VINCENZO FOPPA, PITTORE
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vede chi ha qualche famigliarità colle opere dell’eminente artista. Vi ha nell’insieme di
questa figura di San Giov. Battista un non so che di rude e di male proporzionato, difetti
di cui non si saprebbe in verun modo rendere responsabile l’autore di tante opere mera-
vigliose ispirate ad ideali classici per eccellenza. Con tutto ciò si vorrà riconoscere che il
nostro Santo è di buona derivazione quattrocentesca, e se il Foppa si può, colle debite riserve,
chiamare il Mantegna della scuola lombarda, il quadro di che si va ragionando bene ne
Fig. 7 —Antonio Brea : S. Siro fra i Santi Andrea e Bartolomeo.
Nervi, Chiesa parrocchiale. - (Fot. Brogi)
rispecchia certe qualità. Al Civerchio ci fa pensare, oltre al colorito profondo e cupo, il
paesaggio fantastico, roccioso, quale apparisce anche in altri suoi quadri. La tavola è di note-
voli dimensioni, misurando 66 centimetri in largo per m. 1.57 in altezza.
Mentre a Brescia si presentano come discendenti dal Foppa altri artisti, quali il car-
melitano incisore Giovanni Maria, il nipote del maestro stesso Paolo Caylina e principal-
mente Floriano Ferrandola, reputato primo maestro del Moretto, a Milano si avverte l’affi-
nità col suo stile nelle opere del Butinone, (per quanto forse più vecchio del Foppa) in
quelle del Bevilacqua, del Montorfano e d’altri di nome ignoto.
Dell’attività spiegata dal Foppa sulla Riviera ligure rimangono indizi notevoli non solo
nelle opere superstiti di lui stesso, ma vieppiù estesamente in quelle de’ suoi collaboratori
e seguaci. Fra i primi va rammentato quel Lodovico Brea, di che già si è fatto menzione.
Per quanto nell’operato di quest’ultimo s’abbia a costatare prevalente la discendenza da
discipline artistiche d’oltremonte, l’inftuenza del maestro bresciano dovette pure farsi sen-
tire, e infatti si rivela massime in certo quadro della Pinacoteca del Louvre, rappresentante
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vede chi ha qualche famigliarità colle opere dell’eminente artista. Vi ha nell’insieme di
questa figura di San Giov. Battista un non so che di rude e di male proporzionato, difetti
di cui non si saprebbe in verun modo rendere responsabile l’autore di tante opere mera-
vigliose ispirate ad ideali classici per eccellenza. Con tutto ciò si vorrà riconoscere che il
nostro Santo è di buona derivazione quattrocentesca, e se il Foppa si può, colle debite riserve,
chiamare il Mantegna della scuola lombarda, il quadro di che si va ragionando bene ne
Fig. 7 —Antonio Brea : S. Siro fra i Santi Andrea e Bartolomeo.
Nervi, Chiesa parrocchiale. - (Fot. Brogi)
rispecchia certe qualità. Al Civerchio ci fa pensare, oltre al colorito profondo e cupo, il
paesaggio fantastico, roccioso, quale apparisce anche in altri suoi quadri. La tavola è di note-
voli dimensioni, misurando 66 centimetri in largo per m. 1.57 in altezza.
Mentre a Brescia si presentano come discendenti dal Foppa altri artisti, quali il car-
melitano incisore Giovanni Maria, il nipote del maestro stesso Paolo Caylina e principal-
mente Floriano Ferrandola, reputato primo maestro del Moretto, a Milano si avverte l’affi-
nità col suo stile nelle opere del Butinone, (per quanto forse più vecchio del Foppa) in
quelle del Bevilacqua, del Montorfano e d’altri di nome ignoto.
Dell’attività spiegata dal Foppa sulla Riviera ligure rimangono indizi notevoli non solo
nelle opere superstiti di lui stesso, ma vieppiù estesamente in quelle de’ suoi collaboratori
e seguaci. Fra i primi va rammentato quel Lodovico Brea, di che già si è fatto menzione.
Per quanto nell’operato di quest’ultimo s’abbia a costatare prevalente la discendenza da
discipline artistiche d’oltremonte, l’inftuenza del maestro bresciano dovette pure farsi sen-
tire, e infatti si rivela massime in certo quadro della Pinacoteca del Louvre, rappresentante