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ROBERTO PAPI NI
di Cagliari ha con questi avanzi della transenna del Duomo pisano è dunque una con-
ferma di più di quel che già riconobbe lo Scano,1 che cioè il pulpito cagliaritano altro non
è se non il vecchio pulpito scolpito nel 1162 da Guglielmo e sostituito poi con quello di
Giovanni nel Duomo di Pisa; e dimostra anche che la bottega di Guglielmo ebbe una
stretta relazione con quella di Gruamonte non solo per le grandi somiglianze stilistiche, ma
anche per la contemporaneità delle opere, già che le date finora incerte vengono ad avere
dal raffronto degli stili una conferma decisiva.
Alla stessa epoca, cioè ai primi decenni della seconda metà del xil secolo appartengono
le formelle, i candelabri e l’ambone del Duomo di Volterra. Se non che queste opere di
scultura, anziché col gruppo di Gruamonte e di Guglielmo voglion esser poste in relazione
con lo scultore dell’architrave di San Giovanni fuorcivitas a Pistoia, molto affine, del resto,
a quel gruppo. La rappresentazione dell’ultima cena che nell’architrave di San Giovanni è
distesa in tutta la lunghezza della soglia, a Volterra è raggruppata ed ammassata sover-
chiamente entro la formella principale dell’ambone. In essa le figure hanno teste rettan-
golari, con la bocca larga, il naso grosso e corto,
le barbe pesanti e come bagmate, gli occhi bucati
col trapano, i capelli divisi a mezzo del capo ; tutte
son plasmate con una durezza maggiore che in
quelle dell’architrave pistoiese ma aventi con quelle
una stessa fissità d’espressione, una stessa caratte-
ristica generale di rigida immobilità. Di più le due
rappresentazioni del cenacolo presentano le figure
degli apostoli tutte di faccia, con le vesti tracciate
a pieghe falcate in gran numero, pieghe che sem-
brano essere predilette da questo gruppo d’artisti,
come da Gruamonte stesso, poiché le troviamo anche
a tracciare con grande uniformità e convenzionalismo
il ricadere della tovaglia in soverchia abbondanza. Si
aggiungano a queste rassomiglianze l’analogia delle
cornici a semplice strombo rettilineo sottostante ad
un piccolo listello, l’analogia anche maggiore dei
Firenze. Chiesa di San Leonardo in Arcetri. leoni che sostengono il pulpito volterrano con quelli
Formella del pulpito. che sorreggono le spalle dell’arco sopra la porte di
San Giovanni fziorci'vitas e potremo facilmente sup-
porre che da artefici della stessa bottega sieno uscite queste opere di scultura, assegnando così
circa al 1180, data dell’architrave di San Giovanni, la costruzione della transenna e dell’am-
bone del Duomo di Volterra.2
Tanto più che nelle formelle e nell’ambone già appaiono forme di decorazione ad intarsio
ispirate a motivi floreali od animali.
Avevamo infatti visto finora che i fondi delle formelle lasciati vuoti dalle sculture a
intaglio erano ornati con una tarsia a soli motivi geometrici, ma ben presto si pensò ad
usare anche per l’intarsio gli stessi motivi di tralci, di fogliami e di fiori che si usavano
nella decorazione delle cornici con larghezza sempre mag'giore, sino a giungere nel 1207
1 Scano DiONiGr : L’antico pulpito del Duomo di
Pisa, ecc., Cagliari, 1905.
2 Notando che nelle formelle del Duomo di Vol-
terra si riscontrano due tipi di cornici, le une a tra-
foro di trapano, le altre a semplice intaglio di scal-
pello, possiamo arguire che qui lavorassero vari arte-
fici, ognuno dei quali aveva e conservava il suo stile,
pure sotto la direzione del maestro. Notando anche
l’analogia grande fra queste cornici intagliate a scal-
pello e quelle eseguite con la stessa tecnica e con gli
stessi motivi nella transenna di San Miniato al Monte,
si potrebbe ragionevolmente supporre — e ne avremo
una conferma nel materiale ivi adoperato — che a
San Miniato lavorassero artefici del territorio pisano.
