Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

DOI Heft:
Fasc. 1
DOI Artikel:
Ozzòla, Leandro: Giovanni Paolo Pannini
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24137#0055

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
GIOVANNI PAOLO PANNI NI

i?

Contemporaneo al Viviani era il suo più famoso omonimo, Antonio Viviani (fig. 1),
detto il Codagora, di Napoli, che fioriva in Roma verso il 1650. Dal Lanzi questi è chiamato
il Vitruvio del genere, quasi il fondatore teorico. Ma le sue pitture erano dure di disegno
e annerivano facilmente col tempo.1

Il rappresentante più illustre però dell’arte delle prospettive prima del Pannini fu Gio-

Fig. 2 — Ghisoìi Giovanni: Le rovine di Cartagine. Dresda, Pinacoteca
vanni Ghisolfi 2 (fig. 2), che approfittò molto, per ciò che riguarda il colore, l’ambiente pae-

cumulò sul primo piano ruderi antichi, che rendono
magnificamente l’ambiente storico.

1 Per dare un’idea della sua arte e dei collabora-
tori suoi, a cui affidava l’esecuzione delle figurine, che
non sapeva eseguire, trascriviamo qui un elenco di
suoi quadri, togliendolo da una nota inedita di tutti
i quadri che furono esposti nel cortile di San Gio-
vanni decollato nell’anno 1736 (Bibl. Corsini. Roma,
Mise. 1104)., «io, Viviano; rappresentanti tutti pro-
spettive, cioè due d’imperatore per traverso con figure
dì Salvator Rosa; un altro da 4 palmi per traverso
con figure di Monsiù Teodoro (Liagno), che serve di
compagno del suddetto del Ghisolfi ; due altri com-
pagni da 3 palmi, ma per alto con figure di Miche-
langelo delle Battaglie, e due altri compagni da mezza
testa grande per traverso, e due altri pure compagni
da mezza testa per alto, et in tutti 4 ».

2 Di lui ho dato qualche cenno nella mia opera su
Salvator Rosa (pag. 214). Aggiungeremo qui alcune

notizie, offerte dall’Orlandi nel suo Abecedario (ed.
Venezia, 1753).

« Gio. Ghisolfo da padre gentiluomo piacentino nac-
que in Milano, dove, scorse le scuole delle belle let-
lere, s’applicò alla pittura nella stanza di Girolamo
Chignolo, alla prospettiva e all’architettura sotto Paolo
Antonio Volpini suo zio. Diede prova dei suoi pro-
gressi nel passaggio per Milano dell’arciduchessa Ma-
riana d’Austria, negli archi trionfali e in altre pitto-
riche invenzioni. L’anno 1650 con Antonio Busca, pit-
tore di buon nome, si portò a Roma, nè lasciò fab-
briche antiche o frammenti che non disegnasse o
dipingesse, introducendovi storie o favole di figurine,
non più alte d’un palmo, con tanto gusto, con nobiltà
di colore con aggiustatezza e finezza d’architettura, che
ritornò a Milano con altre commissioni per l’Italia e
per la Francia. Andò a Venezia, poi ritornò a Roma, a
Napoli, a Milano, a Vicenza e a Cienova, e per tutto lasciò
belle memorie dei suoi diligenti pennelli e riportò

L'Arte. XII, 3.
 
Annotationen