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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 43.1915

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Cantarelli, Luigi: Il monte Testaccio e la Gallia
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https://doi.org/10.11588/diglit.14885#0045

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IL MONTE TESTACCIO E LA GALLIA

Enrico Dressel, il diligentissimo editore delle iscrizioni che
costituiscono l’instrumentum, domesticum. come lo chiamano gli
epigrafisti, della città di Roma, e che sono raccolte nel volume
decimoquinto del Corpus inscriptionum latinorum, pur troppo
ancora incompiuto, pubblicava, parecchi anni fà. un dottissimo
studio intitolato Ricerche sul monte Testaccio, negli Annali
dell’Instituto di corrispondenza archeologica, voi. 50° (a. 1878),
pp. 118-192 (*).
In quello studio, il Dressel, dopo aver esaminato accura-
tamente il materiale di cui è composto il monte, specialmente
i bolli che si rinvengono sui cocci appartenenti al corpo delle
anfore e le iscrizioni dipinte a pennello, viene alla conclusione
che il Testaccio si è formato, durante un lungo periodo di anni,
con gli avanzi dei vasi di trasporto che giungevano agli scali
situati alle sponde del Tevere sotto e oltre l’Aventino, dall'Africa
e specialmente dalla Betica, uoa delle più fertili provincie spa-
gnuole, poiché la maggior parte delle impronte figuline del
monte appartiene alla penisola iberica.
Le ricerche del Dressel confermano in sostanza la opinione
del Nardini, del p. Bruzza e del Reifferscheid ; senonchè que-
st’ultimo era meno esclusivo quando scriveva che dai bolli rac-
colti gli risultava che da Ostia sul Tevere le merci venivano a
Roma, non solo dalla Spagna e dall’Africa, ma anche dalle
(x) Vedi le sue ricerche complementari nel Bull, comunale, a. 1879,
pp. 36 e seg.; cfr. anche C. I. L. XV, pag. 562.
 
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