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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 40.1912

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Antonielli, Ugo: Il culto di Mitra nelle coorti pretorie
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https://doi.org/10.11588/diglit.14882#0254
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Il culto di Mitra nelle coorti pretorie

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larga dispersione (*) non sarebbe inverosimile supporre che, anche
F epigrafe ritrovata in vigna Palloni, fosse originaria del campus
cohh. praett. et urbb. Questa supposizione può venire accettata,
purché non si abbia difficoltà nel l'ammettere che a militi pre-
toriani, in un sacrario particolare della Guardia, si unissero li-
berti imperiali, o altre persone estranee come quel Pompeo Pri-
migenio. Vero è che nella epigrafe, i vv. 5-6 troppe parole
hanno mancanti: chi sa che fra queste non ve ne fossero state
alcune che avrebbero potuto levare ogni dubbio in riguardo.
Così anche, sarei quasi tentato di domandarmi se quel Pompeo
Primigenio pater et saeerdos huius loci (2) non avesse apparte-
nuto alla Guardia imperiale. Certamente, la mancanza di ogni
altra qualifica del personaggio, dato non trascurabile, non può
autorizzarci ad esprimere il pensiero in forma meno dubbiosa.
Tra i pretoriani non mancavano sacerdotes ; ma appartenevano
essi al culto di Marte, in particolar modo venerato dalla milizia,
e che aveva un tempio dentro la caserma (3).

Ciò non ostante, io sono inclinato a stabilire tra la inscrizione
mitriaca e le coorti pretorie, in essa nominate, rapporti più in-
timi che non siano quelli della sola vicinanza di luogo. E il
dato che, secondo me, ha il massimo valore, è quello fornito
dalla contemporaneità della inscrizione di Andros.

Ammessa quella intimità di rapporti è facile concludere.

Con 1' entrata dei provinciali nel Pretorio, si affermò tra le
guardie imperiali anche il culto di Mitra, divinità sommamente
cara ai militari. Non si può con certezza segnare un limite nel

(!) Se ne ritrovarono, in gran numero, sull'Esquilino (cfr. C- L L. VI,
Add., pag. 3339), nella chiesa di S. Vitale, in via Nazionale (30686), nel
Cemeterio di Cyriaca, al Verano (cfr. Boll. Com. 1876, pag. 194).

(2) Noto, senza però trarre alcuna conclusione, per semplice riscontro,
l'inscrizione del terzo secolo tardo, n. 216: G(e)nio et Fortunae \ tutelae-
que huius \ loci cohortium praetoriarum... ecc.

(3) C. I. L. VI, 2256, 30685, 32567; cfr. Domaszewski, Die Religion,
pagg. 19, 47.
 
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