I I 2
GIULIO ZAPPA
torni simmetricamente slargantisi, può paragonarsi, come quella della figura della santa, a
un tronco di piramide. Ma la fine testa, che si può dire identica nel tipo e nei particolari
a quella di Sant’Agata, ed ha nella sua fronte lunata e nel suo viso ovale maggior pie-
nezza e maggior garbo di curve che in passato, sembra contrastare a quella maestosità tutta
lombarda del corpo con una nota di soavità peruginesca.
Non a caso, nè attenendoci ad una pericolosa impressione generica abbiamo proferito
quest’aggettivo : il modo di delineare il volto, un po’ paffuto nelle guancie e lievemente
rientrante invece intorno al breve mento, che si riscontra non pure in quelle due figure
femminili, ma anche nel San Luigi re di Francia e nel diacono martire, e, nelle due prime,
la particolare acconciatura dei capelli, annodati lateralmente sopra l’orecchio e ricoperti in
parte da un lembo di velo trasparente, son caratteri estranei — e il secondo ancor più del
primo — alla scuola lombarda, che verosimilmente dovettero venir suggeriti al Bergognone
dalla bella pala d’altare che il Perugino aveva inviato alla Certosa verso i primi anni del
Cinquecento, ad ogni modo non prima del 1499. 1 Tali elementi perugineschi non ci si pre
sentano, in modo esplicito, che nell’affresco e nell’ancona in cui appunto li abbiamo per la
prima volta rilevati : appaiono cioè in seguito ad un nuovo soggiorno del Bergognone alla
Certosa. Quando vi tornò egli vide adunque e sentì nelle immagini squisite del pittore
umbro ciò che tant’anni avanti, nella sua prima dimora, gii era sfuggito ; l’anima del soli-
tario artista milanese, rimasto sin’allora indifferente a quelle che erano le nuove conquiste
dell’arte, e assorto tutto nelle sue forme tradizionali e affatto regionali, aveva dovuto pur
aprirsi a intendere e accogliere le voci che ormai anche a Milano giungevano, fresche di
giovinezza, da ogni terra d’Italia.
* * *
In realtà il terzo periodo, che abbiamo brevemente delineato, è periodo di trasforma-
zione anche per ciò che, appunto durante esso, entrano nell’arte del Bergognone nuovi
elementi, particolarmente leonardeschi. Com’è noto, alcuni storici dell’arte hanno sostenuto
che il Bergognone è sfuggito, unico fra i pittori milanesi contemporanei, al fascino di Leo-
nardo ; altri, dal Burckhardt al Berenson, ammisero più ragionevolmente ch’egli ne fu debole
imitatore. Ma poiché ove si tratti del meraviglioso fiorentino la parola « imitazione » vien
quasi a significare cieca dedizione, noi vorremmo quasi, parlando di Ambrogio da Fossano,
escluderla a priori, e accontentarci di dire che nelle opere sue vi fu un’infiltrazione di ele-
menti leonardeschi, lentissima e tarda, ma non tale tuttavia da poter essere trascurata.
Il determinarne la natura e i limiti può anzi giovare a farci intendere in qual misura e con
quale capacità la vecchia scuola lombarda potesse compiere, in modo graduale e spontaneo,
senza bruschi rivolgimenti, l’assimilazione del nuovo.
Non sapremmo veder traccia di questa, col Cavalcasene, nelle nove figure di Santi,
ora nel vestibolo di Brera, che il Berg'ognone dipinse per la chiesa di San Satiro nel 1495;
motivi leonardeschi spiccati, chiaramente avvertibili si rilevano per la prima volta nei quadri
di Lodi. La testa di Gabriele nell ''Annunciazione, più che una variante del San Protaso della
Certosa, come potrebbe a prima vista apparire, è una rielaborata reminiscenza dell’atigelo
della Vergine delle Rocce. Nella Presentazione il viso della Madonna palesa, in modo anche
più chiaro, l’identica derivazione, Simeone muove le braccia ad un atteggiamento che vor-
rebbe esser analogo a quello dell’ultimo apostolo di destra dell’ Ultima Cena; e il Bambino,
1 Nel quale anno il Perugino fu sollecitato a con-
durre a termine la commissione affidatagli sin dal 1496
(v. documento relativo in Magenta : La Certosa di
Pavia). Della pala di San Michele alla Certosa non è
rimasto, com’è noto, che il coronamento, ossia la
figura del Padre Eterno (che pure si ripercuote in
quelle senili dei quadri di Lodi del Bergognone) ; gli
originali dei tre scomparti inferiori trovarsi ora alla
Nat. Gallery di Londra.
