastiche in mistura, riproduzioni fedeli e scrupolose di esemplari modellati da Anto-
nello, che vi si riconosce, come sempre, abilissimo nel conciliare le esigenze del culto e dei
committenti con le qualità di un arte serena e semplice, concepita senza sforzo, ed espressa
in forme, se non ardite, equilibrate e vitali.

È assai probabile che a dedicarsi con particolare diligenza ad una tecnica diversa, da
quella consentita dal marmo, sia stato il Gagini indotto dall’ambizione di contendere il pri-
mato a coloro ritenuti provetti nell’adoperarla, come quel Giovannello dei Matinati, il cui
Crocifisso della chiesa di San Domenico in Palermo egli copiò, superandolo, con profondo
sentimento realistico, ma un altro motivo, ben più valido, è forse da ricercare nella neces-
sità pratica di fornire modelli, che degnamente si prestassero alle successive repliche di ogni
immagine, rese facili dalla natura e dal poco costo della materia usata.

All’ipotesi di una larga e diffusa produzione delle immagini in mistura di Antonello
Gagini potrebbe non a torto opporsi lo scarso numero di quelle esistenti, e la mancanza
quasi completa di notizie, relative a quelle ignorate o distrutte, se non che i documenti,
raccolti con scrupolosa diligenza dal Di Marzo ; cui spetta anche il merito di aver dimo-
strato l’utilità e l’importanza di ulteriori ricerche, vengono ora completati da altri non pochi,
che insieme a qualcuna delle opere già note, diverse ne indicano affatto nuove agli studiosi
che hanno comune colle prime l’identità della tecnica, e forse derivano da tipi eguali, par-
ticolare questo pur troppo non controllabile, poiché di tutte, ad eccezione del Crocifisso e
di San Michele, di cui mi occuperò in seguito, rimane soltanto il ricordo.

I documenti, che mi propongo d’illustrare, furono da me rinvenuti nel R. Archivio di
Palermo tra gli atti della Corte pretoriana, e fanno parte di un f rocessicolo, dal quale risulta
che ii pittore Lorenzo Guastapani, più volte adibito dal Gagini, chiamò questi in giudizio,
reputando insufficiente e non conforme ai patti la rimunerazione, che gli era stata corrisposta.

Quali potessero essere in quel tempo i rapporti professionali tra uno statuario e un
pittore è facile supporre, se si pensi che la scultura continua in Sicilia policroma per tutto
il xvi secolo, e che anche il Gagini, proclive a mantenere integro il candore dei suoi marmi,
dovette quasi sempre uniformarsi alla consuetudine prevalente.

La sua tendenza evolutiva non fu però mai rivolta alle statue in mistura, che, imper-
fette allo stato grezzo, dal colore, dall’oro dalle vernici ricevevano il necessario rilievo, e
di queste si occupò particolarmente il Guastapani.

II nome di Lorenzo Guastapani, pittore nativo di Palermo, si trova per la prima volta
in alcuni documenti, che ci danno notizie di lavori a lui commessi dal 1498 al 1515, ma
non contengono alcun particolare biografico, dal quale possano rilevarsi l’anno della sua
nascita e quello della sua morte, nè i legami di parentela, forse esistenti, tra l’artista e i
maestri Tornèo (fabbricatore), Paolo (legnaiuolo) e Giovanni (?) Guastapani, ricordati in atti
notarili non anteriori al 1487.1

Risulta solo da un atto debitorio in notar Antonino Lo Verde di Palermo, che Lorenzo
ebbe un fratello a nome Cristofaro, qualificato habitator terre Corleoni, per la lunga sua
dimora in quella città dove, gli vennero allogate diverse pitture e, di cui qualcuna in solidum
con Antonello Crescenzio. Egli infatti a 30 dicembre 1508 si obblig'a insieme al fratello
Cristofaro per compra di panni.2 probabilmente a scopo di traffico, come era uso tra gli

1 G. Di Marzo, La Pittura in Palermo nel Rina- 2 G, Di Marzo, La Pittura ecc., pag. 262.

scimento, pag. 262.
 
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