LA CROCIFISSIONE DI SAN GIMIGNANO
NEL MUSEO IMPERIALE DELL’ ERMITAGE '
| FCE Raffaello a Città di Castello una tavola « d’un Cru-
| cifisso; la quale, se nun vi fusse il suo nome scritto,
nessuno la crederebbe opera di Raffaello, ma sì bene
di Pietro ».
Con queste parole il Vasari si esprime a proposito
della Crocifissione di Raffaello, un giorno a Città di
Castello, e ora nella collezione di Mr. Mond a Londra.
Bene a ragione il Vasari si esprime così, poiché
— come è confermato dalla critica moderna — molti
lavori della giovinezza di Raffaello portano a tal segno
l’impronta del maestro e sono stati creati utilizzando
disegni di questo, che talora è assai diffìcile tracciare
il confine dove l’uno finisce e comincia l’altro. E se
prendiamo in esame le condizioni del buon tempo an-
tico, quando l’artista non lavorava come oggi nell’isola-
mento, ma aveva una bottega dove scolari ed apprendisti facevano tutti i lavori preparatori
ed egli, con pochi tratti individuali, non dava che il compimento all’opera, eseguita quasi
senza di lui, ma cominciata sulla scorta dei suoi disegni, dei suoi cartoni; e se conside-
riamo l’aureola di gloria del maestro, il desiderio d’imitarlo e uguagliarlo (il che pure spin-
geva a un’ imitazione cieca) siamo obbligati a riconoscere che è inevitabile la confusione del-
l’opera dell’allievo con quella del maestro.
Il minimo dubbio non è stato mai sollevato circa l’autenticità del quadro di Mr. Mond.
La questione è affatto diversa invece per un’altra Crocifissione che si trovava un giorno
a San Gimignano, e che più tardi dalla collezione Galitzine passò alla Galleria di pittura
del Museo Imperiale dell’Ermitage a Pietroburgo. A volta a volta fu considerata come
opera di Raffaello o come opera del Vannucci : passando dalla collezione Galitzine, dove
portava quest’ultimo nome, aU’Ermitage, il quadro in questione fu di nuovo riconosciuto
come opera di Raffaello, e questo nome porta ancor oggi. Noi esamineremo la storia e
le cause delle due differenti attribuzioni.
! Riproduciamo questo scritto del compianto amico
A. Néoustroi'eff, che, se non fosse stato tolto agli
studi, vi avrebbe apportato, secondo le intenzioni a
noi espresse, modificazioni meditate parecchie, in
ispecie sulla datazione del trittico del Perugino. In
ogni modo, noi ci facciamo un obbligo di non mutare
in parte alcuna un lavoro, che attesta sempre più
della diligenza e della ricchezza di cognizioni del degno
studioso.
[Nota delta Direzione').
NEL MUSEO IMPERIALE DELL’ ERMITAGE '
| FCE Raffaello a Città di Castello una tavola « d’un Cru-
| cifisso; la quale, se nun vi fusse il suo nome scritto,
nessuno la crederebbe opera di Raffaello, ma sì bene
di Pietro ».
Con queste parole il Vasari si esprime a proposito
della Crocifissione di Raffaello, un giorno a Città di
Castello, e ora nella collezione di Mr. Mond a Londra.
Bene a ragione il Vasari si esprime così, poiché
— come è confermato dalla critica moderna — molti
lavori della giovinezza di Raffaello portano a tal segno
l’impronta del maestro e sono stati creati utilizzando
disegni di questo, che talora è assai diffìcile tracciare
il confine dove l’uno finisce e comincia l’altro. E se
prendiamo in esame le condizioni del buon tempo an-
tico, quando l’artista non lavorava come oggi nell’isola-
mento, ma aveva una bottega dove scolari ed apprendisti facevano tutti i lavori preparatori
ed egli, con pochi tratti individuali, non dava che il compimento all’opera, eseguita quasi
senza di lui, ma cominciata sulla scorta dei suoi disegni, dei suoi cartoni; e se conside-
riamo l’aureola di gloria del maestro, il desiderio d’imitarlo e uguagliarlo (il che pure spin-
geva a un’ imitazione cieca) siamo obbligati a riconoscere che è inevitabile la confusione del-
l’opera dell’allievo con quella del maestro.
Il minimo dubbio non è stato mai sollevato circa l’autenticità del quadro di Mr. Mond.
La questione è affatto diversa invece per un’altra Crocifissione che si trovava un giorno
a San Gimignano, e che più tardi dalla collezione Galitzine passò alla Galleria di pittura
del Museo Imperiale dell’Ermitage a Pietroburgo. A volta a volta fu considerata come
opera di Raffaello o come opera del Vannucci : passando dalla collezione Galitzine, dove
portava quest’ultimo nome, aU’Ermitage, il quadro in questione fu di nuovo riconosciuto
come opera di Raffaello, e questo nome porta ancor oggi. Noi esamineremo la storia e
le cause delle due differenti attribuzioni.
! Riproduciamo questo scritto del compianto amico
A. Néoustroi'eff, che, se non fosse stato tolto agli
studi, vi avrebbe apportato, secondo le intenzioni a
noi espresse, modificazioni meditate parecchie, in
ispecie sulla datazione del trittico del Perugino. In
ogni modo, noi ci facciamo un obbligo di non mutare
in parte alcuna un lavoro, che attesta sempre più
della diligenza e della ricchezza di cognizioni del degno
studioso.
[Nota delta Direzione').