CORRIERI
I5i
che i loro autori si erano quasi sempre limitati a ri-
toccare e ridipingere nei punti ove la pittura dell’ori-
ginale era caduta. Ora il toglierli sarebbe stato anzi-
tutto pericoloso per la sicurezza delle parti contigue
e poi non avrebbe fatto che accrescere il numero delle
chiazze o buchi bianchi. Pe'r la mano sinistra del Re-
dentore, il caso si presentava diverso: questa era stata
ridipinta o per lo meno ripassata all’encausto e costi-
tuiva una chiazza lucida che stonava ; nell’esaminarla,
il Cavenaghi si accorse che non solo era l’unico re-
stauro non condotto a tempera ma che sotto c’era
ancora la mano dipinta da Leonardo e pian piano
nata la spolveratura, il prof. Cavenaghi, avendo (come
si è detto sopra) scoperto in precedenza che Leonardo
lo aveva dipinto a tempera, non potè procedere ad
una lavatura generale con acqua, ma dovette ricor-
rere ad altri agenti.
Naturalmente è bastata questa diligentissima e pru-
dente operazione per far scomparire in gran parte la
nebbia che appannava, velava la Cena agli sguardi.
E quanta sia la vivezza riacquistata appare non solo
dalla impressione che prova chi ritorna al Cenacolo
per la prima volta dopo questo restauro, ma altresì
dal contrasto colla intonazione grigia e annebbiata
Particolare della Cena di Leonardo (dopo il restauro)
sciogliendolo colla mista (acqua ragia ed alcool) lo
fece dissolvere e scomparire, il che però non fu cosa
agevole. Si trattava di quella mano che fu oggetto
principale del saggio di restauro del Barezzi e che
anni dopo il medesimo non era più stato in grado
di levare. 1
La ripulitura successiva è consistita anzitutto nello
spolverare tutto quanto il dipinto, cioè nel liberarlo
dalla polvere che da lungo tempo vi si era venuta
depositando sopra e che per l’umidità dell’ambiente
aveva finito per far corpo col dipinto stesso. Termi-
1 Veggasi a pagine 33-37 la recente pubblicazione del senatore
Luca Beltrami : Il Cenacolo di Leonardo, MCCCCXCV-MCMVIII.
Milano, Allegretti (edizione di soli 300 esemplari fuori commercio).
delle parti lasciate senza ripulitura e cioè persino coi
loro guasti, sollevature e croste; e sono: le due stri-
sele laterali estreme, alte quanto il dipinto, ed un
piccolo tratto di superficie nel mezzo della pittura, al
basso sotto il tavolo, un pochino verso destra.
Pertanto, ora abbiamo la fortuna di rivedere il ca-
polavoro vinciatio in uno stato ed effetto molto ma
molto meno lontano dalle sue condizioni originarie.
* * *
In seguito, ancora seduta stante, ho pregato il
professor Cavenaghi di voler indicarmi le condizioni
pittoriche nelle quali si trova al presente, a restauro
ultimato, la Cena di Leonardo; vale a dire quali sono
le parti che tuttora esistono di mano dell’insigne
Maestro e quali le parti rifatte dai precedenti restavi-
I5i
che i loro autori si erano quasi sempre limitati a ri-
toccare e ridipingere nei punti ove la pittura dell’ori-
ginale era caduta. Ora il toglierli sarebbe stato anzi-
tutto pericoloso per la sicurezza delle parti contigue
e poi non avrebbe fatto che accrescere il numero delle
chiazze o buchi bianchi. Pe'r la mano sinistra del Re-
dentore, il caso si presentava diverso: questa era stata
ridipinta o per lo meno ripassata all’encausto e costi-
tuiva una chiazza lucida che stonava ; nell’esaminarla,
il Cavenaghi si accorse che non solo era l’unico re-
stauro non condotto a tempera ma che sotto c’era
ancora la mano dipinta da Leonardo e pian piano
nata la spolveratura, il prof. Cavenaghi, avendo (come
si è detto sopra) scoperto in precedenza che Leonardo
lo aveva dipinto a tempera, non potè procedere ad
una lavatura generale con acqua, ma dovette ricor-
rere ad altri agenti.
Naturalmente è bastata questa diligentissima e pru-
dente operazione per far scomparire in gran parte la
nebbia che appannava, velava la Cena agli sguardi.
E quanta sia la vivezza riacquistata appare non solo
dalla impressione che prova chi ritorna al Cenacolo
per la prima volta dopo questo restauro, ma altresì
dal contrasto colla intonazione grigia e annebbiata
Particolare della Cena di Leonardo (dopo il restauro)
sciogliendolo colla mista (acqua ragia ed alcool) lo
fece dissolvere e scomparire, il che però non fu cosa
agevole. Si trattava di quella mano che fu oggetto
principale del saggio di restauro del Barezzi e che
anni dopo il medesimo non era più stato in grado
di levare. 1
La ripulitura successiva è consistita anzitutto nello
spolverare tutto quanto il dipinto, cioè nel liberarlo
dalla polvere che da lungo tempo vi si era venuta
depositando sopra e che per l’umidità dell’ambiente
aveva finito per far corpo col dipinto stesso. Termi-
1 Veggasi a pagine 33-37 la recente pubblicazione del senatore
Luca Beltrami : Il Cenacolo di Leonardo, MCCCCXCV-MCMVIII.
Milano, Allegretti (edizione di soli 300 esemplari fuori commercio).
delle parti lasciate senza ripulitura e cioè persino coi
loro guasti, sollevature e croste; e sono: le due stri-
sele laterali estreme, alte quanto il dipinto, ed un
piccolo tratto di superficie nel mezzo della pittura, al
basso sotto il tavolo, un pochino verso destra.
Pertanto, ora abbiamo la fortuna di rivedere il ca-
polavoro vinciatio in uno stato ed effetto molto ma
molto meno lontano dalle sue condizioni originarie.
* * *
In seguito, ancora seduta stante, ho pregato il
professor Cavenaghi di voler indicarmi le condizioni
pittoriche nelle quali si trova al presente, a restauro
ultimato, la Cena di Leonardo; vale a dire quali sono
le parti che tuttora esistono di mano dell’insigne
Maestro e quali le parti rifatte dai precedenti restavi-