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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 21.1893

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Lugari, G. B.: Il dolocenum della XIII regione
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https://doi.org/10.11588/diglit.13635#0259

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della XIII regione

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pato dalla chiesa di S. Alessio, un tempio qualunque sacro al
Dolicheno, e solamente ci presentano case di personaggi illustri,
potrebbesi a ragione domandare, che cosa mai significa questa
voce Dolocenum? Trattandosi di una parola ignota, che non è
la prima dei catalogi, mi sarà lecito esporre una congettura.
Se io supponessi questa voce composta di due, le quali insieme
unite ci dessero un senso atto alla circostanza; purché queste
voci sieno ambedue latine, onde non ne esca una parola ibrida,
dalla quale per regola generale i grammatici rifuggono, e purché
da questo composto esca una parola, colla quale si indichi un
luogo, non per congettura, ma che positivamente abbia esistito
nella regione XIII (Àventinus), io credo che potrei osare di
proporla questa congettura. Ora nella lingua latina v'ha la voce
cenum, ceni, che al sentire dei lessicografi, il Forcellini, Fur-
lanetto, il De Vit, il Corradini vale « ammasso di cose da di-
« sprezzarsi, da gittarsi, divenuto inutile » e v'ha pure nella
lingua latina la voce dolium, doli, la quale tutti sanno che
significa quel vaso atto a contenere il vino, pertanto congiun-
gendo insieme queste due voci latine e considerando questa se-
conda come genitivo, avremo dottorimi, e per sincope, dolium-
cenum, che significherebbe ammasso di dolii divenuti inutili,
da gittarsi, rotti. Ora un cumulo di rottami di vasi doliarii,
ed un cumulo tale da formare un monte, degno perciò d'essere
ricordato dai catalogi, noi lo vediamo nella XIII regione {Àven-
tinus) e questo è il Testacelo, dunque la voce Dolocenurn dei
catalogi indicherebbe il lestaccio. Ossia senza variare il Dolo-
cenurn in doliolum noi ci troveremmo d'accordo col sentire dei
topografi passati. Ma quest'ultima, ripeto, non sia più che una
semplice congettura (').

G. B. LiUGrARI.

(l) Non vorrei mi si opponesse la parola cenum doversi scrivere col
dittongo oe e non senza; essendoché, come nota il De Vit (Lexicon

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