VINCENZO FOIE A, PITTORE
251
Fig. 1 — li Ospedale Maggiore di Milano. - (Fot. Brogi)
dalla sorte, in quanto buona parte delle sue opere, anche fra le più importanti, andarono
distrutte o disperse. Che se ciò vale per parecchie sue tavole, delle quali è rimasto il ricordo
nei documenti, vie più si è verificato poi in una serie di dipinti a fresco, scomparsi sia
sotto l’azione del piccone demolitore, sia sotto le imbiancature di chi, in tempi di decadenza
dell’arte, non sapeva altrimenti apprezzare il valore di un buon Quattrocentista. Per ram-
relazione fra maestro e scolaro. Che qualche cosa dello spirito e del gusto del vecchio
Bellini pertanto siasi infiltrato anche nel Foppa e nel suo operato può darsi bensì, senza
che per questo si abbiano da ammettere delle relazioni dirette, quasi come fra maestro e
scolaro nei due valentuomini, come non si vorrà ammettere che il nostro artista sia stato
discepolo del Mantegna in onta a certi motivi che potrebbero fare pensare ad una corre-
lazione fra loro.
Ma se non è riescito ai nuovi biografi di designare un nome preciso di chi avesse ad
essere tenuto il vero maestro di Vincenzo Foppa, i loro studi assidui degli archivi di Brescia,
di Pavia e di Genova li abilitarono ad accompagnare il maestro quasi passo passo nelle
sue successive dimore e nei disimpegni delle sue svariate incombenze. Essi si sono studiati
quindi di prendere in rassegna le sue opere, tanto quelle tuttora in essere, quanto quelle
che sono perite, nel loro approssimativo più plausibile ordine di tempo e ci hanno ritratto
per questa via una imagine interessante dell’attività dell’artista nella sua sfera d’azione. Pur
troppo vi si apprende ch’egli va noverato fra coloro che furono maggiormente perseguitati
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Fig. 1 — li Ospedale Maggiore di Milano. - (Fot. Brogi)
dalla sorte, in quanto buona parte delle sue opere, anche fra le più importanti, andarono
distrutte o disperse. Che se ciò vale per parecchie sue tavole, delle quali è rimasto il ricordo
nei documenti, vie più si è verificato poi in una serie di dipinti a fresco, scomparsi sia
sotto l’azione del piccone demolitore, sia sotto le imbiancature di chi, in tempi di decadenza
dell’arte, non sapeva altrimenti apprezzare il valore di un buon Quattrocentista. Per ram-
relazione fra maestro e scolaro. Che qualche cosa dello spirito e del gusto del vecchio
Bellini pertanto siasi infiltrato anche nel Foppa e nel suo operato può darsi bensì, senza
che per questo si abbiano da ammettere delle relazioni dirette, quasi come fra maestro e
scolaro nei due valentuomini, come non si vorrà ammettere che il nostro artista sia stato
discepolo del Mantegna in onta a certi motivi che potrebbero fare pensare ad una corre-
lazione fra loro.
Ma se non è riescito ai nuovi biografi di designare un nome preciso di chi avesse ad
essere tenuto il vero maestro di Vincenzo Foppa, i loro studi assidui degli archivi di Brescia,
di Pavia e di Genova li abilitarono ad accompagnare il maestro quasi passo passo nelle
sue successive dimore e nei disimpegni delle sue svariate incombenze. Essi si sono studiati
quindi di prendere in rassegna le sue opere, tanto quelle tuttora in essere, quanto quelle
che sono perite, nel loro approssimativo più plausibile ordine di tempo e ci hanno ritratto
per questa via una imagine interessante dell’attività dell’artista nella sua sfera d’azione. Pur
troppo vi si apprende ch’egli va noverato fra coloro che furono maggiormente perseguitati