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ROBERTO PAPI NI
Questi due amboni, che sembrano discendere, per la loro struttura e per la disposizione
delle parti, dal più antico e rozzo pergamo di Signa, hanno fra loro somiglianze notevolis-
sime e tali da farli ritenere usciti dalla stessa bottega quasi contemporaneamente. Non solo
infatti la figura della Metter ecclesia si ricollega con le rozze figure del pulpito d’Arcetri
per la forma della testa grossa in alto ed appuntita
verso il mento, per gli occhi grandi e spalancati,
per le mani sproporzionatamente grandi, per una
certa maniera sommaria di disegnar le pieghe delle
vesti, ma anche e più specialmente per le identiche
cornici ispirate all’antichità classica, per l’identico
modo con cui sono eseguite. Si confrontino infatti
le cornici di coronamento copiate entrambe da uno
stesso modello, si confrontino le altre che inquadrano
le formelle, figurate in Arcetri, intagliate semplice-
mente in San Miniato ; si paragonino gli identici ca-
pitelli e le identiche basi delle colonne bene imitate
da modelli classici e si dovrà concludere che il pulpito
di Arcetri va assegnato ai primi anni del Dugento
insieme con l’ambone di San Miniato al Monte.
Questo piccolo gruppo di sculture serve così
di anello di congiunzione, per rispetto all’età, fra i
due gruppi che abbiamo dovuto distinguere nello
svolgersi delle decorazioni presbiteriali appartenenti
al territorio pisano-lucchese : l’uno quello che abbiamo ricordato e che si compone delle tran-
senne e degli amboni del Duomo di Pisa, di Cagliari, di Volterra e degli architravi pistoiesi
di Sant’Andrea e di San Giovanni fuorcivitas; l’altro quello che verremo ora delineando e
di cui una delle prime manifestazioni ci appaiono le
formelle di Santa Maria foris ftortam a Lucca. Una
di esse catalogata nel Museo civico lucchese come
«formella di ambone» è di circa il doppio più grande
delle altre di Pisa ed è collocata dinanzi al frammento
di un’altra formella di cui non è indicata la prove-
nienza sul catalogo, sebbene il confronto con l’altra
la assicuri come appartenente alla stessa transenna.
Queste formelle presentano una complicazione d’or-
nati molto maggiore tanto negli intagli quanto negli
intarsi: nel mezzo in luogo del rosone stanno due
grifi affrontati fra un garbuglio di tralci e di linee
ad intarsio ed agli angoli della formella appaiono
per la prima volta due teste dalle labbra tumide,
dalle barbe a ciocche spartite, dai capelli terminanti
in foglie d’acanto ed in volute di rami. Eseguite
come sono coll’adoperarsi una tecnica che lascia ogni
spigolo tagliente, queste teste ajopaiono di una grande
rozzezza e presentano caratteristiche che vedremo
meglio definite nelle sculture di cui stiamo per par-
lare. Le quali sculture sembrano tutte far capo all’ar-
chitrave della chiesa di San Pier Maggiore in Pistoia.
In quest’opera di scultura noi non troviamo i soliti tipi delle figure con la testa piatta,
con la modellazione rozza, con le vesti intagliate piuttosto che modellate ; non troviamo
più le cornici fatte con lavoro pazientissimo di trapano e di sgorbia ad imitazione dell’avorio
o del ricamo ; troviamo invece teste che hanno una struttura assai più corretta quantunque
Firenze. Chiesa di San Leonardo in Arcetri.
Formella del pulpito.
Firenze. Chiesa di San Leonardo in Arcetri.
Formella del pulpito.
ROBERTO PAPI NI
Questi due amboni, che sembrano discendere, per la loro struttura e per la disposizione
delle parti, dal più antico e rozzo pergamo di Signa, hanno fra loro somiglianze notevolis-
sime e tali da farli ritenere usciti dalla stessa bottega quasi contemporaneamente. Non solo
infatti la figura della Metter ecclesia si ricollega con le rozze figure del pulpito d’Arcetri
per la forma della testa grossa in alto ed appuntita
verso il mento, per gli occhi grandi e spalancati,
per le mani sproporzionatamente grandi, per una
certa maniera sommaria di disegnar le pieghe delle
vesti, ma anche e più specialmente per le identiche
cornici ispirate all’antichità classica, per l’identico
modo con cui sono eseguite. Si confrontino infatti
le cornici di coronamento copiate entrambe da uno
stesso modello, si confrontino le altre che inquadrano
le formelle, figurate in Arcetri, intagliate semplice-
mente in San Miniato ; si paragonino gli identici ca-
pitelli e le identiche basi delle colonne bene imitate
da modelli classici e si dovrà concludere che il pulpito
di Arcetri va assegnato ai primi anni del Dugento
insieme con l’ambone di San Miniato al Monte.
Questo piccolo gruppo di sculture serve così
di anello di congiunzione, per rispetto all’età, fra i
due gruppi che abbiamo dovuto distinguere nello
svolgersi delle decorazioni presbiteriali appartenenti
al territorio pisano-lucchese : l’uno quello che abbiamo ricordato e che si compone delle tran-
senne e degli amboni del Duomo di Pisa, di Cagliari, di Volterra e degli architravi pistoiesi
di Sant’Andrea e di San Giovanni fuorcivitas; l’altro quello che verremo ora delineando e
di cui una delle prime manifestazioni ci appaiono le
formelle di Santa Maria foris ftortam a Lucca. Una
di esse catalogata nel Museo civico lucchese come
«formella di ambone» è di circa il doppio più grande
delle altre di Pisa ed è collocata dinanzi al frammento
di un’altra formella di cui non è indicata la prove-
nienza sul catalogo, sebbene il confronto con l’altra
la assicuri come appartenente alla stessa transenna.
Queste formelle presentano una complicazione d’or-
nati molto maggiore tanto negli intagli quanto negli
intarsi: nel mezzo in luogo del rosone stanno due
grifi affrontati fra un garbuglio di tralci e di linee
ad intarsio ed agli angoli della formella appaiono
per la prima volta due teste dalle labbra tumide,
dalle barbe a ciocche spartite, dai capelli terminanti
in foglie d’acanto ed in volute di rami. Eseguite
come sono coll’adoperarsi una tecnica che lascia ogni
spigolo tagliente, queste teste ajopaiono di una grande
rozzezza e presentano caratteristiche che vedremo
meglio definite nelle sculture di cui stiamo per par-
lare. Le quali sculture sembrano tutte far capo all’ar-
chitrave della chiesa di San Pier Maggiore in Pistoia.
In quest’opera di scultura noi non troviamo i soliti tipi delle figure con la testa piatta,
con la modellazione rozza, con le vesti intagliate piuttosto che modellate ; non troviamo
più le cornici fatte con lavoro pazientissimo di trapano e di sgorbia ad imitazione dell’avorio
o del ricamo ; troviamo invece teste che hanno una struttura assai più corretta quantunque
Firenze. Chiesa di San Leonardo in Arcetri.
Formella del pulpito.
Firenze. Chiesa di San Leonardo in Arcetri.
Formella del pulpito.