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Bullettino archeologico italiano — 2.1862

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Heft 5 (Juli 1862)
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Cavedoni, C.: Osservazione critiche sopra gli antichi medaglioni contorniati, [1]
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Minervini: Bibliografia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9009#0034
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— 38 —

CAPITA HVMANA super valvas vidisset eorum, qui
Hippodamiam uxorem pelierant, poenitere eum coe-
pit, regis crudeìitatem timens (Hygin. fab. 84: cf.
Pindar. htiim. IV, 92 etSchol).

8. OLEXIVS. Ariete stante in atto di pascersi pres-
so una mangiatoia, sotto il cui ventre vedesi nascosto
Ulisse che colle mani si attiene al vello del lanuto qua-
drupede (Sab. XIII, 17).

L'Eckhel, non essendosi accorto della figura di
Ulisse sospeso sott'esso il ventre dell'ariete, suppo-
se che OLEXIVS sia nome proprio di un auriga, o
di un bestiario. E fa anche più caso, che il eh. Sa-
batier, cui fu ben nota la ridetta figura di Ulisse,
avvertita già nella revue numismalique (1840 p. 89),
scriver potesse, che il nome Olcxius è del tutto sco-
nosciuto, e ch'è diffìcile sapere a chi mai si riferisca.
Eppure parmi evidente ch'esso altro non è che il
nome stesso dell'eroe detto Ulysses, e benanche Uli-
xes dai Latini (Forcellin. s.v.), e OttXi£o? dai Siculi
(IMut. in Marcello c. 20); che nelle bocche del volgo
del secolo IV e del V si sarà trasformato in Olexius.
Quell'astuzia di Ulisse leggesi distesamente narrata
nell'Odissea (IX, 425-466). Quella ch'io dissi man-
giatoia, vien detta vaso con pianticella d'arbusto dal
Sabatier, ed ara luculenta dall'Eckhel.

{continua) c. CAVEDONI

BIBLIOGRAFIA

Primi studj sull'acquidollo di Claudio; rapporto al
sig. Sindaco di Napoli per Felice Abate ingegnere-
architetto — Napoli 1862 in 4 con due tavole.

Diamo l'annunzio di questa importante pubblica-
zione per la parte che concerne la illustrazione di
un insigne monumento della romana magnificenza.
Non è qui il luogo di trattare e discutere la quistione
delle acque necessarie alla città di Napoli. Questa
ricerca, che può dirsi la principale nella mente del-
l'autore, non può occupare l'attenzione de'lettori del
presente bulleltino. Ciò che interessa di qui ricor-

dare è l'accurato studio dell'acquidotto Claudio, che
ora per prima volta in gran parte si compie. Lo sco-
po del si g. Abate era quello di proporre la ristau-
razione di quell'acquidotto, per renderne l'uso pro-
ficuo alla nostra città.

Perchè una tale proposta potesse venire accolta,
era mestieri riconoscere lo stato presente di quel
condotto, per valutare la spesa occorrente a rimet-
terlo in uso. Questo appunto ha fatto con tutta di-
ligenza ed accuratezza l'egregio architetto, a cui è
dovuto il rapporto; il quale si è financo esposto a
personali pericoli per raggiungere il suo scopo: es-
sendo noto com'egli subisse cattura da'briganti,
mentre studiava uno de'tratti dell'acquidotto, che
meritava un più attento esame.

Perchè il nostro annunzio riesca utile a'nostri let-
tori, noi vogliamo estrarre dall'opera del sig. Abate
tutte le notizie che risguardano questa antica costru-
zione, dalle quali si rileverà com'essa fu opera stu-
penda della romana grandezza.

L'acquidotto in parola ha il suo principio a poca
distanza dal fiume Sabato, dal quale era in origine
animato. Noi non possiamo darne una generale de-
scrizione con migliori parole di quelle adoperate dal
sig. Abate, ed è perciò che qui riproduciamo la sua

Descrizione generale dell'acquidotto.

» Per farsi una chiara idea di questo insigne mo-
» numento, egli è d'uopo considerarlo diviso ne'suoi
» tratti naturali; i quali son distinti per la varietà
» de' luoghi che desso percorre, e de' modi onde il
» suo corso procede. Questi tratti sono sei, fino a
» Napoli; cioè:

» Il primo tratto, lungo circa 14 chilometri, dal-
» l'origine dell'acquidotto, presso alle sorgenti del-
» le acque fino al vallone della Contrada, sviluppa-
» si costeggiando i monti di Serino, Cesinali e
» Ajello.

» Il secondo tratto,lungo circa 7 chilometri, com-
» prende la singolare galleria di poco men che 6
» chilometri, che perfora i monti di Forino, dal
» vallone della Contrada, alle rampe della montagna
 
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