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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 21.1893

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Nr. 2
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Cantarelli, Luigi: Il vicariato di Roma, [5]
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https://doi.org/10.11588/diglit.13635#0119

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Il vicariato di Roma

107

tamen corruptioneVforwtaru\m ita fuerat potl\jf\ta, ut quandam
\_quasi nox~]am haurientibus inferro videretur, \jprovidenti\a
Fl(avii) Arsirti v(iri) c(larissimi) consularis p(rovinciae
S(iciliae) [restitif\tum et rei.

L'altro lato del marmo porta incisa una iscrizione greca,
la quale accenna alla fondazione delle terme, mentre l'opera di
Flavio Arsinio si sarebbe limitata al restauro, principalmente,
delle condotture, le quali, guaste, non portavano più l'acqua pura.
Secondo lo Zumpt, la cui opinione il Franz riferisce nel com-
mento alla iscrizione greca, Arsinius è identico all'Arsenius ex
vicarius di un rescritto imperiale del 359 (C. Th. VI, 4, 15),
e, quindi, la sua amministrazione in Sicilia dovrebbe porsi sotto
l'imperatore Costanzo, e prima del 359. In questa opinione con-
sente anche il Parisotti.

6. Flavina D u 1 e i t i u s .

C. X, 7200 = Parisotti 237 (Thermae Selinuntiae) : Pro
beatitudine temporum d(ominorum) n(ostrorum) Constanti et
Constantis Aug(ustorum), stationem a solo fecerunt Vitrasius
Orfdus et Fl(avius) Dulcitius v(iri) c(larissimi) consulares
p(rovinciae) S(iciliae), instante Fflavio) Valeriana duce-
nario agente in reb(us) et pfrae)p(osito) cursus pubtici.

Gl'imperatori Costanzo e Costante furono solo colleglli dal
340 al 350 ; in quel decennio, dunque, devesi collocare il go-
verno di Flavio Dulcitio in Sicilia. Quanto all'essere ricordato
insieme con Memmio Yitrasio Orfito, il Parisotti osserva, giusta-
mente, che Dulcitio deve aver compiuta qualche opera comin-
ciata dal suo predecessore Orfito, il cui nome ricorda nella la-
pide, non volendo attribuire a sè solo il merito dell'opera stessa;
che Dulcitio abbia, poi, seguito e non preceduto Orfito, è molto
probabile, perchè, nell'epigrafe, il suo nome occupa il secondo po-
sto. Forse egli è il Dulcitio consolare dell'Emilia nel 357 (C.
Th. XIII, 10, 3), e a lui il Parisotti attribuisce anche un si-
 
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