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CORRIERI
Si vedono anche in Les Trésors d’Art en Russie
dove fu pubblicata una serie d’articoli sulla collezione
Youssoupofif, e dove si trovano le riproduzioni dei più
bei quadri di questa galleria, la più importante delle
nostre gallerie private.
Essa, per fortuna, è rimasta intatta fino ad oggi
(eccettuati i vandalismi derivati dal restauro fatto dal
professore Prakhoff), ma certi antiquari inglesi hanno
offerto alla principessa per questi due Rembrandt
i.000.000 di rubli (2.700.000 di lire). Hanno figurato
all’Esposizione del suo terzo centenario, e hanno rac-
colto l’ammirazione generale, essendo del tempo mi-
gliore del maestro (1662). Egli era anche rappresentato
da quattro quadri, dei quali due sono stati dichiarati
della sua scuola, e due sono meravigliosi e degni di
quell’ ingegno eccezionale : uno è il ritratto di suo
padre (appartenente a M. Khanenko) col capo coperto
di un turbante grandioso e panneggiato di ricche
Alcuni studiosi vogliono dare allo stesso maestro
Il martirio di Cristo che il catalogo attribuisce a Maes,
e che non è stato ancora sufficientemente studiato.
E senza dubbio un’opera eccellente per il colore e
per intimo sentimento, ma manca dello spirito dei
capolavori di Rembrandt, e ricorda molto la Tumu-
lazione del duca d’Albercorn. Maes, quest’artista vi-
goroso, era in generale molto e ben rappresentato
all’Esposizione da opere differenti: un ritratto di Tito,
figlio di Rembrandt, eseguito col gusto di questo
maestro, e diversi altri del suo ultimo genere, pom-
poso e manierato.
Un sincero ricordo di Rembrandt si notava in un
grande gruppo d’opere, tra le quali eccellevano quelle
di Boi, Eckhout, B. Cuyp.
Il ritratto olandese occupava un posto importante:
vi si trovavano non solo nomi celebri, come Ver-
spronck, Tempel, C. Jansens, Franchoys per i clas-
Boucher: Pigmalione e Galatea. Pietroburgo, Accademia Imperiale di Belle Arti
stoffe, eseguito con quei toni caldi e dorati trovati
per primo dal maestro. La tecnica di questa pittura
più serrata e meno libera di quella dei ritratti Yous-
soupoff, indica un’opera di gioventù probabilmente
degli anni 1629-1630. Di data molto più tarda una
piccola testa di Cristo presa dal palazzo de Pawlowsk ;
calda e carezzevole di tono sorprendente per la li-
bertà e larghezza di esecuzione, per la drammaticità
del disegno.
sici ; Sustermans per gli italianizzanti e E. v. d. Neer,
Netscher, v. d. Werff per i manieristi pomposi, ma
anche opere eccellenti che facevano notare artisti
poco conosciuti, come Stoni (1649), Langnouwer, v.
Neck (spesso confuso con v. Dyck).
Nel trovare opere così belle, firmate da artisti,
poco conosciute, si attinge l’energia per lo studio
degli artisti di questa grande scuola olandese, già
tanto studiata, ma che promette sempre nuove felici
CORRIERI
Si vedono anche in Les Trésors d’Art en Russie
dove fu pubblicata una serie d’articoli sulla collezione
Youssoupofif, e dove si trovano le riproduzioni dei più
bei quadri di questa galleria, la più importante delle
nostre gallerie private.
Essa, per fortuna, è rimasta intatta fino ad oggi
(eccettuati i vandalismi derivati dal restauro fatto dal
professore Prakhoff), ma certi antiquari inglesi hanno
offerto alla principessa per questi due Rembrandt
i.000.000 di rubli (2.700.000 di lire). Hanno figurato
all’Esposizione del suo terzo centenario, e hanno rac-
colto l’ammirazione generale, essendo del tempo mi-
gliore del maestro (1662). Egli era anche rappresentato
da quattro quadri, dei quali due sono stati dichiarati
della sua scuola, e due sono meravigliosi e degni di
quell’ ingegno eccezionale : uno è il ritratto di suo
padre (appartenente a M. Khanenko) col capo coperto
di un turbante grandioso e panneggiato di ricche
Alcuni studiosi vogliono dare allo stesso maestro
Il martirio di Cristo che il catalogo attribuisce a Maes,
e che non è stato ancora sufficientemente studiato.
E senza dubbio un’opera eccellente per il colore e
per intimo sentimento, ma manca dello spirito dei
capolavori di Rembrandt, e ricorda molto la Tumu-
lazione del duca d’Albercorn. Maes, quest’artista vi-
goroso, era in generale molto e ben rappresentato
all’Esposizione da opere differenti: un ritratto di Tito,
figlio di Rembrandt, eseguito col gusto di questo
maestro, e diversi altri del suo ultimo genere, pom-
poso e manierato.
Un sincero ricordo di Rembrandt si notava in un
grande gruppo d’opere, tra le quali eccellevano quelle
di Boi, Eckhout, B. Cuyp.
Il ritratto olandese occupava un posto importante:
vi si trovavano non solo nomi celebri, come Ver-
spronck, Tempel, C. Jansens, Franchoys per i clas-
Boucher: Pigmalione e Galatea. Pietroburgo, Accademia Imperiale di Belle Arti
stoffe, eseguito con quei toni caldi e dorati trovati
per primo dal maestro. La tecnica di questa pittura
più serrata e meno libera di quella dei ritratti Yous-
soupoff, indica un’opera di gioventù probabilmente
degli anni 1629-1630. Di data molto più tarda una
piccola testa di Cristo presa dal palazzo de Pawlowsk ;
calda e carezzevole di tono sorprendente per la li-
bertà e larghezza di esecuzione, per la drammaticità
del disegno.
sici ; Sustermans per gli italianizzanti e E. v. d. Neer,
Netscher, v. d. Werff per i manieristi pomposi, ma
anche opere eccellenti che facevano notare artisti
poco conosciuti, come Stoni (1649), Langnouwer, v.
Neck (spesso confuso con v. Dyck).
Nel trovare opere così belle, firmate da artisti,
poco conosciute, si attinge l’energia per lo studio
degli artisti di questa grande scuola olandese, già
tanto studiata, ma che promette sempre nuove felici