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Il panorama di Roma
IL PANORAMA DI ROMA
SCOLPITO DA PIETRO PAOLO OLIVIERI NEL 1585.
(Tav. XII).
È venuta in favore, dalle Palilie del 1879 in poi, la pu-
blicazione delle prospettive di Eoma antico-moderna, sieno esse
panorami dipinti sulle pareti dei monumenti pubblici, o mi-
niature inserite nei foglietti dei « livres dJheures » (1). La loro
importanza, salve poche eccezioni, non è grande: come non è
grande il vantaggio che arrecano allo studio della classica topo-
grafia. Nella maggior parte dei casi si tratta di un « motivo
convenzionale » ripetuto senza aggiornamenti; ed anche quando
l'artista sembra voler perfezionare il tipo, riferendolo allo stato
presente delle cose, commette arbitrii ed errori, e rappresenta
gli edifici non come erano, ma come se gli immaginava dover
essere. Sotto questo punto di vista ha più valore una vignetta
di Giovanni Antonio Dosio, di Martino Heemskerk e del suo pros-
simo parente, l'anonimo di Stuttgart, fatta ad onesta imitazione
del vero, che non tutti quei lavori di convenzione. Ma se tali pro-
spettive e scenografie si prendano sotto l'aspetto della « evolu-
zione » del tipo primitivo, anzi di tutto quel complesso d'idee e
di concetti che l'Aurea Eoma suggeriva alla mente dell'artista,
del cosmografo, del poeta, del credente, e la serie acquista im-
(!) Cf. Huelsen, Bull. com. 1892, p. 38, n. 1. — A. Geffroy, Une vue inè-
dite de Rome en 1459 (Extrait des Mélaiiges G. B. De Rossi, 1892).
Il panorama di Roma
IL PANORAMA DI ROMA
SCOLPITO DA PIETRO PAOLO OLIVIERI NEL 1585.
(Tav. XII).
È venuta in favore, dalle Palilie del 1879 in poi, la pu-
blicazione delle prospettive di Eoma antico-moderna, sieno esse
panorami dipinti sulle pareti dei monumenti pubblici, o mi-
niature inserite nei foglietti dei « livres dJheures » (1). La loro
importanza, salve poche eccezioni, non è grande: come non è
grande il vantaggio che arrecano allo studio della classica topo-
grafia. Nella maggior parte dei casi si tratta di un « motivo
convenzionale » ripetuto senza aggiornamenti; ed anche quando
l'artista sembra voler perfezionare il tipo, riferendolo allo stato
presente delle cose, commette arbitrii ed errori, e rappresenta
gli edifici non come erano, ma come se gli immaginava dover
essere. Sotto questo punto di vista ha più valore una vignetta
di Giovanni Antonio Dosio, di Martino Heemskerk e del suo pros-
simo parente, l'anonimo di Stuttgart, fatta ad onesta imitazione
del vero, che non tutti quei lavori di convenzione. Ma se tali pro-
spettive e scenografie si prendano sotto l'aspetto della « evolu-
zione » del tipo primitivo, anzi di tutto quel complesso d'idee e
di concetti che l'Aurea Eoma suggeriva alla mente dell'artista,
del cosmografo, del poeta, del credente, e la serie acquista im-
(!) Cf. Huelsen, Bull. com. 1892, p. 38, n. 1. — A. Geffroy, Une vue inè-
dite de Rome en 1459 (Extrait des Mélaiiges G. B. De Rossi, 1892).