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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 40.1912

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Cantarelli, Luigi: Gli utricularii
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https://doi.org/10.11588/diglit.14882#0244
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in essi, la corrispondente latina della parola greca àdxonoCog
(fabbricante di otri) è appunto ulrariua e non utricularius ('),
dimodoché è evidente che quest' ultima espressione non può avere
il significato che ad essa attribuiva il Boissieu.

Rimane l'ipotesi dell'Orsato, che trova il suo fondamento
in questo passo di Svetonio {Nero, 54) : voverat... prodilurum
se, partae victoriae ludis, etiam hydraulam et choraulam et
u tri citi ar i uvt. Ora, con tutto il rispetto dovuto al parere
autorevole dell'Hirschfeld (di cui siamo lieti di festeggiare
quest'anno il settantesimo natalizio) che la reputa, come ho detto,
degna di considerazione, non so decidermi ad accettare l'ipotesi
dell'Orsato, e per la seguente ragione : è vero che, nel passo di
Svetonio, la parola utricularius significa suonatore di cornamusa,
ma da ciò non segue in alcun modo, a parer mio, che tali debbano
essere stati gli utricularii della Gallia e della Dacia. Se, infatti,
i sonatori di cornamusa formavano un collegio, perchè non do-
vrebbero essere menzionati in Roma e in Alessandria ove era
un centro fiorente di vita musicale ? (2) perchè dovrebbero essere
ricordati soltanto nella Gallia e nella Dacia? D'altronde, è pos-
sibile di considerare gli utricularii come musici, quando uno di
essi lo vediamo essere patronus nantarum Druenlicorum (C. XII,
982), ed un altro è qualificato anche come Untiarius (C. XIII,
1998)? Una relazione fra i sonatori di cornamusa, i nautae e
i lintiarii è, secondo me, inconcepibile : per la qual cosa credo
che l'antica opinione dello Schwartz, dello Spon, del Calvet e
dell' Héron de Villefosse, sia, fino a prova contraria, la più ve-
rosimile (3); nè paia strano che tanto i sonatori di cornamusa,

(l) Cfr. anche Glossae Graeco-latinae (Corpus Gloss. Lat., II, 248,
ed. Goetz); Hermeneumata Montepessulana (ib. 307, 6).

(a) Lumbroso, L'Egitto dei Greci e dei Romani, 2a ed., pag. 110.
n. 1; Friedlànder, Sittengeschichte, III8, 360, 366.

(3) Sull'applicazione degli otri alla navigazione, nei tempi antichi,
cfr. Caesar, de bello civili, I, 488 ; Livius, XXI, 27; Suet., Caesar, 57:
Fior., Ili, 5; Front., Strat., Ili, 13. Cfr. Héron de Villefosse, loc. cit.,
pag. 114 e seg.

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