STUDII SULL'ARTE UMBRA DEL ’4oo 199
cona così mutata non potè esser dipinta se non anni parecchi dopo il 1472. Del resto se
il pentittico giunto scomposto alla Galleria perugina insieme con 1 1 parti minori, ora riunite ad
esso, fosse stato eseguito nel 1473, converrebbe credere che in quest’anno, e quindi in età
giovanile, Fiorenzo di Lorenzo avesse già abbandonata la maniera de’ pittori locali, da lui
accolta e migliorata, e che, lasciate le forme da lui svolte, fosse passato a farsi una maniera
conforme a quella del Perugino.
Aggiungasi che il pentittico s’accosta a pitture eseguite da Fiorenzo di Lorenzo verso
il 1487, data di un tabernacolo della Galleria perugina, recante il nome del maestro. Nè
le forme che si stampano nel pentittico avrebbero mai potuto, secondo quanto fu detto e
scritto, originarne altre così compiute, nobili e grandi, come quelle del Perugino e ne sono
piuttosto un riverbero scolorato, un’eco affievolita. Non ci sarebbe ragione d’insistere su
questo, se il Weber (che pure ha prodotto un documento del 20 novembre 1491, col quale
si voleva rifare il contratto col pittore Fiorenzo di Lorenzo, non essendo la tavola fatta
secundam formavi dello strumento notarile) non fosse stato propenso a crederla eseguita in
gran parte nel tempo primitivo del pittore, il che si deve assolutamente escludere anche per
il tenore del documento prodotto, e per la data tanto tarda di esso, e per il fatto che la
tavola era solo allora in via di compimento.
Prima del pentittico, Fiorenzo di Lorenzo eseguì il suo capolavoro, l’Adorazione dei
Pastori (fig. 12), ora nella pinacoteca di Perugia; ed è in esso che si scorge il modificarsi
della maniera del maestro umbro. Ancora nella gloria d’angioli, in due angioli volanti ai
lati si ripetono le forme del quadro più antico di Fiorenzo di Lorenzo, ma i lineamenti in
questo affilati, ispirati a forme del Bonfigli, là si aggraziano. Ancora si notano nel pa-
store inginocchiato a sinistra le lunghe pieghe a cannelloni ; le tinte d’acciaio, invece che
bianche, ne’ veli, ne’ drappi, ne’ capelli, nel vecchio mastino ; i contorni d’ogni cosa neri,
le penombre verdi, le luci rosate. E più che nel quadro, l’artista nella predella (n. 5) si
Fig. 11 —Fiorenzo di Lorenzo: Ancona di Santa Maria Nuova. Perugia, Pinacoteca Civica
cona così mutata non potè esser dipinta se non anni parecchi dopo il 1472. Del resto se
il pentittico giunto scomposto alla Galleria perugina insieme con 1 1 parti minori, ora riunite ad
esso, fosse stato eseguito nel 1473, converrebbe credere che in quest’anno, e quindi in età
giovanile, Fiorenzo di Lorenzo avesse già abbandonata la maniera de’ pittori locali, da lui
accolta e migliorata, e che, lasciate le forme da lui svolte, fosse passato a farsi una maniera
conforme a quella del Perugino.
Aggiungasi che il pentittico s’accosta a pitture eseguite da Fiorenzo di Lorenzo verso
il 1487, data di un tabernacolo della Galleria perugina, recante il nome del maestro. Nè
le forme che si stampano nel pentittico avrebbero mai potuto, secondo quanto fu detto e
scritto, originarne altre così compiute, nobili e grandi, come quelle del Perugino e ne sono
piuttosto un riverbero scolorato, un’eco affievolita. Non ci sarebbe ragione d’insistere su
questo, se il Weber (che pure ha prodotto un documento del 20 novembre 1491, col quale
si voleva rifare il contratto col pittore Fiorenzo di Lorenzo, non essendo la tavola fatta
secundam formavi dello strumento notarile) non fosse stato propenso a crederla eseguita in
gran parte nel tempo primitivo del pittore, il che si deve assolutamente escludere anche per
il tenore del documento prodotto, e per la data tanto tarda di esso, e per il fatto che la
tavola era solo allora in via di compimento.
Prima del pentittico, Fiorenzo di Lorenzo eseguì il suo capolavoro, l’Adorazione dei
Pastori (fig. 12), ora nella pinacoteca di Perugia; ed è in esso che si scorge il modificarsi
della maniera del maestro umbro. Ancora nella gloria d’angioli, in due angioli volanti ai
lati si ripetono le forme del quadro più antico di Fiorenzo di Lorenzo, ma i lineamenti in
questo affilati, ispirati a forme del Bonfigli, là si aggraziano. Ancora si notano nel pa-
store inginocchiato a sinistra le lunghe pieghe a cannelloni ; le tinte d’acciaio, invece che
bianche, ne’ veli, ne’ drappi, ne’ capelli, nel vecchio mastino ; i contorni d’ogni cosa neri,
le penombre verdi, le luci rosate. E più che nel quadro, l’artista nella predella (n. 5) si
Fig. 11 —Fiorenzo di Lorenzo: Ancona di Santa Maria Nuova. Perugia, Pinacoteca Civica