CORRIERI
*55
Trascorsi due mesi, io sono ritornato ripetutamente
al Cenacolo ma non ho più ritrovato la Cena nella
esatta intonazione in cui l’avevo ammirata quel giorno :
purtroppo ogni volta constatai che era leggermente
annebbiata.
E’ vero che, collo scambiarsi delle stagioni, le pit-
ture mutano di effetto nell’intonazione: impallidiscono
e poi riprendono vigore. Così ho constatato periodi-
camente nei numerosi affreschi della Pinacoteca di
Brera, e così persino nella immensa Crocifissione del
Luini nella chiesa degli Angioli a Lugano.
Nel Cenacolo vinciano nelle mie recenti visite ho
però trovato un ambiente ben diverso; non aria re-
spirabile come nella Pinacoteca di Brera e nella chiesa
degli Angioli a Lugano, ma un’atmosfera addirittura
mefitica di luogo chiuso da tempo. E difatti mentre
in quei due ambienti l’aria si rinnovella costantemente
dalle finestre e dalle porte, qui le finestre non eran
più state riaperte, essendo opportuno di non compro-
mettere le saldature ancora fresche delle croste della
pittura, e l’unica porta di accesso non si riapriva che
per lasciar entrare i visitatori. La ventilazione era
dunque mancata quasi interamente.
Nella piccola ma utilissima pubblicazione di Luca
Beltrami, che ho citato a più riprese, sono riferite ed
anzi riportate letteralmente le più importanti dichia-
razioni fatte per iscritto dal cinquecento ai tempi no-
stri da persone competenti e da persone autorevoli e
tutte, nel constatare il deperimento dell’opera insigne
e nell’indagarne le cause, accennano anche alla umi-
dità dell’ambiente, anzi con insistenza, ed alcune no-
tano la conseguente muffa e velatura biancastra, altre
sollecitano pure una maggior ventilazione del locale.
Questo è difatti il primo tei rimedi che vengono
attuati quando l’interno di un locale è umido e mi
permetto di dubitare della sufficiente efficacia di ven-
tilatori che si vuol praticare nella vòlta ; questi poi
non si p ssono eseguire in men che si dica ed in-
tanto la pittura della Cena potrebbe ricominciare ad
appannarsi. Ritengo che il miglior modo di ventila-
zione sia ancor quello semplicissimo, sempre prati-
catosi, dell’aria passante da finestre opposte, e nel
Cenacolo, per non provocare l’altro pericolo pur gra-
vissimo del nuovo distaccarsi della pittura, si potrebbe
limitarlo a qualche mezz’ora nelle ore più propizie ed
escludendo le giornate di nebbia che a Milano d’in-
verno in certe annate sono frequenti e quelle di vento
che all’ incontro sono sempre assai rare.
Milano, 28 febbraio 1909.
Dr. Giulio Carotti.
Notizie siciliane.
Paterno. Chiesa del Carmine. Statua della Ver-
gine col Bambino, opera questa non ricordata da al-
cuno. La Vergine piega il capo verso sinistra ed ha
espressione soave e gentile, felice nell’amore del Fi-
gliuolo, il quale balza dalle braccia materne pieno di
vita e con fisonomia spigliata e sorridente. Trattasi
di un buon lavoro gaginesco che merita di esser co-
nosciuto. (Cfr. figura a pag. 158).
Caltagirone. Chiesa di San Giacomo. Arca reli-
quiaria. È tutta in argento (lungh. m. 1.30 X 0.77
largh.) e fu disegnata, come sembra, dall’orafo Nibilio
Gagini, nipote di Antonello, al quale fu affidato il la-
voro con atto 12 luglio 1599; ma essa, per la morte
Particolare della Cena di Leonardo (dopo il restauro)
*55
Trascorsi due mesi, io sono ritornato ripetutamente
al Cenacolo ma non ho più ritrovato la Cena nella
esatta intonazione in cui l’avevo ammirata quel giorno :
purtroppo ogni volta constatai che era leggermente
annebbiata.
E’ vero che, collo scambiarsi delle stagioni, le pit-
ture mutano di effetto nell’intonazione: impallidiscono
e poi riprendono vigore. Così ho constatato periodi-
camente nei numerosi affreschi della Pinacoteca di
Brera, e così persino nella immensa Crocifissione del
Luini nella chiesa degli Angioli a Lugano.
Nel Cenacolo vinciano nelle mie recenti visite ho
però trovato un ambiente ben diverso; non aria re-
spirabile come nella Pinacoteca di Brera e nella chiesa
degli Angioli a Lugano, ma un’atmosfera addirittura
mefitica di luogo chiuso da tempo. E difatti mentre
in quei due ambienti l’aria si rinnovella costantemente
dalle finestre e dalle porte, qui le finestre non eran
più state riaperte, essendo opportuno di non compro-
mettere le saldature ancora fresche delle croste della
pittura, e l’unica porta di accesso non si riapriva che
per lasciar entrare i visitatori. La ventilazione era
dunque mancata quasi interamente.
Nella piccola ma utilissima pubblicazione di Luca
Beltrami, che ho citato a più riprese, sono riferite ed
anzi riportate letteralmente le più importanti dichia-
razioni fatte per iscritto dal cinquecento ai tempi no-
stri da persone competenti e da persone autorevoli e
tutte, nel constatare il deperimento dell’opera insigne
e nell’indagarne le cause, accennano anche alla umi-
dità dell’ambiente, anzi con insistenza, ed alcune no-
tano la conseguente muffa e velatura biancastra, altre
sollecitano pure una maggior ventilazione del locale.
Questo è difatti il primo tei rimedi che vengono
attuati quando l’interno di un locale è umido e mi
permetto di dubitare della sufficiente efficacia di ven-
tilatori che si vuol praticare nella vòlta ; questi poi
non si p ssono eseguire in men che si dica ed in-
tanto la pittura della Cena potrebbe ricominciare ad
appannarsi. Ritengo che il miglior modo di ventila-
zione sia ancor quello semplicissimo, sempre prati-
catosi, dell’aria passante da finestre opposte, e nel
Cenacolo, per non provocare l’altro pericolo pur gra-
vissimo del nuovo distaccarsi della pittura, si potrebbe
limitarlo a qualche mezz’ora nelle ore più propizie ed
escludendo le giornate di nebbia che a Milano d’in-
verno in certe annate sono frequenti e quelle di vento
che all’ incontro sono sempre assai rare.
Milano, 28 febbraio 1909.
Dr. Giulio Carotti.
Notizie siciliane.
Paterno. Chiesa del Carmine. Statua della Ver-
gine col Bambino, opera questa non ricordata da al-
cuno. La Vergine piega il capo verso sinistra ed ha
espressione soave e gentile, felice nell’amore del Fi-
gliuolo, il quale balza dalle braccia materne pieno di
vita e con fisonomia spigliata e sorridente. Trattasi
di un buon lavoro gaginesco che merita di esser co-
nosciuto. (Cfr. figura a pag. 158).
Caltagirone. Chiesa di San Giacomo. Arca reli-
quiaria. È tutta in argento (lungh. m. 1.30 X 0.77
largh.) e fu disegnata, come sembra, dall’orafo Nibilio
Gagini, nipote di Antonello, al quale fu affidato il la-
voro con atto 12 luglio 1599; ma essa, per la morte
Particolare della Cena di Leonardo (dopo il restauro)