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Il culto di Giove sul Palatino

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pamento, onde anche allora il duce romano promise a Giove
Statore un tempio, se avesse rianimato] soldati alla resistenia:
anche questa volta il voto fu accettato e la preghiera esaudita

L'Aust (2) e il Wissowa (') hanno respinta come falsa la tra-
dizione della prima fondazione, ammettendo soltanto come vero-
simile che prima del tempio del III sec. a. C. esistesse nello
stesso luogo un « fanum » dedicato al Dio, il cui culto è comune
alle primitive popolazioni di stirpe italica. Ora io credo che la
tradizione annalistica, intesa in questo senso, debba ritenersi
assolutamente esatta, che cioè l'esistenza sul Palatino di un antico
santuario a Giove Statore non sia da porsi in dubbio.

Già, come si è detto, il culto di Giove, come Dio che ferma
l'impeto degli eserciti nemici, non è particolare ai Latini. Presso
gli Osci troviamo dato a Giove l'epiteto di « Versor » = qui
hostes vertit in fugam », la cui analogia con lo « Stator » latino
è chiara (4). Presso gli Umbri non sappiamo se il Dio fosse pure
così invocato: ma nelle tavole eugubine si fa menzione di un
sacrifìcio di tre tori offerto a Giove avanti una delle porte della
città : e poiché il significato di questo sacrificio avanti la porta
è certamente quello di invocare dalla Divinità la protezione
soprattutto contro gli assalti dai nemici esterni (5), io credo si
possa affermare che anche al Giove umbro era connessa un' idea
simile a quella del Giove Statore dei Latini. È anzi comparando
l'uno all'altro, e considerando l'uso del sacrificio avanti la porta
dell'abitato, che bene si spiega la postura del tempio palatino,
situato precisamente presso la porta della città, subito fuori di essa.
D'altra parte che il culto di Giove Statore fosse tra i più antichi di

P) Liv., X, 36, 11.

(2) De aedibus sacris p. R. inde a primi» r. p. temporibus utqu*
ad Augusti imperatori! aetatem R. conditi:, p. 12, n. 22. E sotto la
V. « Juppiter » in: Roscher, Ltx. Mythol., b. II, col. 682.

(3) Rt ir. n der Ròmer, p. 107.

(*) Aust in : Roscher, loc. cit., col. 642.
(*) Ibid., col. 635 »eg.

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