394
CORRIERI
decorative del Bartlett, una nervosa Danzatrice del-
l’Eberle e una elegante Ninfa del fiume del Pratt.
Ho ammirato, altrove, sempre nella stessa misura, la
collezione del Troubetzkoy, non so se ormai più no-
stro o straniero, e L’uomo dell’otre del Minne, belga,
di magnifico e nobilissimo effetto, nonostante la du-
rezza geometrica dell’acqua cadente dal vaso, e i ma-
gnifici busti di donna del Rousseau e V Operaio este-
rniate, di un umanitarismo così efficace come possono
esserlo appena cento volumi o cento conferenze so-
cialiste e come era d’altronde l’opera intitolata Senza
latte di un giovane italiano, il Ciampi esposta l’anno
scorso alla mostra internazionale di Roma.
Nel padiglione inglese sir George Frampton espone
La belle Dame san merci, di una eleganza tutta bri-
tannica e in quello bavarese il Bermann un bellissimo
Busto del poeta C. Ferdinand Meyer, pieno di espres-
sione e di vita.
Ma a questi non molti nomi di artisti stranieri io posso
facilmente opporre ancora l’Apolloni, col suo Sorriso di
madre di impeccabile purezza di disegno e di model-
latura, e Nicolini con Pace, Jerace, con i ritratti di
Gaspare Finali e di Nicotera ; potrei vantare Maria
Rosa, così carina e dolce, del Romagnoli e il magni-
fico ritratto in marmo assai ben patinato del Bazzaro,
così come i bronzi del Sortini e i gessi del Marsili e
di Antonio Sciortino.
Infine, fra le opere di mole grandiosa e di alto pen-
siero citerò, perchè degne di speciale considerazione,
pur non trovando per nessuna di esse una parola di
vera ammirazione,"prima di ogni altra, L’Auriga, assai
bene modellato del Calandra; e poi I cavalli del sole
dell’Origo e La patria è sulla nave del Lorenzetti, le
quali entrambe, nella derivazione d’annunziana, non
hanno trovato fiaccola così ardente che ne illumini e
ne riscaldi la fredda ed oscura concezione.
# ^ rfs
Nelle forme d’arte decorativa e nella decorazione
vera e propria l’Italia non fa, nemmeno quest’anno,
buona prova; nè potrebbe esser altrimenti, poiché fra
noi queste forme incominciano solo ora ad esser col-
tivate e, assai spesso, con intendimenti imitativi e di
contraffazione, che non possono produrre opere du-
revoli e degne.
Da questa sconfortante convinzione può disto-
glierci il Sartorio, ma non gli sforzi, sebbene lode-
voli del Chini, di cui le ceramiche, invero spesso
molto belle, sono preferibili alla faraginosa decorazione
della cupola della ia sala, nè i tentativi alquanto in-
fantili e troppo famigliari dei Cadorin ; nè i cuoi del
Norsa e dello Zaniol, di imitazione antica troppo
pedissequa.
Invece il vetro colorato della ditta Beltrami e ì
molti oggetti della ditta Ducrot, che lavora sotto la
direzione di un artista multiforme e ingegnoso come
il Basile, lasciano sperare che in Italia si possa e che
presto si voglia dare maggior importanza all’arte de-
corativa e si raggiunga quel posto che ha conqui-
stato l’Inghilterra col Dawson, col Fisher, col AVilson
e con le ditte Pilkington’s File & Pottery e Ruski-n
Pottery & Enamels Works, ed anche 1’ Ungheria
nella sua svariata e ricchissima collezione di questo
anno.
Altrettanto dovrei dire delle acqueforti, incisioni,
punte secche e via dicendo ; poiché davvero in Italia
— Balestrieri, Croatto, Viganò, Miti Zanetti, Guacci-
manni compresi — nessuno è arrivato a una produ-
zione così varia, così intensa e così vigorosa come
quella dei belgi, Rops, Van der Eoo, che ha un’ac-
quafòrte a colori veramente sorprendente, Danse Au-
guste e Louise, Hens, Maréchal, Meunier, Vaes, Wes-
mael, o come quella degli svedesi Haig, Zorn e Zoir,
di cui alcune acqueforti di soggetto italiano sono di
una rara potenza di suggestione, od anche come quella
degli americani del nord Blum, Cole, Green, Pennel,
Weir, Whistler, White, Wolf la cui tecnica è sempre
più larga, più originale, più ardita di quella timida
e troppo uniforme dei nostri pochi cultori del Biafico
e nero.
