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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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Fasc. 1
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Pacchioni, Guglielmo: Gli ultima anni del Beato Angelico
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https://doi.org/10.11588/diglit.24137#0045

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GLI ULTIMI ANNI DEL BEATO ANGELICO

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vedesi nel fondo parte della navata laterale e, in iscorcio, il braccio trasversale della cro-
ciera; i particolari: colonne, capitelli, trabeazione sono quasi del tutto di tipo classico, le
proporzioni invece, eccessivamente allungate, palesano continue reminiscenze gotiche: l’arcata
a sinistra é altissima in rapporto alla strettezza della luce ; le finestrelle, sebbene siano nel
piano superiore a pieno centro abbinate secondo l’uso toscano del Quattrocento, hanno pro-
porzioni assai più vicine all’arte gotica che a quella del Rinascimento; anche le colonne che
reggono la greca trabeazione, se noi potessimo far scostare le figure che ce ne impediscono
la vista nella loro parte inferiore, ci apparirebbero soverchiamente esili e allungate. Queste
minute osservazioni (che non staremo a ripetere ad ogni volta) ci soccorreranno validamente
in seguito per comprendere meglio di qual genere e in qual misura profondo sia il rivol-
gimento prodottosi nell’arte dell’Angelico dai freschi in San Marco a quelli in Vaticano, e
siam per questo costretti ad affliggerne il
paziente lettore.

Un particolare che merita d’esser no-
tato è il tentativo di rendere il penetrare
della viva luce esterna nella penombra della
chiesa per le due finestrelle rotonde che
si vedono in alto a sinistra nelle due ar-
cate in iscorcio.

Nella seguente scena: Santo Stefano
che distribuisce ! elemosina, nel raggrup-
pare ed atteggiare le figure l’artista ha
ottenuto varietà e movimento pur restando
equilibrato e sobrio : la composizione, seb-
bene sia a primo aspetto più piacevole
della precedente, ha però minore unità e
coesione. Nelle singole figure tuttavia l’in-
tensità dell’ espressione non manca ed è
anzi qualche poco forzata. Santo Stefano,
a sinistra, sulla soglia della chiesa, in atto
pieno di umiltà e misericordia sta distri-
buendo le elemosine agl’infelici che si affol-
lano intorno a lui; una donna col capo coperto da un ampio scialle tende la mano e riceve
quasi timorosamente il dono che il santo con gentilezza vi posa, mentre un fanciullo che
è riuscito a ficcarsi tra la donna e il santo si sforza di attirarne su di sè l’attenzione. Altri
mendicanti accorrono o implorano la pietà di Santo Stefano mentre varie figure nel fondo
passano indifferenti e alcuni chierici assistono il diacono nella pietosa occupazione: figure
queste poco dotate di carattere e alle quali il pittore non ha dato se non l’ufficio di ren-
dere più affollata e più varia la scena. Nel fondo, prima delle fantastiche ed aeree archi-
tetture dell’ultimo piano, compaiono, motivo già caro all’Angelico, giardini cinti d’alte mu-
raglie cui sopravvanzano cime d’alberi frondosi ed acute punte di cipressi.

Continuando nella narrazione della vita di Santo .Stefano il pittore raffigura la Predica-
zione. Il santo oratore è anche in questa scena rappresentato all’estremità della composi-
zione, ritto sopra uno scalino che pare debba immaginarsi come la soglia d’una chiesa; la
sua figura però non si china stavolta in atto di umile fraternità con i miseri che ne rice-
vono il soccorso, ma si erge diritta e maestosa sopra la turba delle ascoltataci accoccolate
ed intente. L’apostolo della nuova fede sta argomentando e sulle .dita enumera forse le ra-
gioni che fortificano le sue parole o i misteri della credenza a cui va cercando proseliti: è
questo un motivo consacrato già dalla tradizione che, nelle rappresentazioni di Santa Ca-
terina davanti al consiglio de’ dottori1 e di San Francesco davanti al Soldano, ne aveva

1 Vedi ad esempio anche la scena della « Disputa di Santa Caterina » che Masolino dipinse nella cap-
pella di San Clemente al Celio.

Fig. 2 — Beato Angelico
Particolare della Consacrazione di Santo Stefano
Roma, Cappella N i c c o 1 i n a
 
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