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Nuove osservazioni sulle epigrafi votive ed onorarie
strorum) ser(vus contra)sc(riptor) stat(ionis) Dim(ensis) gravi
val[e~]tudin\_e] liberatus (ib. 12399). Nel secolo quinto vi era
in guarnigione il cuneus equitum Solensium (Not. Dign. Or. 40,12):
il luogo è forse mentovato ancora da Procopio (de aedif. IV 11
p. 307, 19 : Aifim). La regio Dime(n)sis, che nel 241 forniva non
meno di quindici soldati ai Castra pretoriani, deve essere stata di
qualche estensione, ed il suo capoluogo Dimus non senza impor-
tanza : però è la prima volta che il nome si trova fra le origini
di soldati urbani (v. Mommsen Eph. epigr. V p. 184).
Le divinità venerate dai Dimenses non sono nominate nel-
l'epigrafe, ma indicate dalle rappresentanze in rilievo, che deco-
rano la parte superiore del cippo. Esse erano in numero di sei:
tre sulla facciata principale, due sul lato sinistro, uno sul lato
destro. Di quest'ultimo rimane soltanto un piccolo avanzo, il brac-
cio di una figura virile seduta che tiene uno scettro ; avanzo troppo
meschino per indovinare il nume rappresentato ('). Sono certi in-
vece gli altri cinque : nel lato sinistro Vittoria e Marte, ricono-
sciuti giustamente dal eh. Visconti (Bull. com. 1876 p. 66); sul-
l'antica, Mercurio, Ercole ed il nume più caratteristico di tutti
il Deus Eeros.
Allorquando lo Henzen illustrò per la prima volta le lapidi
del sacrario Esquilino (Bull. com. 1875 p. 89-91), il Deus Eeros
era conosciuto da un solo monumento, uscito dal suolo romano
poc'innanzi, l'epigrafe votiva CI.L. VI, 3691 : Beo Eeroi sancto
\_p~]ro salubritate Longi[c~\ius cura suis votum [_s(olvit)~], Thra-
ciacus f(ecit). Questa lapide, come le altre ritrovate sulla piazza
Fanti (C. VI, 2803-2807, Bull. com. 1876 tav. V-VI n. 1. 3. 5;
VII-VIII n. 4. 6. 7) rappresentano il nume sotto il tipo di un
giovane imberbe a cavallo, il quale, accompagnato da un cane,
vibra la lancia contro un cinghiale. Le recenti ricerche nelle
(L) Si potrebbe pensare a Giove; ma sarebbe strano il vedere il sommo
dio effigiato su uno dei lati del monumento, anziché nella fronte.
Nuove osservazioni sulle epigrafi votive ed onorarie
strorum) ser(vus contra)sc(riptor) stat(ionis) Dim(ensis) gravi
val[e~]tudin\_e] liberatus (ib. 12399). Nel secolo quinto vi era
in guarnigione il cuneus equitum Solensium (Not. Dign. Or. 40,12):
il luogo è forse mentovato ancora da Procopio (de aedif. IV 11
p. 307, 19 : Aifim). La regio Dime(n)sis, che nel 241 forniva non
meno di quindici soldati ai Castra pretoriani, deve essere stata di
qualche estensione, ed il suo capoluogo Dimus non senza impor-
tanza : però è la prima volta che il nome si trova fra le origini
di soldati urbani (v. Mommsen Eph. epigr. V p. 184).
Le divinità venerate dai Dimenses non sono nominate nel-
l'epigrafe, ma indicate dalle rappresentanze in rilievo, che deco-
rano la parte superiore del cippo. Esse erano in numero di sei:
tre sulla facciata principale, due sul lato sinistro, uno sul lato
destro. Di quest'ultimo rimane soltanto un piccolo avanzo, il brac-
cio di una figura virile seduta che tiene uno scettro ; avanzo troppo
meschino per indovinare il nume rappresentato ('). Sono certi in-
vece gli altri cinque : nel lato sinistro Vittoria e Marte, ricono-
sciuti giustamente dal eh. Visconti (Bull. com. 1876 p. 66); sul-
l'antica, Mercurio, Ercole ed il nume più caratteristico di tutti
il Deus Eeros.
Allorquando lo Henzen illustrò per la prima volta le lapidi
del sacrario Esquilino (Bull. com. 1875 p. 89-91), il Deus Eeros
era conosciuto da un solo monumento, uscito dal suolo romano
poc'innanzi, l'epigrafe votiva CI.L. VI, 3691 : Beo Eeroi sancto
\_p~]ro salubritate Longi[c~\ius cura suis votum [_s(olvit)~], Thra-
ciacus f(ecit). Questa lapide, come le altre ritrovate sulla piazza
Fanti (C. VI, 2803-2807, Bull. com. 1876 tav. V-VI n. 1. 3. 5;
VII-VIII n. 4. 6. 7) rappresentano il nume sotto il tipo di un
giovane imberbe a cavallo, il quale, accompagnato da un cane,
vibra la lancia contro un cinghiale. Le recenti ricerche nelle
(L) Si potrebbe pensare a Giove; ma sarebbe strano il vedere il sommo
dio effigiato su uno dei lati del monumento, anziché nella fronte.