CORRIERI
73
abate; perciò il nome di San Pietro al monastero e
alla terra.
Fu detto, poi, de\VAvellana per le numerose piante
di avellana che rivestivano i monti circostanti. :
Nella prima metà del sec. xi prese stanza nel mo-
nastero l’eremita Amicus Ramibonensis, il quale vi
menò vita austera e vi morì in odore di santità. I
monaci deposero il corpo di Amico in una modesta
sepoltura fuori la chiesa, al lato settentrionale, perchè
così aveva comandato il santo. 1 2 Però, in seguito, nel
luogo della sepoltura sorse una chiesa, che esiste
tuttora, appoggiata alla Matrice, e con questa comu-
nicante per una porta ad arco acuto.
La costruzione di questa chiesetta dev’essere av-
venuta nei primi anni del 1300: ne son prova evidente
tutto quanto di antico avanza nell’absida e la porta
di comunicazione, la quale conserva ancora le imposte
originali.
La chiesa Matrice di San Pietro Avellana possiede
un importante tesoretto, già notato dal sig. Vincenzo
Balzano, di oggetti di oreficeria antica, quattro dei
quali di artefici sulmonesi ; cioè : una croce astile, due
reliquiari e due calici, uno con coppa conica e l’altro
con coppa emisferica.
La croce, di argento, fu lavorata nella seconda
metà del sec. xiv. E alta cm. 48, con una traversa
di cm. 40. Le estremità sono trilobate semicircolari.
Nel fronte il Crocifisso è sbalzato da una piccola
croce a rombi graffiti. L’estremità di sopra reca un
angelo in piedi che porge una corona; quelle a destra
e a manca, Maria e Giovanni e l’altra di sotto, un
angelo con libro in mano. Quest’ultima figura fu
cambiata di posto da qualche restauratore : dovrebbe
occupare, invece, il trilobo inferiore dell’altra faccia,
ov’è il monte'col teschio. Nella traversa sono incastrati
due medaglioni con santi incisi, di eccellente disegno,
coverti in qualche parte da smalto trasparente. Un
altro santo è nel fusto, tra la mensoletta che regge
il Redentore e il trilobo.
Tutte e dieci le lamine che covrono il corpo di
legno, quelle dei fianchi comprese, decorate con
leoni • araldici affrontati, portano’ il marchio SVL,
adottato dagli orafi sulmonesi nella seconda metà del
xrv secolo.
Il calice con coppa conica, di argento dorato, è
alto cm. 20. Il marchio, impresso nel piede, è quello
rifatto per ordine di re Ladislao nel 1406. 3 L’insieme
dell’opera è elegante, ma i fregi e gli smalti sono
mediocri. La sottocoppa, dell’istessa linea di quella
che è nel calice della Cattedrale sulmonese, lavorato
dal sapiente orafo Ciccarello di Francesco, 4__è tutta or •
1 Lubin, op. cit.
2 S. Frazzini: Vita di San Amico, eremita e monaco cassinese.
Isernia, De Matteis, 1887.
3 P. Piccirilli. Monumenti sulmonesi. Carabba, Lanciano, 1888.
4 Idem.
L'Arte. XII, io.
Croce processionale di argento
San Pietro Avellana, Chiesa di San Pietro
(^Fotografia Piccirilli)
Calice di argento dorato
San Pietro Avellana, Chiesa di San Pietro
(Fotografia Piccirilli)
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abate; perciò il nome di San Pietro al monastero e
alla terra.
Fu detto, poi, de\VAvellana per le numerose piante
di avellana che rivestivano i monti circostanti. :
Nella prima metà del sec. xi prese stanza nel mo-
nastero l’eremita Amicus Ramibonensis, il quale vi
menò vita austera e vi morì in odore di santità. I
monaci deposero il corpo di Amico in una modesta
sepoltura fuori la chiesa, al lato settentrionale, perchè
così aveva comandato il santo. 1 2 Però, in seguito, nel
luogo della sepoltura sorse una chiesa, che esiste
tuttora, appoggiata alla Matrice, e con questa comu-
nicante per una porta ad arco acuto.
La costruzione di questa chiesetta dev’essere av-
venuta nei primi anni del 1300: ne son prova evidente
tutto quanto di antico avanza nell’absida e la porta
di comunicazione, la quale conserva ancora le imposte
originali.
La chiesa Matrice di San Pietro Avellana possiede
un importante tesoretto, già notato dal sig. Vincenzo
Balzano, di oggetti di oreficeria antica, quattro dei
quali di artefici sulmonesi ; cioè : una croce astile, due
reliquiari e due calici, uno con coppa conica e l’altro
con coppa emisferica.
La croce, di argento, fu lavorata nella seconda
metà del sec. xiv. E alta cm. 48, con una traversa
di cm. 40. Le estremità sono trilobate semicircolari.
Nel fronte il Crocifisso è sbalzato da una piccola
croce a rombi graffiti. L’estremità di sopra reca un
angelo in piedi che porge una corona; quelle a destra
e a manca, Maria e Giovanni e l’altra di sotto, un
angelo con libro in mano. Quest’ultima figura fu
cambiata di posto da qualche restauratore : dovrebbe
occupare, invece, il trilobo inferiore dell’altra faccia,
ov’è il monte'col teschio. Nella traversa sono incastrati
due medaglioni con santi incisi, di eccellente disegno,
coverti in qualche parte da smalto trasparente. Un
altro santo è nel fusto, tra la mensoletta che regge
il Redentore e il trilobo.
Tutte e dieci le lamine che covrono il corpo di
legno, quelle dei fianchi comprese, decorate con
leoni • araldici affrontati, portano’ il marchio SVL,
adottato dagli orafi sulmonesi nella seconda metà del
xrv secolo.
Il calice con coppa conica, di argento dorato, è
alto cm. 20. Il marchio, impresso nel piede, è quello
rifatto per ordine di re Ladislao nel 1406. 3 L’insieme
dell’opera è elegante, ma i fregi e gli smalti sono
mediocri. La sottocoppa, dell’istessa linea di quella
che è nel calice della Cattedrale sulmonese, lavorato
dal sapiente orafo Ciccarello di Francesco, 4__è tutta or •
1 Lubin, op. cit.
2 S. Frazzini: Vita di San Amico, eremita e monaco cassinese.
Isernia, De Matteis, 1887.
3 P. Piccirilli. Monumenti sulmonesi. Carabba, Lanciano, 1888.
4 Idem.
L'Arte. XII, io.
Croce processionale di argento
San Pietro Avellana, Chiesa di San Pietro
(^Fotografia Piccirilli)
Calice di argento dorato
San Pietro Avellana, Chiesa di San Pietro
(Fotografia Piccirilli)
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