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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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Fasc. 5
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Miscellanea
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372

MISCELLANEA

Dirò solo che, all’unanime coro fa eccezione il Guar-
dabassi, il quale dovette, veramente, avere i suoi
buoni dubbi intorno a quella strana paternità, non però
sulla scuola; tantoché nel suo Indice- Guida dei monu-
menti dell’Umbria, in maniera più generica, meno
compromettente, ma ugualmente errata, scrisse che
la tela dell’altar maggiore di Sant’Ansano è opera di
seriola veneta del XVII secolo. E rallegriamoci che,
almeno in questo giudizio, non siano state discono-
sciute le ovvie ragioni della più evidente cronologia !

Alta m. 3, per m. 2 circa di larghezza, la tela di
Sant’Ansano di Spoleto, rappresenta il giovinetto
Martire senese, titolare della chiesa, di grandezza na-

Archita Ricci. Spoleto: Sant’Ansano

turale, quasi completamente ignudo, essendogli state
strappate di dosso le vesti, che vedonsi gettateli sul
terreno. Tengono afferrato il Santo per i polsi, a man
diritta, l’alta figura di un terribile guerriero con elmo
e corazza, e la spada sguainata nel pugno, volte le
spalle al riguardante; a sinistra un manigoldo, quasi
ignudo, visto di fronte. Ambedue queste figure in
atto di stendere il Santo a terra, mentre egli volge
(sarei tentato di dire stravolge), in un supremo ab-
bandono, gli occhi al cielo. Dietro la testa del Santo
se ne intravvede un’altra di uomo adulto, forse di un
terzo aiutante al martirio. Lo sfondo di paese, assai
nero e per nulla prospettico, ha termine in alto con
la veduta azzurrognola di una città, in mezzo alla

quale torreggia un tempio dall’ampia cupola rotonda.
Sopra, tra le nubi squarciate, apparisce in gloria il
Redentore in mezza figura, ignudo, con un mantello
rosato gettato sulle spalle, in atto di aprire le braccia
per accogliere l’anima del Martire sottostante, cui
due angioletti presentano una corona d’oro e la palma.

A sinistra, in basso, appena uscente dalla moderna
cornice dorata, si vede la mezza figura di un devoto,
con le mani giunte, vestito di nero, in costume sei-
centesco.

Tale dipinto presenta tutti i difetti della scuola
caravaggesca: forti contrasti di luci e di ombre asso-
lutamente nere ; disegno trascurato ; carni rosate, belle
e abbastanza ben mantenute. Qua e là buon colore,
benché manierato, anche nel resto; ma un insieme
artificioso di tragicità e di contrasti eccessivi, così
nella composizione, come nella esecuzione, per nulla
attraente.

Nel marzo del 1901, questa tela, che era assai
sporca e aveva molto sofferto, fu fatta ripulire, per
mio consiglio, dal compianto pittore spoletino Giro-
lamo Leoncilli. Tolta giù dall’altare ed esaminata
diligentemente, mi avvidi che, in origine, doveva
essere un po’ più ampia, e, nella ripiegatura della
tela, potei leggere chiaramente questo frammento di
iscrizione che, un tempo era, di certo, alla vista di
tutti.

ARCHITAS RIC • •

VRBINA.

Chi era questo Archita Rie. .. di Urbino? Era forse
un ignorato pittore, che aveva eseguita quell’opera?
Oppure uno sconosciuto personaggio, committente e
donatore dell’opera stessa alla chiesa? Non trovando
cenno alcuno di un pittore di tal nome, in tutti i
libri di storia dell’arte che mi vennero a mano, pensai
che fosse più verosimile la seconda ipotesi, cui sem-
brava dar valore il ritratto del devoto dipinto nel
quadro. E scrissi subito a Urbino, nella fiducia che
un qualche lume mi venisse di lassù intorno a questo
Archita Rie..., pittore o committente che fosse, il
quale tanto solennemente si era, in quella tela, affer-
mato urbinate. Ma, in Urbino, nessuna notizia si
aveva di un tal nome !

Non andò guari, però, che io stesso potei comple-
tare il cognome di Archita e determinare il vero es-
sere di questo personaggio. Sfogliando un giorno, per
altre ricerche, l’Indice-Guida dei monumenti dell’ Umbria
di Mariano Guardabassi, mi cadde improvvisamente
sott’occhio, per ben due volte, il nome di Archita
Ricci pittore di Urbino e autore di due tele conser-
vate nell’Umbria. Fu come un raggio di luce ! Dopo
alcune brevi considerazioni, non mi restò l’ombra di
un dubbio: l’Archita Ricci, che aveva firmata la tela
di Sant’Ansano in Spoleto, era un pittore urbinate,
fiorito tra la fine del xvi e il principio del xvii secolo!
 
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