236
Scoperte archeologiche in Italia
egida. La statua è una copia di età romana di un originale
attribuibile al periodo di transizione fra l’arte del V e quella
del IV secolo. Ha punti di contatto con una statuetta di Epi-
dauro conservata nel Museo di Atene, rappresentante Athena con
la testa coperta da un elmo attico, e copia anch’essa di età
romana. Le due statue ci conservano forse il ricordo di un' opera
stilisticamente più giovane della Parlhenos, il capolavoro di Fidia.
Iscrizioni latine relative agli argini dell Adige.
Alcuni anni fa, eseguendosi lavori per l’estrazione dell'ar-
gilla in Saletto di Montagnana presso Este, venne in luce una
mportante iscrizione latina che soltanto ora può essere piena-
mente interpretata, come rilevasi dalla bella relazione datane
dall’on. collega prof. Barnabei nelle Notizie, 1915, pag. 137 e
seg., nella quale si riassumono gli studi fatti in proposito dal
compianto prof. Prosdocimi, che diresse per parecchi anni il
Museo nazionale di Este.
L'iscrizione è del seguente tenore :
Decuria j Q Arrunti | Sarai cur(atoribus) | Q Arruntio |
C. Sabello | pig(neratore) T. Arrio | s(umma) h(ominum)
XCIIX | in sing(ulos) hom(ines) | op(eris) p(edes) XLII1
s(umma) | p(edum) aJDO COXIV.
La lapide dunque attesta che i soldati romani dedotti in
colonia in Ateste dopo la battaglia di Azio (a. 31 av. Cr.) ese-
guirono i lavori di arginatura del fiume Adige, estendendoli fino
al luogo che corrisponde a Saletto, e che mantiene il nome di
Arzaron (grosso argine). Questi soldati erano divisi in tante
squadre (decuriae), ognuna delle quali prendeva il nome dai
loro capi. 11 capo della squadra a cui si riferisce il nostro cippo
si chiamava Q. Arrunzio Sur a (decuria Quinti Arrunti Surai) ;
Scoperte archeologiche in Italia
egida. La statua è una copia di età romana di un originale
attribuibile al periodo di transizione fra l’arte del V e quella
del IV secolo. Ha punti di contatto con una statuetta di Epi-
dauro conservata nel Museo di Atene, rappresentante Athena con
la testa coperta da un elmo attico, e copia anch’essa di età
romana. Le due statue ci conservano forse il ricordo di un' opera
stilisticamente più giovane della Parlhenos, il capolavoro di Fidia.
Iscrizioni latine relative agli argini dell Adige.
Alcuni anni fa, eseguendosi lavori per l’estrazione dell'ar-
gilla in Saletto di Montagnana presso Este, venne in luce una
mportante iscrizione latina che soltanto ora può essere piena-
mente interpretata, come rilevasi dalla bella relazione datane
dall’on. collega prof. Barnabei nelle Notizie, 1915, pag. 137 e
seg., nella quale si riassumono gli studi fatti in proposito dal
compianto prof. Prosdocimi, che diresse per parecchi anni il
Museo nazionale di Este.
L'iscrizione è del seguente tenore :
Decuria j Q Arrunti | Sarai cur(atoribus) | Q Arruntio |
C. Sabello | pig(neratore) T. Arrio | s(umma) h(ominum)
XCIIX | in sing(ulos) hom(ines) | op(eris) p(edes) XLII1
s(umma) | p(edum) aJDO COXIV.
La lapide dunque attesta che i soldati romani dedotti in
colonia in Ateste dopo la battaglia di Azio (a. 31 av. Cr.) ese-
guirono i lavori di arginatura del fiume Adige, estendendoli fino
al luogo che corrisponde a Saletto, e che mantiene il nome di
Arzaron (grosso argine). Questi soldati erano divisi in tante
squadre (decuriae), ognuna delle quali prendeva il nome dai
loro capi. 11 capo della squadra a cui si riferisce il nostro cippo
si chiamava Q. Arrunzio Sur a (decuria Quinti Arrunti Surai) ;