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GUSTA VO FRI ZZO NI
In fine anche le riserve espresse dai nostri critici rispetto, alla tavola della Natività,
presso l’Abate Lefèvre, firmata del nome del Foppa medesimo avrebbero forse a dileguarsi
ove il dipinto apparisse scevro di ristauri
malie intesi, sì da dar campo a mostrarsi
nella sua primitiva originalità.
Similmente poi si potrebbe tacciare di
scetticismo esagerato il giudizio intorno a
certa tela, conservata nella Camera di
commercio a Brescia (vedi riproduzione
a pag. 234), per cui viene ritenuta della
scuola del Foppa, là dove, bene conside-
rata, non solo nella buona disposizione
e nel carattere delle figure, ma altresì nella
finezza delle parti decorative, si avrebbe
piuttosto a ritenere o creazione sua, inte-
ramente rifatta bensì, verso la fine del
XVI secolo, o una copia da un suo ori-
ginale. In quest’ ultimo caso non vi sa-
rebbe da pensare ad uno scolaro del mae-
stro, bensì a pittore di tempo posteriore,
in relazione all’iscrizione che si legge nella
parte inferiore del dipinto, e che rende
conto del suo trasloco nei termini seguenti :
« Deiparae Yirginis imaginem hanc con-
sules e tenebris ac situ erutam, conspicuo
in loco posuere, ut in posterum tam oculis
quam animis piorum illucescat MDIIIIC ».
Un capitolo concernente la discendenza
artistica del valente campione non doveva
mancare e fu trattato in vero con cogni-
zione di causa, degna dell’opera intera.
Per quanto nessuno de’ suoi numerosi se-
guaci sia nominato come suo scolaro nei
documenti del tempo giunti sino a noi,
non v’ha dubbio ch’egli dovette averne
educati ben parecchi. Fra i primi ci si
presentano Ambrogio Bergognone e Vin-
cenzo Civerchio. Nelle opere giovanili del
pittore milanese ciascuno riconosce facil-
mente la derivazione dal Foppa. I contatti
del secondo col maestro a Brescia dovet-
tero essere frequenti. Un’opera d’impronta
austera, poco conosciuta, la quale gli an-
Fig. 6 — Vincenzo Civerchio: S. Giov. Battista. Londra drebbe forse attribuita, è quella che lo
scrivente vide alcuni anni or sono presso
i fratelli Dowdeswell a Londra, e che si dà qui riprodotta, come fig. 6a, per sottometterla
al giudizio degl’intelligenti. Che non sia opera del Mantegna, cui veniva attribuita, ben lo
III.
GUSTA VO FRI ZZO NI
In fine anche le riserve espresse dai nostri critici rispetto, alla tavola della Natività,
presso l’Abate Lefèvre, firmata del nome del Foppa medesimo avrebbero forse a dileguarsi
ove il dipinto apparisse scevro di ristauri
malie intesi, sì da dar campo a mostrarsi
nella sua primitiva originalità.
Similmente poi si potrebbe tacciare di
scetticismo esagerato il giudizio intorno a
certa tela, conservata nella Camera di
commercio a Brescia (vedi riproduzione
a pag. 234), per cui viene ritenuta della
scuola del Foppa, là dove, bene conside-
rata, non solo nella buona disposizione
e nel carattere delle figure, ma altresì nella
finezza delle parti decorative, si avrebbe
piuttosto a ritenere o creazione sua, inte-
ramente rifatta bensì, verso la fine del
XVI secolo, o una copia da un suo ori-
ginale. In quest’ ultimo caso non vi sa-
rebbe da pensare ad uno scolaro del mae-
stro, bensì a pittore di tempo posteriore,
in relazione all’iscrizione che si legge nella
parte inferiore del dipinto, e che rende
conto del suo trasloco nei termini seguenti :
« Deiparae Yirginis imaginem hanc con-
sules e tenebris ac situ erutam, conspicuo
in loco posuere, ut in posterum tam oculis
quam animis piorum illucescat MDIIIIC ».
Un capitolo concernente la discendenza
artistica del valente campione non doveva
mancare e fu trattato in vero con cogni-
zione di causa, degna dell’opera intera.
Per quanto nessuno de’ suoi numerosi se-
guaci sia nominato come suo scolaro nei
documenti del tempo giunti sino a noi,
non v’ha dubbio ch’egli dovette averne
educati ben parecchi. Fra i primi ci si
presentano Ambrogio Bergognone e Vin-
cenzo Civerchio. Nelle opere giovanili del
pittore milanese ciascuno riconosce facil-
mente la derivazione dal Foppa. I contatti
del secondo col maestro a Brescia dovet-
tero essere frequenti. Un’opera d’impronta
austera, poco conosciuta, la quale gli an-
Fig. 6 — Vincenzo Civerchio: S. Giov. Battista. Londra drebbe forse attribuita, è quella che lo
scrivente vide alcuni anni or sono presso
i fratelli Dowdeswell a Londra, e che si dà qui riprodotta, come fig. 6a, per sottometterla
al giudizio degl’intelligenti. Che non sia opera del Mantegna, cui veniva attribuita, ben lo
III.