GIULIO ZAPPA
torni simmetricamente slargantisi, può paragonarsi, come quella della figura della santa, a
un tronco di piramide. Ma la fine testa, che si può dire identica nel tipo e nei particolari
a quella di Sant’Agata, ed ha nella sua fronte lunata e nel suo viso ovale maggior pie-
nezza e maggior garbo di curve che in passato, sembra contrastare a quella maestosità tutta
lombarda del corpo con una nota di soavità peruginesca.
Non a caso, nè attenendoci ad una pericolosa impressione generica abbiamo proferito
quest’aggettivo : il modo di delineare il volto, un po’ paffuto nelle guancie e lievemente
rientrante invece intorno al breve mento, che si riscontra non pure in quelle due figure
femminili, ma anche nel San Luigi re di Francia e nel diacono martire, e, nelle due prime,
la particolare acconciatura dei capelli, annodati lateralmente sopra l’orecchio e ricoperti in
parte da un lembo di velo trasparente, son caratteri estranei — e il secondo ancor più del
primo — alla scuola lombarda, che verosimilmente dovettero venir suggeriti al Bergognone
dalla bella pala d’altare che il Perugino aveva inviato alla Certosa verso i primi anni del
Cinquecento, ad ogni modo non prima del 1499. 1 Tali elementi perugineschi non ci si pre
sentano, in modo esplicito, che nell’affresco e nell’ancona in cui appunto li abbiamo per la
prima volta rilevati : appaiono cioè in seguito ad un nuovo soggiorno del Bergognone alla
Certosa. Quando vi tornò egli vide adunque e sentì nelle immagini squisite del pittore
umbro ciò che tant’anni avanti, nella sua prima dimora, gii era sfuggito ; l’anima del soli-
tario artista milanese, rimasto sin’allora indifferente a quelle che erano le nuove conquiste
dell’arte, e assorto tutto nelle sue forme tradizionali e affatto regionali, aveva dovuto pur
aprirsi a intendere e accogliere le voci che ormai anche a Milano giungevano, fresche di
giovinezza, da ogni terra d’Italia.
* * *
In realtà il terzo periodo, che abbiamo brevemente delineato, è periodo di trasforma-
zione anche per ciò che, appunto durante esso, entrano nell’arte del Bergognone nuovi
elementi, particolarmente leonardeschi. Com’è noto, alcuni storici dell’arte hanno sostenuto
che il Bergognone è sfuggito, unico fra i pittori milanesi contemporanei, al fascino di Leo-
nardo ; altri, dal Burckhardt al Berenson, ammisero più ragionevolmente ch’egli ne fu debole
imitatore. Ma poiché ove si tratti del meraviglioso fiorentino la parola « imitazione » vien
quasi a significare cieca dedizione, noi vorremmo quasi, parlando di Ambrogio da Fossano,
escluderla a priori, e accontentarci di dire che nelle opere sue vi fu un’infiltrazione di ele-
menti leonardeschi, lentissima e tarda, ma non tale tuttavia da poter essere trascurata.
Il determinarne la natura e i limiti può anzi giovare a farci intendere in qual misura e con
quale capacità la vecchia scuola lombarda potesse compiere, in modo graduale e spontaneo,
senza bruschi rivolgimenti, l’assimilazione del nuovo.
Non sapremmo veder traccia di questa, col Cavalcasene, nelle nove figure di Santi,
ora nel vestibolo di Brera, che il Berg'ognone dipinse per la chiesa di San Satiro nel 1495;
motivi leonardeschi spiccati, chiaramente avvertibili si rilevano per la prima volta nei quadri
di Lodi. La testa di Gabriele nell ''Annunciazione, più che una variante del San Protaso della
Certosa, come potrebbe a prima vista apparire, è una rielaborata reminiscenza dell’atigelo
della Vergine delle Rocce. Nella Presentazione il viso della Madonna palesa, in modo anche
più chiaro, l’identica derivazione, Simeone muove le braccia ad un atteggiamento che vor-
rebbe esser analogo a quello dell’ultimo apostolo di destra dell’ Ultima Cena; e il Bambino,
1 Nel quale anno il Perugino fu sollecitato a con-
durre a termine la commissione affidatagli sin dal 1496
(v. documento relativo in Magenta : La Certosa di
Pavia). Della pala di San Michele alla Certosa non è
rimasto, com’è noto, che il coronamento, ossia la
figura del Padre Eterno (che pure si ripercuote in
quelle senili dei quadri di Lodi del Bergognone) ; gli
originali dei tre scomparti inferiori trovarsi ora alla
Nat. Gallery di Londra.