i94 ADOLFO VENTURI
Antonio Mezzastris, compagno a Matteo da Gualdo nell’opera di decorazione dell’Oratorio
de’ Pellegrini ad Assisi. Ma troppo gran posto si assegna nello sviluppo dell’arte umbra a
Niccolò Alunno, che rade volte riesce a dire qualcosa in quelle sue rassegne o dimostra-
zioni o prediche religiose fatte coi colori. Vedasi nel Martirio di San Bartolomeo (fig. 6),
esistente nella chiesa di questo nome presso Foligno, di quali mezzi si serva l’artista: i mani-
goldi, il duce a cavallo hanno capelli irti, come raffi di ferro ; nel manigoldo, a destra, che
tiene tra i denti un coltellaccio, i capelli forman corna, così da farlo parere un demone. A
sinistra della scena, gli alabardieri stretti nelle maglie sembran messi là a fare da spau-
racchio. Tutti a destra sono distratti, e invano uno più avanti degli altri si sforza a richia-
mare sulla scena del martirio l’attenzione di uno che gli sta appresso, di un giovane che
seguita a occhieggiare gli spettatori o le spettatrici. Trattavasi per Niccolò Alunno di rap-
presentare una scena che colpisse l’immaginazione popolare; e dovevano essere figurati i ma-
nigoldi con ceffi diabolici, i soldati come canaglia, il capitano delle g'uardie come un feroce
assetato di sangue, il martire con gli occhi appuntati in alto per gli spasimi atroci. Tutte le
forme delle figure sono eguali, e si differenziano solo per le teste; ma.le gambe e le braccia
sono tornite ugualmente, sono sempre le stesse ; e le teste talvolta sono slogate o mal pian-
tate sulle spalle, così che il dorso sembra il petto, il che si vede nell’alabardiere a sinistra e
in molti altri quadri di Niccolò Alunno. Non da Benozzo Gozzoli potevano essere scaturite
quelle forme, che hanno tanti riscontri con le senesi di Matteo da Giovanni, e non di Toscana;
ma dai Veneti, che disseminarono nelle Marche l’arte loro, derivarono la loro forma quelle
pale d’altare a caselle, con pinacoli e pilieri di gotico fiorito.
C’è stato in tutti gli studiosi dell’arte umbra uno studio costante di allacciarla, di an-
nodarla alla fiorentina; e come si vide Niccolò Alunno derivante in troppa gran parte da
Benozzo, così si vide il perugino Benedetto Bonfigli disceso per arte da Domenico Vene-
ziano e da Piero della Francesca. Domenico Veneziano lavorò, a quanto pare, in casa Ba-
glioni a Perugia nel 1438, quando il Bonfigli era con tutta probabilità appena adolescente ;
Piero lasciò un quadro a Perugia, quello delle monache di Sant’Antonio, ora nella Galleria
Fig. 7 — Benedetto Bonfig-li : Affresco della vita di Sant’ Ercolano. Perugia, Palazzo comunale
Antonio Mezzastris, compagno a Matteo da Gualdo nell’opera di decorazione dell’Oratorio
de’ Pellegrini ad Assisi. Ma troppo gran posto si assegna nello sviluppo dell’arte umbra a
Niccolò Alunno, che rade volte riesce a dire qualcosa in quelle sue rassegne o dimostra-
zioni o prediche religiose fatte coi colori. Vedasi nel Martirio di San Bartolomeo (fig. 6),
esistente nella chiesa di questo nome presso Foligno, di quali mezzi si serva l’artista: i mani-
goldi, il duce a cavallo hanno capelli irti, come raffi di ferro ; nel manigoldo, a destra, che
tiene tra i denti un coltellaccio, i capelli forman corna, così da farlo parere un demone. A
sinistra della scena, gli alabardieri stretti nelle maglie sembran messi là a fare da spau-
racchio. Tutti a destra sono distratti, e invano uno più avanti degli altri si sforza a richia-
mare sulla scena del martirio l’attenzione di uno che gli sta appresso, di un giovane che
seguita a occhieggiare gli spettatori o le spettatrici. Trattavasi per Niccolò Alunno di rap-
presentare una scena che colpisse l’immaginazione popolare; e dovevano essere figurati i ma-
nigoldi con ceffi diabolici, i soldati come canaglia, il capitano delle g'uardie come un feroce
assetato di sangue, il martire con gli occhi appuntati in alto per gli spasimi atroci. Tutte le
forme delle figure sono eguali, e si differenziano solo per le teste; ma.le gambe e le braccia
sono tornite ugualmente, sono sempre le stesse ; e le teste talvolta sono slogate o mal pian-
tate sulle spalle, così che il dorso sembra il petto, il che si vede nell’alabardiere a sinistra e
in molti altri quadri di Niccolò Alunno. Non da Benozzo Gozzoli potevano essere scaturite
quelle forme, che hanno tanti riscontri con le senesi di Matteo da Giovanni, e non di Toscana;
ma dai Veneti, che disseminarono nelle Marche l’arte loro, derivarono la loro forma quelle
pale d’altare a caselle, con pinacoli e pilieri di gotico fiorito.
C’è stato in tutti gli studiosi dell’arte umbra uno studio costante di allacciarla, di an-
nodarla alla fiorentina; e come si vide Niccolò Alunno derivante in troppa gran parte da
Benozzo, così si vide il perugino Benedetto Bonfigli disceso per arte da Domenico Vene-
ziano e da Piero della Francesca. Domenico Veneziano lavorò, a quanto pare, in casa Ba-
glioni a Perugia nel 1438, quando il Bonfigli era con tutta probabilità appena adolescente ;
Piero lasciò un quadro a Perugia, quello delle monache di Sant’Antonio, ora nella Galleria
Fig. 7 — Benedetto Bonfig-li : Affresco della vita di Sant’ Ercolano. Perugia, Palazzo comunale