ROBERTO PAPI NI
di Cagliari ha con questi avanzi della transenna del Duomo pisano è dunque una con-
ferma di più di quel che già riconobbe lo Scano,1 che cioè il pulpito cagliaritano altro non
è se non il vecchio pulpito scolpito nel 1162 da Guglielmo e sostituito poi con quello di
Giovanni nel Duomo di Pisa; e dimostra anche che la bottega di Guglielmo ebbe una
stretta relazione con quella di Gruamonte non solo per le grandi somiglianze stilistiche, ma
anche per la contemporaneità delle opere, già che le date finora incerte vengono ad avere
dal raffronto degli stili una conferma decisiva.
Alla stessa epoca, cioè ai primi decenni della seconda metà del xil secolo appartengono
le formelle, i candelabri e l’ambone del Duomo di Volterra. Se non che queste opere di
scultura, anziché col gruppo di Gruamonte e di Guglielmo voglion esser poste in relazione
con lo scultore dell’architrave di San Giovanni fuorcivitas a Pistoia, molto affine, del resto,
a quel gruppo. La rappresentazione dell’ultima cena che nell’architrave di San Giovanni è
distesa in tutta la lunghezza della soglia, a Volterra è raggruppata ed ammassata sover-
chiamente entro la formella principale dell’ambone. In essa le figure hanno teste rettan-
golari, con la bocca larga, il naso grosso e corto,
le barbe pesanti e come bagmate, gli occhi bucati
col trapano, i capelli divisi a mezzo del capo ; tutte
son plasmate con una durezza maggiore che in
quelle dell’architrave pistoiese ma aventi con quelle
una stessa fissità d’espressione, una stessa caratte-
ristica generale di rigida immobilità. Di più le due
rappresentazioni del cenacolo presentano le figure
degli apostoli tutte di faccia, con le vesti tracciate
a pieghe falcate in gran numero, pieghe che sem-
brano essere predilette da questo gruppo d’artisti,
come da Gruamonte stesso, poiché le troviamo anche
a tracciare con grande uniformità e convenzionalismo
il ricadere della tovaglia in soverchia abbondanza. Si
aggiungano a queste rassomiglianze l’analogia delle
cornici a semplice strombo rettilineo sottostante ad
un piccolo listello, l’analogia anche maggiore dei
Firenze. Chiesa di San Leonardo in Arcetri. leoni che sostengono il pulpito volterrano con quelli
Formella del pulpito. che sorreggono le spalle dell’arco sopra la porte di
San Giovanni fziorci'vitas e potremo facilmente sup-
porre che da artefici della stessa bottega sieno uscite queste opere di scultura, assegnando così
circa al 1180, data dell’architrave di San Giovanni, la costruzione della transenna e dell’am-
bone del Duomo di Volterra.2
Tanto più che nelle formelle e nell’ambone già appaiono forme di decorazione ad intarsio
ispirate a motivi floreali od animali.
Avevamo infatti visto finora che i fondi delle formelle lasciati vuoti dalle sculture a
intaglio erano ornati con una tarsia a soli motivi geometrici, ma ben presto si pensò ad
usare anche per l’intarsio gli stessi motivi di tralci, di fogliami e di fiori che si usavano
nella decorazione delle cornici con larghezza sempre mag'giore, sino a giungere nel 1207
1 Scano DiONiGr : L’antico pulpito del Duomo di
Pisa, ecc., Cagliari, 1905.
2 Notando che nelle formelle del Duomo di Vol-
terra si riscontrano due tipi di cornici, le une a tra-
foro di trapano, le altre a semplice intaglio di scal-
pello, possiamo arguire che qui lavorassero vari arte-
fici, ognuno dei quali aveva e conservava il suo stile,
pure sotto la direzione del maestro. Notando anche
l’analogia grande fra queste cornici intagliate a scal-
pello e quelle eseguite con la stessa tecnica e con gli
stessi motivi nella transenna di San Miniato al Monte,
si potrebbe ragionevolmente supporre — e ne avremo
una conferma nel materiale ivi adoperato — che a
San Miniato lavorassero artefici del territorio pisano.