CARLO ARU
272
Dunque l’esaminato atto di allogazione del Coro impone a Lorenzo di eseguire l’opera
del tutto simile a quella eseguita per il Duomo di Lucca; e sebbene il documento, come
10 riferiscono sommariamente il Milanesi ed il Ridolfi, non nomini esplicitamente l’autore
di questo lavoro, pure può sembrare probabile l’ipotesi che Lorenzo abbia lavorato intorno
ad esso come aiuto di Matteo.
Tanto più che le relazioni personali fra i due maestri sono provate dal fatto che ap-
punto il Civitali era uno degli arbitri di fiducia nominati concordemente da Lorenzo e dagli
operai per la stima del tabernacolo, e che l’ipotesi della cooperazione di Lorenzo nelle
opere di Lucca è ammessa dai due sovrannominati autori che videro i documenti originali.
L’esame stilistico conferma questa ipotesi. Delle opere di Lorenzo ancora rimangono
in San Martino di Pietrasanta l’ornamento del Còro ed il piedestallo del tabernacolo ; questo
invece è conservato nella chiesa parrocchiale di Larnocchia. Nell’ornamento del Coro si
distingue la parte eseguita da Lorenzo da quella successivamente lavorata dai maestri Giu-
liano e Bastiano ; la mano esperta dello Stagi, fine ed elegante, fa fresche e vive le testine
dei putti, compiacendosi di modellarle tutte differenti e piene di carattere. Il maestro studia
l’espressione dei sentimenti infantili e la fissa nel marmo così che le sue testine ora sorri-
dono, ora aprono gli occhi stupiti, talvolta si adombrano di mestizia.
I due artisti, pur servendosi come modello di una leggiadra testina di Lorenzo, fanno
le loro frettolosamente e con poco garbo. Anche le candelabre nei pilastrini che sorreggono
11 fregio presentano notevoli differenze perchè accanto a quelle fini lavorate da Lorenzo con
pazienza di orafo, le altre sembrano eseguite alla buona da un campagnolo inesperto.
II coro del Duomo di Lucca, come apparisce nell’ornamento della spalliera e nei fram-
menti della balaustra, oggi riuniti nella Cappella del Santuario, ha il fregio superiore dise-
gnato nella stessa guisa con testine alate di
putti fra festoni di frutta e nelle candelabre
identici mazzetti di frutta legati e pendenti da
un nastro ; tutto il lavoro è eseguito con la
stessa fine e leggiadra abilità ; solo in alcune
testine, certo di altra mano, la struttura e la
espressione del carattere infantile non hanno nè
grazia nè vivezza. I frammenti del sepolcro di
San Romano, il fregio del Volto Santo, come
pure tutti gli altri bei lavori prima indicati, pre-
sentano la stessa mirabile sapienza di lavoro fra
le piccole varianti nella linea e nella disposizione
dei vari elementi decorativi.
Rileveremo successivamente gli stessi carat-
teri in frammenti scultorei del Camposanto di
Pisa, appartenenti a mio giudizio agli altari del
Duomo che sappiamo allogati ed in parte ese-
guiti sotto la direzione di Matteo Civitali. L’attri-
buzione di tutte queste sculture a Lorenzo Stagi
ha valore di ipotesi ; certo queste opere sono
tutte uscite dalla bottega di Matteo, il quale,
assumendo per suo conto vari ed importanti
lavori, ne affidava l’esecuzione ai suoi garzoni
fra i quali io credo primeggiasse il maestro pie-
trasantino.
Abbiamo veduto come nel 1504, per incarico dei Priori della Compagnia di Cristo di
Pietrasanta, Lorenzo eseguisse un piedestallo di marmo per il tabernacolo ; quest’opera è
ancora in Duomo, solo ha mutato ufficio.
Lorenzo Stagi (?) : Recinto del coro.
Lncca, Cattedrale. - (Fot. Alinari)
272
Dunque l’esaminato atto di allogazione del Coro impone a Lorenzo di eseguire l’opera
del tutto simile a quella eseguita per il Duomo di Lucca; e sebbene il documento, come
10 riferiscono sommariamente il Milanesi ed il Ridolfi, non nomini esplicitamente l’autore
di questo lavoro, pure può sembrare probabile l’ipotesi che Lorenzo abbia lavorato intorno
ad esso come aiuto di Matteo.
Tanto più che le relazioni personali fra i due maestri sono provate dal fatto che ap-
punto il Civitali era uno degli arbitri di fiducia nominati concordemente da Lorenzo e dagli
operai per la stima del tabernacolo, e che l’ipotesi della cooperazione di Lorenzo nelle
opere di Lucca è ammessa dai due sovrannominati autori che videro i documenti originali.
L’esame stilistico conferma questa ipotesi. Delle opere di Lorenzo ancora rimangono
in San Martino di Pietrasanta l’ornamento del Còro ed il piedestallo del tabernacolo ; questo
invece è conservato nella chiesa parrocchiale di Larnocchia. Nell’ornamento del Coro si
distingue la parte eseguita da Lorenzo da quella successivamente lavorata dai maestri Giu-
liano e Bastiano ; la mano esperta dello Stagi, fine ed elegante, fa fresche e vive le testine
dei putti, compiacendosi di modellarle tutte differenti e piene di carattere. Il maestro studia
l’espressione dei sentimenti infantili e la fissa nel marmo così che le sue testine ora sorri-
dono, ora aprono gli occhi stupiti, talvolta si adombrano di mestizia.
I due artisti, pur servendosi come modello di una leggiadra testina di Lorenzo, fanno
le loro frettolosamente e con poco garbo. Anche le candelabre nei pilastrini che sorreggono
11 fregio presentano notevoli differenze perchè accanto a quelle fini lavorate da Lorenzo con
pazienza di orafo, le altre sembrano eseguite alla buona da un campagnolo inesperto.
II coro del Duomo di Lucca, come apparisce nell’ornamento della spalliera e nei fram-
menti della balaustra, oggi riuniti nella Cappella del Santuario, ha il fregio superiore dise-
gnato nella stessa guisa con testine alate di
putti fra festoni di frutta e nelle candelabre
identici mazzetti di frutta legati e pendenti da
un nastro ; tutto il lavoro è eseguito con la
stessa fine e leggiadra abilità ; solo in alcune
testine, certo di altra mano, la struttura e la
espressione del carattere infantile non hanno nè
grazia nè vivezza. I frammenti del sepolcro di
San Romano, il fregio del Volto Santo, come
pure tutti gli altri bei lavori prima indicati, pre-
sentano la stessa mirabile sapienza di lavoro fra
le piccole varianti nella linea e nella disposizione
dei vari elementi decorativi.
Rileveremo successivamente gli stessi carat-
teri in frammenti scultorei del Camposanto di
Pisa, appartenenti a mio giudizio agli altari del
Duomo che sappiamo allogati ed in parte ese-
guiti sotto la direzione di Matteo Civitali. L’attri-
buzione di tutte queste sculture a Lorenzo Stagi
ha valore di ipotesi ; certo queste opere sono
tutte uscite dalla bottega di Matteo, il quale,
assumendo per suo conto vari ed importanti
lavori, ne affidava l’esecuzione ai suoi garzoni
fra i quali io credo primeggiasse il maestro pie-
trasantino.
Abbiamo veduto come nel 1504, per incarico dei Priori della Compagnia di Cristo di
Pietrasanta, Lorenzo eseguisse un piedestallo di marmo per il tabernacolo ; quest’opera è
ancora in Duomo, solo ha mutato ufficio.
Lorenzo Stagi (?) : Recinto del coro.
Lncca, Cattedrale. - (Fot. Alinari)