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ROBERTO PAPI NI
all’epoca intorno alla quelle fu decorata la fronte della cattedrale lucchese, nei primi decenni,
cioè, del XIII secolo, a causa delle somiglianze non casuali ma organiche ed essenziali che
esse hanno con quella decorazione. Abbiamo così un gruppo che comprende e riunisce in-
torno a Guidetto tutti gli scultori che decorarono, nella prima metà del xii secolo, le chiese
del territorio di Lucca e che sentirono nella loro arte la duplice influenza dello stile dei
rozzi marmorari primitivi di Volterra, di Pisa e di Cagliari e quello ingentilito, migliorato,
più disinvolto che, come coronamento degli sforzi dell’arte romanica in Toscana, impressero
nella pietra e nel marmo Guidetto e Guido da Como. 1
L’opera di quest’ultimo chiude infatti con un ritorno al motivo consueto delle formelle
a rosoni il ciclo di quegli scultori romanici che decorarono in Toscana transenne ed amboni.
A Pistoia, dove egli lavorò al pulpito di San Bartolomtneo in Pantano, appare come il
fiorire d’una scuola intorno a lui. Attenendosi solo alle chiusure dei presbiteri che più spe-
cialmente ci interessano, noteremo nel Battistero, in San Bartolommeo, in Sant’Andrea e in
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kV/.L *ocf. ; Arre
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Pistoia. San Bartolomeo in Pantano. Pulpito.
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' • N\^ER9Bt MOpVLATlONYM CALLENTISS’, A^ÉX* AKiPA MEDIOL-ABh> M-D-L
San Francesco diverse prove della fioritura di questa scuola che portò fortemente impresse
le stimmate dell’arte del maestro.
Le prime formelle che appaiono di mano di Guido da Como sono tre delle sei oggi
murate nel gradino del presbiterio di Sant’Andrea.2 Da un esame anche sommario appare
subito come esse sieno quasi identiche a quelle del fonte battesimale di Pisa quantunque,
a differenza di quelle, esse non sieno esattamente quadrate (cent. 66 X 62). Ma gli intagli
sono fatti con la medesima tecnica, le teste sporgenti dalle cornici ai due diametri princi-
pali sono talora identiche a quelle di Pisa, come si nota nelle due a destra ed in una a
sinistra dell’altar maggiore che appaiono più accurate e meglio condotte mentre le altre,
meno adorne e con teste più rotonde e tozze, si collegano alle formelle del Battistero ed
a quelle di San Francesco.
1 Erra il Ridolfi (Enrico Ridolfj, L’arte in Lucca
studiata nella sua cattedrale. Lucca, Canovetti, 1882)
imaginando che i due artefici conosciuti col nome di
Maestro Guido fossero l’uno il padre e l’altro il figlio,
mentre con tutta probabilità essi lavorarono quasi
contemporaneamente ed ebbero arte assai diversa di
stile, come già osservò giustamente il Venturi.
2 Sarebbe desiderabile che esse fossero rimosse da
quel luogo ove nessuno le vede e dove sono esposte
ai guasti che anche molto recentemente ebbero a
soffrire.
ROBERTO PAPI NI
all’epoca intorno alla quelle fu decorata la fronte della cattedrale lucchese, nei primi decenni,
cioè, del XIII secolo, a causa delle somiglianze non casuali ma organiche ed essenziali che
esse hanno con quella decorazione. Abbiamo così un gruppo che comprende e riunisce in-
torno a Guidetto tutti gli scultori che decorarono, nella prima metà del xii secolo, le chiese
del territorio di Lucca e che sentirono nella loro arte la duplice influenza dello stile dei
rozzi marmorari primitivi di Volterra, di Pisa e di Cagliari e quello ingentilito, migliorato,
più disinvolto che, come coronamento degli sforzi dell’arte romanica in Toscana, impressero
nella pietra e nel marmo Guidetto e Guido da Como. 1
L’opera di quest’ultimo chiude infatti con un ritorno al motivo consueto delle formelle
a rosoni il ciclo di quegli scultori romanici che decorarono in Toscana transenne ed amboni.
A Pistoia, dove egli lavorò al pulpito di San Bartolomtneo in Pantano, appare come il
fiorire d’una scuola intorno a lui. Attenendosi solo alle chiusure dei presbiteri che più spe-
cialmente ci interessano, noteremo nel Battistero, in San Bartolommeo, in Sant’Andrea e in
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Pistoia. San Bartolomeo in Pantano. Pulpito.
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San Francesco diverse prove della fioritura di questa scuola che portò fortemente impresse
le stimmate dell’arte del maestro.
Le prime formelle che appaiono di mano di Guido da Como sono tre delle sei oggi
murate nel gradino del presbiterio di Sant’Andrea.2 Da un esame anche sommario appare
subito come esse sieno quasi identiche a quelle del fonte battesimale di Pisa quantunque,
a differenza di quelle, esse non sieno esattamente quadrate (cent. 66 X 62). Ma gli intagli
sono fatti con la medesima tecnica, le teste sporgenti dalle cornici ai due diametri princi-
pali sono talora identiche a quelle di Pisa, come si nota nelle due a destra ed in una a
sinistra dell’altar maggiore che appaiono più accurate e meglio condotte mentre le altre,
meno adorne e con teste più rotonde e tozze, si collegano alle formelle del Battistero ed
a quelle di San Francesco.
1 Erra il Ridolfi (Enrico Ridolfj, L’arte in Lucca
studiata nella sua cattedrale. Lucca, Canovetti, 1882)
imaginando che i due artefici conosciuti col nome di
Maestro Guido fossero l’uno il padre e l’altro il figlio,
mentre con tutta probabilità essi lavorarono quasi
contemporaneamente ed ebbero arte assai diversa di
stile, come già osservò giustamente il Venturi.
2 Sarebbe desiderabile che esse fossero rimosse da
quel luogo ove nessuno le vede e dove sono esposte
ai guasti che anche molto recentemente ebbero a
soffrire.