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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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Fasc. 6
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Papini, Roberto: Marmorari Romanici in Toscana
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https://doi.org/10.11588/diglit.24137#0476

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MARMORARI ROMANICI IN TOSCANA

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agli intarsi ricchissimi di tralci, di figure e d’ornati sui pavimenti del battistero fiorentino e
di San Miniato al Monte.1

Intorno a quest’anno appunto2 si deve assegnare anche la costruzione della transenna
e del pergamo nella basilica stessa di S. Miniato : si trova infatti usata nella transenna la
stessa tecnica d’intarsio che si vede sul pavimento quantunque il marmo di questo sia marmo
di Carrara, avanzo forse di qualche monumento romano e il marmo di quella sia più giallo
e tenero quasi come l’alabastro, sebbene di apparenza più saccaroide, ossia il marmo cosid-
detto di Maremma, che potrebbe far pensare ad artefici venuti dall’agro pisano.

Le formelle qui sono molto simili a quelle di Pisa e di Volterra, ma più piccole ed
eseguite con una tecnica assai diversa. Mentre in quelle di Pisa avevamo visto il paziente
lavoro di trapano e d’intaglio in modo da far pensare piuttosto a ricami o ad intagli in
avorio, vediamo in queste le cornici di puro gusto romanico, imitate da motivi classici ed
eseguite in maniera sommaria, mantenendo cioè ben netti i piani principali, curando più
l’effetto generale che la finitezza e la gentilezza del-
l’esecuzione. Il rosone centrale, qui assai più piccolo
e più tozzo che nelle formelle pisane, è contenuto
in cornici romboidali, ottagone od esagone general-
mente a lati curvi e a doppio sguancio, contenuti
alla lor volta nella consueta inquadratura terminata
dal filaretto liscio come un nastro. Appaiono qui nelle
formelle centrali racchiudenti il rosone le prime sa-
gome di quelle formelle che diverranno poi così co-
muni nell’arte gotica toscana, limitate cioè da archi
di cerchio intersecantisi coi lati di una figura geome-
trica poligonale, più spesso di un rombo o di un
quadrato. Ed appaiono pure negli intarsi del fondo
quei compassi che sempre più frequenti e più com-
plicati adorneranno dei loro intrecci, delle loro più
strane e più inspirate complicazioni il policromismo
decorativo sulle facciate delle chiese toscane.

Quanto poi all’ambone che in cornu epistulae
si eleva e si stacca dalla transenna oltre il presbiterio
esso è di forma semplice e rettangolare, con una
figura incoronata e vestita di una specie di chitone,
ritta sopra un leone accovacciato e reggente sul

capo l’aquila del leggìo, imagine — osserva il Venturi —della Metter ecclesia. Nella sagoma
totale questo ambone rassomiglia molto all’altro di Arcetri, che, se non possiede la parte
centrale col leggìo, deve esserne stato privato quando lo si disfece e malamente lo 'si rico-
struì nell’umile chiesetta del colle fiorentino disperdendone forse tra gli altri anche i pezzi
della transenna.

Firenze. Chiesa di San Leonardo in Arcetri.
Formella del pulpito.

1 La stessa tecnica dell’intarsio e la somiglianza
dei motivi permettono qui di avvicinare i pavimenti
delle due chiese fiorentine alle formelle delle tran-
senne presbiteriali. E non è quindi impossibile — seb-
bene l’ipotesi sia posta a solo titolo di curiosità —
che insieme col pavimento, e cioè circa il 1207, osse

fatto in S. Giovanni il fonte che Dante ricorda {In-
ferno, XIX) sul tipo di quello che esiste tuttora a Pisa
e cioè con formelle simili a quelle di San Miniato al
Monte. Certo le parole che ne dice Dante ricordando
i pozzetti, i quali

. . . non mi parean men ampi nè maggiori
Che quei che son nel mio bel San Giovanni
Fatti per luogo de’ battezzatori . ..

accennano appunto ad un fonte sul tipo di quello
pisano.

2 L’iscrizione della data è sul pavimento di San Mi-
niato scritta in fine a tre distici e suona cosi :

MCCVII RE
TINENTDE
TEPOREMTE

L'Arte. XII, 55.
 
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