Adolfo Apolloni : Sorriso di madre
CORRIERI
decorative del Bartlett, una nervosa Danzatrice del-
l’Eberle e una elegante Ninfa del fiume del Pratt.
Ho ammirato, altrove, sempre nella stessa misura, la
collezione del Troubetzkoy, non so se ormai più no-
stro o straniero, e L’uomo dell’otre del Minne, belga,
di magnifico e nobilissimo effetto, nonostante la du-
rezza geometrica dell’acqua cadente dal vaso, e i ma-
gnifici busti di donna del Rousseau e V Operaio este-
rniate, di un umanitarismo così efficace come possono
esserlo appena cento volumi o cento conferenze so-
cialiste e come era d’altronde l’opera intitolata Senza
latte di un giovane italiano, il Ciampi esposta l’anno
scorso alla mostra internazionale di Roma.
Nel padiglione inglese sir George Frampton espone
La belle Dame san merci, di una eleganza tutta bri-
tannica e in quello bavarese il Bermann un bellissimo
Busto del poeta C. Ferdinand Meyer, pieno di espres-
sione e di vita.
Ma a questi non molti nomi di artisti stranieri io posso
facilmente opporre ancora l’Apolloni, col suo Sorriso di
madre di impeccabile purezza di disegno e di model-
latura, e Nicolini con Pace, Jerace, con i ritratti di
Gaspare Finali e di Nicotera ; potrei vantare Maria
Rosa, così carina e dolce, del Romagnoli e il magni-
fico ritratto in marmo assai ben patinato del Bazzaro,
così come i bronzi del Sortini e i gessi del Marsili e
di Antonio Sciortino.
Infine, fra le opere di mole grandiosa e di alto pen-
siero citerò, perchè degne di speciale considerazione,
pur non trovando per nessuna di esse una parola di
vera ammirazione,"prima di ogni altra, L’Auriga, assai
bene modellato del Calandra; e poi I cavalli del sole
dell’Origo e La patria è sulla nave del Lorenzetti, le
quali entrambe, nella derivazione d’annunziana, non
hanno trovato fiaccola così ardente che ne illumini e
ne riscaldi la fredda ed oscura concezione.
# ^ rfs
Nelle forme d’arte decorativa e nella decorazione
vera e propria l’Italia non fa, nemmeno quest’anno,
buona prova; nè potrebbe esser altrimenti, poiché fra
noi queste forme incominciano solo ora ad esser col-
tivate e, assai spesso, con intendimenti imitativi e di
contraffazione, che non possono produrre opere du-
revoli e degne.
Da questa sconfortante convinzione può disto-
glierci il Sartorio, ma non gli sforzi, sebbene lode-
voli del Chini, di cui le ceramiche, invero spesso
molto belle, sono preferibili alla faraginosa decorazione
della cupola della ia sala, nè i tentativi alquanto in-
fantili e troppo famigliari dei Cadorin ; nè i cuoi del
Norsa e dello Zaniol, di imitazione antica troppo
pedissequa.
Invece il vetro colorato della ditta Beltrami e ì
molti oggetti della ditta Ducrot, che lavora sotto la
direzione di un artista multiforme e ingegnoso come
il Basile, lasciano sperare che in Italia si possa e che
presto si voglia dare maggior importanza all’arte de-
corativa e si raggiunga quel posto che ha conqui-
stato l’Inghilterra col Dawson, col Fisher, col AVilson
e con le ditte Pilkington’s File & Pottery e Ruski-n
Pottery & Enamels Works, ed anche 1’ Ungheria
nella sua svariata e ricchissima collezione di questo
anno.
Altrettanto dovrei dire delle acqueforti, incisioni,
punte secche e via dicendo ; poiché davvero in Italia
— Balestrieri, Croatto, Viganò, Miti Zanetti, Guacci-
manni compresi — nessuno è arrivato a una produ-
zione così varia, così intensa e così vigorosa come
quella dei belgi, Rops, Van der Eoo, che ha un’ac-
quafòrte a colori veramente sorprendente, Danse Au-
guste e Louise, Hens, Maréchal, Meunier, Vaes, Wes-
mael, o come quella degli svedesi Haig, Zorn e Zoir,
di cui alcune acqueforti di soggetto italiano sono di
una rara potenza di suggestione, od anche come quella
degli americani del nord Blum, Cole, Green, Pennel,
Weir, Whistler, White, Wolf la cui tecnica è sempre
più larga, più originale, più ardita di quella timida
e troppo uniforme dei nostri pochi cultori del Biafico
e nero.
Adolfo Apolloni : Sorriso di madre