MISCELLANEA
445
Velasquez, Ritratto equestre del Conte Duca.
Madrid, Galleria del Prado (Fot. Anderson).
delle opere del Ribèra, ed appartenente ora alla gal-
leria nazionale di Londra). Il disegno è fermo e non
esente di certe durezze ; il sottile impasto trattato con
trasparenza e fusione; il tondeggiamento raggiunto
mediante ombreggiature larghe e chiare.
L’effige si presenta come un riscontro significativo
a quella di Filippo: il giovanissimo bellimbusto igno-
rante, affabile, non preoccupato d’altro che del gentil
sesso, di sport, e di rappresentazioni, da un lato, la
esperimentata scaltra volpe dall’altro. Il successo che
incontrò d’altronde viene provato dalle ripetizioni che
di essa sussistono tuttora ».
posteriore ; il volto variato di conseguenza. Un pen-
timento sul ginocchio accennerebbe ad una ridipin-
tura.
Nel tratto di cortesia, ambiguo, per così dire, nella
pelle rugosa delle mani, quasi da vecchio, nelle di-
sordinate pieghe del tappeto e nel tono in genere
pare si riveli la compartecipazione di uno scolaro.
Il potente ministro, dopo essere stato l’arbitro della
politica spaglinola per oltre quattro lustri, finì i suoi
giorni nell’esilio a Toro, dove morì nel 1645.
Sul suo ritrattone, destinato ora a rallegrare gli
amatori americani, sta segnato l’appellativo di Conte
che ne viene sollevato di dietro. Di sotto la cintura
comparisce la chiave d’oro del ciambellano. Una ban-
doliera rivestita di foglie dorate gli cinge il petto ;
sulla veste e sul manto sta cucita la croce verde del-
l’ordine di Alcantara. Sul tavolo giace il cappello con
fermaglio di gioielli e il bastone del comando. L’ese-
cuzione ricorda quella dell’ Adorazione dei pastori (di-
pinta anteriormente a Siviglia sotto l’impressione
Di queste l’autore ne accenna due e sono: 1’una
dalla Spagna passata in Inghilterra ed acquistata per
L. st. 325 dal sig. Henry Farrer, nella quale la figura
è della stessa grandezza benché la tela sia di alcuni
centimetri più piccola; l’altra dalla galleria del re Gu-
glielmo d’Olanda venne portata in quella imperiale
dell’ Ermitage a Pietroburgo. Quest’ultima, basata
su quella di che ragioniamo ma di data alquanto
445
Velasquez, Ritratto equestre del Conte Duca.
Madrid, Galleria del Prado (Fot. Anderson).
delle opere del Ribèra, ed appartenente ora alla gal-
leria nazionale di Londra). Il disegno è fermo e non
esente di certe durezze ; il sottile impasto trattato con
trasparenza e fusione; il tondeggiamento raggiunto
mediante ombreggiature larghe e chiare.
L’effige si presenta come un riscontro significativo
a quella di Filippo: il giovanissimo bellimbusto igno-
rante, affabile, non preoccupato d’altro che del gentil
sesso, di sport, e di rappresentazioni, da un lato, la
esperimentata scaltra volpe dall’altro. Il successo che
incontrò d’altronde viene provato dalle ripetizioni che
di essa sussistono tuttora ».
posteriore ; il volto variato di conseguenza. Un pen-
timento sul ginocchio accennerebbe ad una ridipin-
tura.
Nel tratto di cortesia, ambiguo, per così dire, nella
pelle rugosa delle mani, quasi da vecchio, nelle di-
sordinate pieghe del tappeto e nel tono in genere
pare si riveli la compartecipazione di uno scolaro.
Il potente ministro, dopo essere stato l’arbitro della
politica spaglinola per oltre quattro lustri, finì i suoi
giorni nell’esilio a Toro, dove morì nel 1645.
Sul suo ritrattone, destinato ora a rallegrare gli
amatori americani, sta segnato l’appellativo di Conte
che ne viene sollevato di dietro. Di sotto la cintura
comparisce la chiave d’oro del ciambellano. Una ban-
doliera rivestita di foglie dorate gli cinge il petto ;
sulla veste e sul manto sta cucita la croce verde del-
l’ordine di Alcantara. Sul tavolo giace il cappello con
fermaglio di gioielli e il bastone del comando. L’ese-
cuzione ricorda quella dell’ Adorazione dei pastori (di-
pinta anteriormente a Siviglia sotto l’impressione
Di queste l’autore ne accenna due e sono: 1’una
dalla Spagna passata in Inghilterra ed acquistata per
L. st. 325 dal sig. Henry Farrer, nella quale la figura
è della stessa grandezza benché la tela sia di alcuni
centimetri più piccola; l’altra dalla galleria del re Gu-
glielmo d’Olanda venne portata in quella imperiale
dell’ Ermitage a Pietroburgo. Quest’ultima, basata
su quella di che ragioniamo ma di data alquanto