MISCELLANEA
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Vediamo, fino nelle più piccole mosse delle dita,
che l’Annunziata di Simone fu dipinta dalla mano
sicura di un artista superiore ; l’affresco della lunetta,
invece, sottoposto ad una critica minuziosa, sembra
come un lavoro uscito dal timido pennello di disce-
polo che abbia voluto imitare il grande maestro. Ed
è del tulto evidente che il pittore dell’Annunziata ha
preso per modello quella di Simone, ma non è arri-
vata alla perfezione delle belle forme del grande Se-
nese. Egli ha l’occhio pronto a ricevere il bello, non
saputo disegnare il medesimo braccio, rendendo a
perfezione il movimento delia mano destra in atto di
socchiudere il libro. Di più nell’atteggiamento del-
l’Annunciata, che si volge a destra con tutta la per-
sona, egli mostra un’abilità rara nel Trecento. Non
c’è dubbio, che il nostro pittore sangimignanese ha
voluto imitare anch’egli questo gesto ma non è riu-
sciuto a dare ad esso la naturalezza e la slancio spon-
taneo del modello. Egli si è contentato di disegnare
bene solamente la parte superiore della Vergine, e
Berna da Siena: L’Annunciazione. San Gimignano, Collegiata
la mano sempre abbastanza abile a fissarlo, e lo ve-
diamo ben chiaro qui nella figura della Vergine. Per
quanto il Berna sia riuscito ad animarla di un senti-
mento profondamente estetico, ci fa deplorare la man-
canza di un disegno corretto, il che è assai visibile
nelle mosse del braccio sinistro.
È un braccio senza gomito, senza forza di muscoli
e mancante dello studio anatomico. Però è curioso
notare che negli altri affreschi della storia del nuovo
Testamento, si può ritrovare il medesimo braccio nella
figura di Giuda che riceve il prezzo del tra imento.
Ritornando poi ad esaminare nuovamente la tavola
degli Uffizi, si resta sorpresi nel vedere con quale
cura e quanta morbidezza di disegno Simone abbia
poi ha buttato il resto giù alla meglio. Anche vediamo
trasparire sotto il tessuto della veste un corpo senza
consistenza e senza forme definibili.
Questi difetti dell’esecuzione però non distruggono
il fascino di cui il Berna ha saputo circondare la sua
Annunziata.
Ed ora, finita l’analisi della Vergine, rivolgiamoci
verso l’Angelo Gabriele.
Inginocchiato, riverente, a testa china, con le mani
conserte, porge timidamente a Maria il mistico saluto ;
ed è un angelo che subito ci attrae per la grazia delle
sue forme tutte semplici e primitive, e per la sua
espressione puramente spirituale. Sembra che sia ap-
pena abbozzato sulla parete, ma con linee si nette e
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Vediamo, fino nelle più piccole mosse delle dita,
che l’Annunziata di Simone fu dipinta dalla mano
sicura di un artista superiore ; l’affresco della lunetta,
invece, sottoposto ad una critica minuziosa, sembra
come un lavoro uscito dal timido pennello di disce-
polo che abbia voluto imitare il grande maestro. Ed
è del tulto evidente che il pittore dell’Annunziata ha
preso per modello quella di Simone, ma non è arri-
vata alla perfezione delle belle forme del grande Se-
nese. Egli ha l’occhio pronto a ricevere il bello, non
saputo disegnare il medesimo braccio, rendendo a
perfezione il movimento delia mano destra in atto di
socchiudere il libro. Di più nell’atteggiamento del-
l’Annunciata, che si volge a destra con tutta la per-
sona, egli mostra un’abilità rara nel Trecento. Non
c’è dubbio, che il nostro pittore sangimignanese ha
voluto imitare anch’egli questo gesto ma non è riu-
sciuto a dare ad esso la naturalezza e la slancio spon-
taneo del modello. Egli si è contentato di disegnare
bene solamente la parte superiore della Vergine, e
Berna da Siena: L’Annunciazione. San Gimignano, Collegiata
la mano sempre abbastanza abile a fissarlo, e lo ve-
diamo ben chiaro qui nella figura della Vergine. Per
quanto il Berna sia riuscito ad animarla di un senti-
mento profondamente estetico, ci fa deplorare la man-
canza di un disegno corretto, il che è assai visibile
nelle mosse del braccio sinistro.
È un braccio senza gomito, senza forza di muscoli
e mancante dello studio anatomico. Però è curioso
notare che negli altri affreschi della storia del nuovo
Testamento, si può ritrovare il medesimo braccio nella
figura di Giuda che riceve il prezzo del tra imento.
Ritornando poi ad esaminare nuovamente la tavola
degli Uffizi, si resta sorpresi nel vedere con quale
cura e quanta morbidezza di disegno Simone abbia
poi ha buttato il resto giù alla meglio. Anche vediamo
trasparire sotto il tessuto della veste un corpo senza
consistenza e senza forme definibili.
Questi difetti dell’esecuzione però non distruggono
il fascino di cui il Berna ha saputo circondare la sua
Annunziata.
Ed ora, finita l’analisi della Vergine, rivolgiamoci
verso l’Angelo Gabriele.
Inginocchiato, riverente, a testa china, con le mani
conserte, porge timidamente a Maria il mistico saluto ;
ed è un angelo che subito ci attrae per la grazia delle
sue forme tutte semplici e primitive, e per la sua
espressione puramente spirituale. Sembra che sia ap-
pena abbozzato sulla parete, ma con linee si nette e