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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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Fasc. 6
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Papini, Roberto: Marmorari Romanici in Toscana
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https://doi.org/10.11588/diglit.24137#0483

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440

ROBERTO PAPI NI

Qui però le formelle molto più piccole ed adattate assai recentemente al fonte unendole
con lastre di marmo grigio e con una semplicissima cornice di marmo bianco che gira il
fonte hanno una forma che esce dall’ordinario. Invece, cioè, di terminare con una cornice
e con un listello in modo che il listello segni il piano più elevato rispetto a quello del fondo
e il limite estremo, esse sono racchiuse da una cornice a doppio sguancio facente capo così
ai due margini del listello. Questa forma così insolita ed unica in tal genere di decorazioni
deriva forse dal fatto che quando tali formelle furono adattate ed fonte esse erano la parte
centrale di altre così grandi come quelle di San Francesco e che ne furono quindi tagliate
fuori essendo forse le cornici estreme log-ore o guaste.

Avendo così notato la grande analogia che intercede fra le numerose formelle già viste
in San Francesco, in Sant’Andrea e nel Battistero è facile imaginare che, annessa all’am-
bone, che sappiamo aver Guido da Como eseguito per la cattedrale pistoiese, fosse la tran-
senna composta sul tipo comune alle altre chiese di Pisa, di Volterra, di Firenze e di Lucca,
con le formelle in cui abbiamo notato lo stile caratteristico appunto di Guido da Como;1
e se queste formelle appaiono più rozze di quelle che vedremo poi a Pisa eseguite nel 1246,

V

questo e dovuto al fatto che il pulpito della cattedrale fu scolpito insieme con la transenna
nel 1199.

Di che tipo e di che dimensioni potè essere questo pulpito che fu certo uno dei primi
saggi dell’arte di Guido da Como non è possibile indurre da quel che dicono le Historie
di Pistoia di Pandolfo Arfaruoli, riferite dal Chiappelli, che cioè « Guido da Como fece
quest’anno (1199) il pulpito del Duomo tutto pieno di figure»; forse fu una prima prova
di quello che 50 anni più tardi doveva essere il pulpito di San Bartolommeo in Pantano.

Comunque noi abbiamo alcuni saggi, per quanto scarsi, dell’arte giovanile di Guido da
Como, arte che vorremmo seg'uire nel suo svolgersi prima nel mia Prato, poi a Lucca,
nella decorazione della cattedrale,2 se non ce ne mancassero molti elementi essenziali. Ci
contenteremo quindi per ora di seguirne l’evoluzione a Pisa dove nel Battistero noi vediamo
le formelle del fonte eseg'uite da Guido stesso e datate del 1246.

Quantunque esse sieno state confuse con quelle già descritte come appartenenti alla
transenna di Guglielmo nel Duomo pisano, sono eseg'uite molto diversamente, non sul marmo
di Carrara a grana assai grossa, ma sopra un marmo maremmano a grana finissima suscet-
tibile di prendere una levigatezza molto maggiore, si da dare, per il colore giallog-nolo, per
la pasta quasi untuosa e la lucidezza, l’apparenza di un alabastro volterrano. L’esecuzione
è in queste molto accurata ed imitante più da vicino, anche nella tecnica, i modelli delle
cornici e degli ornati dell’arte classica. Qui non il paziente lavoro di trapano ma un minuto
lavoro di scalpello tendente a segnare ogni costola delle foglie, ad inciderne il contorno con
gusto e precisione, lisciando, levigando ogni forma: non il semplice intarsio a figure geo-
metriche ma quello che si compiace di meandri eleganti, di tralci flessuosi ed intrecciati,
di foglie e di rose, con una maggiore eleganza nel disegno che nelle formelle pistoiesi dove
l’opera è più grossolana e più rude.

Si può dire che la tecnica in queste formelle del fonte pisano si ravvicina alquanto a
quella dei compagni di Guidetto : alcune di esse hanno infatti le stesse cornici a gola diritta

1 II dott. Alberto Chiappelli (in Arte e Storia, 20 ot-
tobre 1S95) ricercò, con la grande diligenza che gli
è consueta, in carte dell’archivio Comunale e di quello
capitolare di Pistoia la prova di quest’opera di Guido
da Como e la trovò, per testimonianza concorde di
due autori, assegnata al 1199. Egli credette però che
le formelle che abbiamo descritte facessero parte del

pergamo di cui egli dava notizia : ma questo, secondo
le notizie da lui citate era pieno di'figure ed esisteva

ancora verso la fine del 500. Sono quindi giunte a
noi non le formelle figurate del pulpito ma quelle
della transenna adoperate circa il 1563 nei rifacimenti
della cattedrale ed ai primi del ’6oo quando il fonte
del Battistero e il presbiterio di Sant’Andrea furono
rinnovati.

2 Schmarsow August, A. Marlin von Lucca und
die Anfànge der Toskanischen Sltulplur in Mìttelalter.
Eresiali, Scottlaender, 1S90.
 
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