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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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Fasc. 4
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Corrieri
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COR RIERI

Corriere di Parigi.

A Parigi, grande emporio internazionale dell’arte,
si raccolgono nel giugno onere di tutti i paesi, per
spargersi come da pieno ventilabro nel mondo. Nelle
vendite artistiche all’Hòtel Drouot e in altre gallerie
e nei negozi è uno scaricarsi di carrettate di quadri,
specialmente francesi del secolo xvm, preferiti dagli
amatori, e di ritratti inglesi, che sono avidamente ri-
cercati e acquistati a prezzi fantastici. A quel flusso
e riflusso di quadri il governo francese comincia a
porre attenzione, aiutato dalla Società degli Amici
del Louvre, dai lasciti sempre più pingui che il Louvre
stesso riceve per il suo incremento ; e intanto pre-
para leggi restrittive per l’esportazione degli oggetti
d’arte, impensierito per la sparizione di tanti di essi,
che pure rappresentano, per dirla col Guerrazzi, «pezzi
di patria ». Chi sa come il Belgio avrebbe voluto
armarsi di una legge per impedire che il suo Re ven-
desse le opere che adornavano il suo palazzo e per-
fino la sua stanza da letto! Quasi tutti i quadri ven-
duti da lui, il Rubens, l’Hobbema, ecc. sono a Pa-
rigi sul mercato, presso F. Kleinberger, a Rue de
VEchelle. Il quadro di Reato Angelico, che stava pro-
prio nella stanza regale da letto, ove fu portato nel
corredo nuziale da una moglie del Re, dall’Inghilterra,
è qui nel negozio parigino, in uno stato di conserva-
zione più unico che raro. Supponiamo che appartenga
agli ultimi anni del primo periodo fiesolano del Beato
Angelico, al tempo in cui dipinse la predella di Londra
col « Cristo in gloria» e la <• Incoronazione» del Louvre,
poro avanti la « Madonna dei Linaiuoli ». Quel ton-
deggiare, quell’arricciarsi del segno goticizzante che
si nota nella Madonna venduta dal re del Belgio, si
scorge pure in quella predella; nella decorazione del
drappo steso dietro la Vergine dagli angioli, può tro-
varsi ancora un ricordo dell’altra della « Madonna
della Stella»; nella profusione degli ori, si ha pure
un segno di una forma dell’attività del pio Frate
in quel periodo. Forse il quadro, meraviglioso di fre-
schezza, sarà acquistato dal museo del Louvre, che
ha perduto tuttavia, proprio in questi giorni, l’occa-
sione di acquistare un Giambellino entrato a far parte
della raccolta d’un italiano, del barone Michele Laz

zaroni. Trattasi pure d’una Madonna, qui riprodotta,
col Bambino in camiciuola sopra fasciata, come nel-
l’altra Madonna di Brera, alla quale è posteriore di
alquanto, così come è posteriore a quella della rac-
colta Morelli a Bergamo (n. 150). È, almeno nella
testa rotondetta del Bambino, più prossima a quella
di Berlino (n. 226) e dell’altra tanto guasta della pi-
nacoteca torinese. V’è un’espressione giovanile, di
grazia, che richiama una seconda madonna di Ber-
gamo (n. 153), una seconda di Berlino (n. 222) e
quella « degli Alberelli » a Venezia ; ed è quindi dell’ul-
tima decade del Quattrocento. La Madonna, interroga
il riguardante; e il Bambino vivace si stringe al collo
della Vergine tutto carezzevole e lieto. Invece di rap-
presentare la sua parte da Redentore del mondo, qui,
come nelle opere antecedenti di Giambellino, è il fan-
ciulletto pieno di grazie, che la Vergine tiene come
cara cosa. Ella non è agitata al pensiero dell’av-
venire della sua creatura, e guarda a sinistra, come
fa la Madonna dell’ancona de’ Frari, con uno sguardo
d’amore, su cui passa un’ombra di melanconia. Le
mani della Vergine e del Bambino hanno le propor-
zioni delle altre di Giambellino, con quella maggior
delicatezza di movimento che si trova nella « Madonna
degli Alberelli ». Il bianco drappo che, bene distinto
dal velo usato prima in sua vece dal pittore, in gran
parte scopresi fuor dal manto nella Madonna di Ber-
lino (n. 222), qui è interamente scoperto in tutto il
suo candore argentino sulla vaga testa della Vergine.
Il quadro non è esente da ritocchi, il bianco della ca-
micetta del Bambino ha sofferto per un’antica puli-
tura, ma giova sperare che, restaurato dal Cavenaghi,
riprenderà tutta la sua nobiltà.

Come la collezione Lazzaroni va aumentando di
cose ognor più belle; così altre di amatori parigini
o residenti a Parigi si adornano di pregevoli quadri
italiani. Tra esse vanno noverate le collezioni note
del Barone di Schlichting, disposte con finissimo gusto
nei suoi principeschi saloni, e quelle di M. Heugel,
dove si possono vedere parecchi quadri, già nella rac-
colta del principe Brancaccio, ed altri notevoli, come
un ritratto di Bernardino Vanni dipinto dal Francia,
una Madonna col Bambino di Filippo Mazzola, un ri-
tratto virile di Jacopo de’ Barbari (già nella collezione
 
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