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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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Fasc. 2
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Fogolari, Gino: Domenico Pellegrini, Ritrattista Veneziano (1759-1840)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24137#0137

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DOMENICO PELLEGRINI, RITRATTISTA VENEZIANO

97

Era stato questi dunque l’introduttore del Pellegrini all’Accademia, dove i giovani do-
vevano entrare già sufficientemente addestrati per essere ammessi al disegno del nudo.
In seguito al premio conseguito, ma solo nel 1796, nella seduta nel 28 agosto, Domenico
Pellegrini veniva egli pure nominato socio accademico, quando cioè già aveva trovato modo
di farsi conoscere a Roma e a Londra. Dopo il 1784, probabilmente incoraggiato e aiutato
da nobili protettori, si era recato a Roma a continuare gli studi. Anzi dalla notizia necro-
logica di Salvatore Betti sembrerebbe che egli fosse stato a Roma aggregato alla famiglia
dell’ambasciatore veneto presso la Santa Sede. Stadi fatto che nel 1788 il Pellegrini esponeva
alla pubblica mostra in Palazzo Venezia un dipinto d’invenzione con Rinaldo che si stacca
da Armida, destando buone speranze.

Una pubblicazione di quell’anno Memorie per le belle arti, stampata a Roma dal Paglia-
rini, 1 ne fa grandi lodi, non senza qualche appunto critico, perchè il profilo della magliarda,

Bartolozzi : Stampa da pittura di Domenico Pellegrini
Ritratto di Alvise Pisani. Venezia, Museo Correr

tratto dal vero, non era di bellezza greca e la cura posta nella pettinatura alla moda pur
aggiungeva un elemento stridente di verità. Che si debba vedere in quest’ultima osserva-
zione celata una leggera punta contro il Pellegrini che, secondo le Memorie enciclopediche
romane sulle belle arti, stampate nel 1805 a Roma, di parrucchiere si fece pittore e vi riuscì,
massime nel colorito; o non piuttosto quella sua minuzia e diligenza nelle pettinature alla
moda originò il motto che egli fosse prima buon parrucchiere che pittore? E vero che
Bartolomeo Gamba, nella pubblicazione dianzi citata del 1807, ripete che trasportato dalla
più viva passione per la pittura lasciò la toletta delle belle dove occupavasi nell’acconciar

1 Tomo IV, anno 1788. « La testa d’Armida avrem-
mo certamente bramato, che fosse imitata dalle belle
forme greche, dalle quali si allontana, e può dirsi una
testa avvenente, ma non bella: contribuisce anche a
farle perdere l’idea della soda bellezza l’acconciatura

dei capelli, che si sembra troppo ricercata e moderna....
L’artista ha pieno l’occhio delle tinte della scuola ve-
neta. Vedesi che egli procura di dare il tuono della
verità alle tinte locali, ecc.... ».

L’Arte. XII, 13.
 
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