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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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Fasc. 6
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https://doi.org/10.11588/diglit.24137#0517

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che la rese immune per lo passato da ritocchi e re-
stauri, sia per intrinseco valore artistico, che la fa
giustamente considerare opera tutt’intera di Dome-
nico. La Madonna della Rosa ci offre uno dei più
squisiti esempi fra i molti che, di soggetto sacro, il
Ghirlandario lasciò: essa ci schiude dinanzi un’anima
d’artista semplice, puro, gentile. Le varie figure dei

suo divin figliuolo, è nel suo sguardo amorevolmente
materno.

Il pennello s’indugia lieve come una carezza sul
volto della Vergine e ne rende la morbida freschezza
giovanile con trapassi delicatissimi di luci e di ombre,
manca tuttavia nell’intonazione generale del quadro
una piena fusione ed armonia di colori, per lo stri-

Domenico Ghirlandaio. Ancona nel Museo civico di Pisa.

santi attorno al gruppo centrale e quella della Ma-
donna specialmente, non sono frutto di una fantasia
raffinata o di uno spirito mistico: quivi è l’ingenua
espressione di un’arte fresca e sincera.

Del maestro Alesso Baldovinetti, il giovane Do-
menico conserva ancora la semplice struttura del
quadro, il muricciuolo di sfondo, la simmetrica di-
sposizione delle figure ai lati del gruppo centrale : ma
dove l’arte del giovane scolaro già supera il maestro
è nel sentimento di soave purezza del volto della
Vergine, è nell’atto gentile con cui porge il fiore al

dente contrasto di toni troppo brillanti, carattere
questo che quasi mai vieti meno, neppure nelle opere
mature del maestro.

Ma la nota di pura freschezza, che cosi intensa si
diffonde su tutto il quadro di Pisa, in un’altra opera
ancora si ritrova, alla quale si deve pur riavvicinare
la Madonna della Rosa: a San Getuignano, sulle pa-
reti della Cappella di Santa Fina con uguale senti-
mento di candore giovanile il Ghirlandaio raccontò
episodi della vita della giovine Santa.

Poiché dunque le due tavole di Pisa sembrano di-

L'Arte, Xll. 60.
 
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