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Bullettino archeologico italiano — 2.1862

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Heft 2 (Juni 1862)
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Minervini, Guilio: Statua pompeiana di bronzo rappresentante Narcisso
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https://doi.org/10.11588/diglit.9009#0013
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BALLETTINO ARCHEOLOGICO ITALIANO

anno secondo

NUM. 2. GIUGNO 1862.

Statua pompeiana di bronzo rappresentante Narcisso. — Pesto ed i suoi monumenti.

Statua pompeiana di bronzo rappresentante Narcisso.

Il più importante lavoro di arte, che sia venuto
fuori da Pompei in questi ultimi tempi, è senza al-
cun dubbio la statuetta di bronzo alla quale accen-
niamo, e di cui presentiamo il disegno nelle due
prime tavole di questo anno 11 del Bullettino archeo-
logico Italiano. Essa è dovuta a' più recenti scavi
nella continuazione della strada Stabiana, in silo
poco degno di sì nobile e preziosa scoltura. Sicché è
slata giusta opinione del eh. Fiorelli che questo in-
signe monumento fosse da altro più splendido sito
trasportalo ivi dalle acque, ovvero caduto di mano a
chi fuggendo cercava salvarsi. Merita di ricordarsi
nella storia di questa scoperta che la statua fu in
principio definità per la immagine di un Fauno; più
accurate indagini fecero pensare ad un giovine Bac-
co. Ma poiché gravi difficoltà si opponevano eziandio
a questa seconda attribuzione, io ed il eh. Fiorelli
cercammo d'investigare una differente spiegazione:
e ci venne fatlo di trovarla, e d'incontrarci nella me-
desima idea, senza che l*uno sapesse dell'altro. Io
aveva confidata la mia interpretazione al sig. Vin-
cenzo Caruso di Santa Maria; il quale mi aveva con
istanza interrogato quale fosse la mia idea sulla nuo-
va statua pompeiana. Io gli dichiarai che per me era
un Narcisso. Pochi giorni dopo il eh. Fiorelli mani-
festommi la medesima idea: ed io fui lieto del ri-
scontro delle opinioni di due archeologi, che aveva-
no separatamente dirette le loro ricerche sullo stes-
so monumento.

La statua senza la base é alta centimetri 58. Essa
ci presenta un giovinetto colla breve chioma gentil-
mente cadente a ricci sul collo, e coronata da un te-

nue ramuscello con varie bacche che d'intorno lo fre-
giano;esso è tutto nudo;se non che una picciola pelle
di capra gli pende annodata al sinistro omero, avvol-
gendosi in parte sul polso; e calzari delicatamente
lavorali ne adornano i piedi sino a poco più in su
de'malleoli. Bellissima e sommamente significativa
è la posa del giovinetto. Esso pone il manco piede
alquanto innanzi, quasi che si fosse istantaneamen-
te fermato nel suo cammino: la sinistra mano appog-
gia sull'anca, come per diminuire il disquilibrio del
corpo, che s'inchina un po soverchiamente all'oppo-
sto lato. La destra tiene un colai po sollevala col
pollice e l'indice distesi, mentre le altre tre dita so-
no ripiegate verso la palma. 11 capo inclinalo in giù,
come per mirare qualche cosa, offre poi uria mira-
bile espressione, conveniente a chi fosse inteso ad
ascoltare un suono. Dalla precedente descrizione,
colla quale notammo le impressioni in noi prodotte
dalla posa del giovinetto, non potrassi in niun conto
dubitare che ci si presenti allo sguardo un Narcis-
so, il quale mentre si mira nelle acque ove abbassa
lo sguardo, e mentre è preso dall'amor di se stesso
che Io distrugge, sta eziandio con molta attenzione
ascoltando ancora le lamentevoli voci della ninfa Eco
presa di amoroso affetto per lui.

L'attitudine malinconica, che a prima giunta col-
pisce i riguardanti; il movimento di guardare in
giuso con particolare attenzione, e la stessa età del
giovinetto, non possono ad altro eroe adattarsi che
al figliuol di Cefisso innamorato delle sue forme, e
che poco rimane commosso dalla voce di Eco, che
vanamente rimbomba sulle prossime colline. Noi ri-
mandiamo, per ciò che risguarda il mito di Eco e di
Narcisso a quel che fu scritto dal dotto Avellino
 
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