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Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino — 2.1878

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Claretta, Gaudenzio: I marmi scritti di Torino e Suburbio dai bassi tempi alla metà del secolo XVIII, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.11247#0400

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I MARMI SCRITTI DI TORINO E SUBURBIO

377

gratia concedant dictam roydam videlicet usque in quanti-
tate particulari quadraginta bobum per clavarios communis
elligendorum, et habere debeant de avere communis ad
rationem solidorum octo prò qualibet paia bobum ita quod
faciant roydam completami et caream competentes compen-
sanda in prima eorum talea fienda (i)».

Il monistero fu sempre sotto la speciale protezione dei
principi di Savoia, ed ebbe anche la ventura di dar ospi-
talità a Maria di Savoia, figlia del duca Amedeo Vili, la
quale, vedova del duca di Milano Filippo Maria Visconti,
che non le fu mai vero marito, disillusa delle umane vicende,
cercò in quel sacro asilo la pace, non mai avuta fra lo
splendore della reggia. Viveva ancora nel 1469, ed ivi fu
sepolta.

Ma in quanto alla chiesa, essa venne rifatta nel 1745 sui
disegni dell'architetto Bernardo Vittorie; Essa appartenne
alle monache Francescane scalze, volgarmente chiamate
Clarisse sino all'anno 1824, in cui essendo esse ridotte a
poco numero, dal re Carlo Felice furono unite al moni-
stero antichissimo del loro ordine in Carignano, ed il mo-
nistero torinese di S. Chiara venne assegnato alle monache
Salesiane, che lasciarono quello or posseduto dai sacerdoti
della Missione.

Le iscrizioni che ancor si leggono in questa chiesa sono
le seguenti:

Sulla facciata, nella via di S. Chiara

D. O. M.
Deiparae Immacvlatae
D. Francisco et Clarae
Sacrvm
Anno mdccxlv

(1) Archivio del Municipio.
 
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