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CORRIERI
Anzi dirò che mentre i nudi dello Zorn impressio-
nano per la grande luminosità ed evidenza colori-
stica — dovute d’altronde anche esse a giustezza di
modellatura e di rapporti — quelli del Tito sono in-
vece maggiormente notevoli per la solidità e per la
carnosità della modellatura.
Così nel quadro II bagno, di derivazione troppo
direttamente Zorniana, il piccolo nudo della procace
e graziosissima bagnante, è così sapientemente mo-
dellato che par di poterne veramente sentire sotto la
mano le anfrattuosità e carezzarne le curve salienti,
ma non raggiunge invero quella grande luminosità
che c’è in Cerbiatte o in Ponticello dello Zorn, o in
quel sorprendente e indimenticabile Ruscello che lo
Zorn stesso espose, mi pare, nella precedente mostra
del 1905.
Un’altra mostra individuale che ha destato vivis-
simo interesse, sia per la rinomanza dell’artista, che
Camillo Innocenti: La visita
per il complesso delle opere e per l’entusiasmo su-
scitato da alcune tra esse, è quella del Besnard.
Il ritratto della principessa Matilde, preceduto dal
turbinìo di una fama gloriosa, è indubbiamente opera
di un grande artista, maestro del colore e del disegno.
Tuttavia il ritratto che dalla principessa fu, a torto,
rifiutato, sembra rimasto quasi allo stadio di pre-
parazione e lo si vorrebbe veder condotto più in-
nanzi. Invece è — a parer mio — opera completa, il
ritratto di Madame Besnard per fattura, per taglio, e
per rassomiglianza, assolutamente insuperabile. Altret-
tanto bello è il nudo Malia intima. Il Besnard carezza
il nudo femminile con quel culto e quella galanteria
tradizionale del parigino. Nessuna volgarità, pur es-
sendo nel più puro verismo. Invece in ogni nudo è
un omaggio, un tributo di ammirazione alla più bella
fra le belle creazioni di Dio. E la stessa trattazione
fine, garbata, galante, quasi un madrigale , ammiriamo
sia — come nel Malia intima — che il nudo ci appaia
nell’ interno di una stanza densa di mistero e appena
illuminata da una luce discreta e velata, sia — come
in Mattino, per esempio, o in Bagno — che i nudi sian
dipinti alla grande aria aperta e inondati di luce, e
attraverso la decomposizione dei colori, sien tutti cir-
confusi di una squisita iridescenza di tinte, che si sco-
lorino e si fondano in una intonazione madreperlacea
di insuperabile effetto.
Non nego che in codesta ricerca di decomposizione
del colore, talvolta, pure il Besnard cosi padrone della
sua tavolozza, appare un pochino stridente e manie-
rato ; così in alcuni ritratti come in alcune impressioni
luministe di paesaggio. Ma tuttavia la mostra collet-
tiva del grande pittore parigino — di cui avremmo
voluto poter ammirare qualcheduna delle sue belle
composizioni decorative — desta un così vivo interesse
ed è così vigorosamente personale, come nessun’altra
forse, in questa ottava Esposizione.
* * *
Come alla collezione di quadri idealistici dello Stuck
si potrebbe opporre la sala dello Zorn, di maniera e
di sentimento così realista, cosi alla mostra dei quadri
del Besnard studioso e ricercatore del vero, ma at-
traverso un prismatico viluppo di elementi sogget-
tivi, potrebbe opporsi la così ingenuamente sincera e
spontanea maniera di Peter Severin Kroyer. Salito in
grande fama, fra il battagliare di entusiasmi e di de-
nigrazioni violente, con un quadro Cappellai italiani,
di un realismo forse eccessivo e ributtante, egli si
mantenne fedele alla sua maniera fatta di sincerità, e
pur abbandonando gli eccessi di un naturalismo, che
era dovuto d’altronde alla reazione contro la pittura
manierata dei Watteau, dei Fragonard, dei Bouguerau
e di gretti e convenzionali accademici, continuò di-
ritto e sicuro per la via che gli era divenuta cara per
il successo riportato, cercando solo di vedere gli spet-
tacoli belli di questa terra, e non i brutti. Ammire-
voli sono i vari ritratti del Kroyer e fra gli altri il
suo, che è un piccolo gioiello; superiore — per me —
come efficacia coloristica e come espressione, anche
all’autoritratto di grandezza naturale che possiede la
Galleria degli Uffizi di Firenze.
Altrettanto bello è il piccolo quadretto intitolato
A colazione dove, sia le tre figurine che i dettagli
della luminosa stanza da pranzo, sono resi con tale
evidenza e d’altronde con tale semplicità di mezzi e
di tecnica, che non si potrebbe maggiore.
Belli ancora i gruppi di ritratti ufficiali e migliore
ancora il notissimo Quartetto nel mio studio e Fuoco
di S. Giovanni — il quadro che raggiunge il prezzo
maggiore di tutta l’Esposizione — di un effetto lu-
minoso affatto sorprendente, ma un po’ slombato e
disarmonico forse nei rapporti fra le parti illuminate
dai bagliori del fuoco e le parti che restano maggior-
mente nel buio, ed anche in parte, nella costruzione
dei vari gruppi.
CORRIERI
Anzi dirò che mentre i nudi dello Zorn impressio-
nano per la grande luminosità ed evidenza colori-
stica — dovute d’altronde anche esse a giustezza di
modellatura e di rapporti — quelli del Tito sono in-
vece maggiormente notevoli per la solidità e per la
carnosità della modellatura.
Così nel quadro II bagno, di derivazione troppo
direttamente Zorniana, il piccolo nudo della procace
e graziosissima bagnante, è così sapientemente mo-
dellato che par di poterne veramente sentire sotto la
mano le anfrattuosità e carezzarne le curve salienti,
ma non raggiunge invero quella grande luminosità
che c’è in Cerbiatte o in Ponticello dello Zorn, o in
quel sorprendente e indimenticabile Ruscello che lo
Zorn stesso espose, mi pare, nella precedente mostra
del 1905.
Un’altra mostra individuale che ha destato vivis-
simo interesse, sia per la rinomanza dell’artista, che
Camillo Innocenti: La visita
per il complesso delle opere e per l’entusiasmo su-
scitato da alcune tra esse, è quella del Besnard.
Il ritratto della principessa Matilde, preceduto dal
turbinìo di una fama gloriosa, è indubbiamente opera
di un grande artista, maestro del colore e del disegno.
Tuttavia il ritratto che dalla principessa fu, a torto,
rifiutato, sembra rimasto quasi allo stadio di pre-
parazione e lo si vorrebbe veder condotto più in-
nanzi. Invece è — a parer mio — opera completa, il
ritratto di Madame Besnard per fattura, per taglio, e
per rassomiglianza, assolutamente insuperabile. Altret-
tanto bello è il nudo Malia intima. Il Besnard carezza
il nudo femminile con quel culto e quella galanteria
tradizionale del parigino. Nessuna volgarità, pur es-
sendo nel più puro verismo. Invece in ogni nudo è
un omaggio, un tributo di ammirazione alla più bella
fra le belle creazioni di Dio. E la stessa trattazione
fine, garbata, galante, quasi un madrigale , ammiriamo
sia — come nel Malia intima — che il nudo ci appaia
nell’ interno di una stanza densa di mistero e appena
illuminata da una luce discreta e velata, sia — come
in Mattino, per esempio, o in Bagno — che i nudi sian
dipinti alla grande aria aperta e inondati di luce, e
attraverso la decomposizione dei colori, sien tutti cir-
confusi di una squisita iridescenza di tinte, che si sco-
lorino e si fondano in una intonazione madreperlacea
di insuperabile effetto.
Non nego che in codesta ricerca di decomposizione
del colore, talvolta, pure il Besnard cosi padrone della
sua tavolozza, appare un pochino stridente e manie-
rato ; così in alcuni ritratti come in alcune impressioni
luministe di paesaggio. Ma tuttavia la mostra collet-
tiva del grande pittore parigino — di cui avremmo
voluto poter ammirare qualcheduna delle sue belle
composizioni decorative — desta un così vivo interesse
ed è così vigorosamente personale, come nessun’altra
forse, in questa ottava Esposizione.
* * *
Come alla collezione di quadri idealistici dello Stuck
si potrebbe opporre la sala dello Zorn, di maniera e
di sentimento così realista, cosi alla mostra dei quadri
del Besnard studioso e ricercatore del vero, ma at-
traverso un prismatico viluppo di elementi sogget-
tivi, potrebbe opporsi la così ingenuamente sincera e
spontanea maniera di Peter Severin Kroyer. Salito in
grande fama, fra il battagliare di entusiasmi e di de-
nigrazioni violente, con un quadro Cappellai italiani,
di un realismo forse eccessivo e ributtante, egli si
mantenne fedele alla sua maniera fatta di sincerità, e
pur abbandonando gli eccessi di un naturalismo, che
era dovuto d’altronde alla reazione contro la pittura
manierata dei Watteau, dei Fragonard, dei Bouguerau
e di gretti e convenzionali accademici, continuò di-
ritto e sicuro per la via che gli era divenuta cara per
il successo riportato, cercando solo di vedere gli spet-
tacoli belli di questa terra, e non i brutti. Ammire-
voli sono i vari ritratti del Kroyer e fra gli altri il
suo, che è un piccolo gioiello; superiore — per me —
come efficacia coloristica e come espressione, anche
all’autoritratto di grandezza naturale che possiede la
Galleria degli Uffizi di Firenze.
Altrettanto bello è il piccolo quadretto intitolato
A colazione dove, sia le tre figurine che i dettagli
della luminosa stanza da pranzo, sono resi con tale
evidenza e d’altronde con tale semplicità di mezzi e
di tecnica, che non si potrebbe maggiore.
Belli ancora i gruppi di ritratti ufficiali e migliore
ancora il notissimo Quartetto nel mio studio e Fuoco
di S. Giovanni — il quadro che raggiunge il prezzo
maggiore di tutta l’Esposizione — di un effetto lu-
minoso affatto sorprendente, ma un po’ slombato e
disarmonico forse nei rapporti fra le parti illuminate
dai bagliori del fuoco e le parti che restano maggior-
mente nel buio, ed anche in parte, nella costruzione
dei vari gruppi.