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Vara di Campo Marzio

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decorazione dagli altri, in guisa da parere il principale o ante-
riore. Non vi è lasciato neppure uno spazio per epigrafe.

Non ostante questa lavorazione sommaria e grossolana, lo
stile della composizione e la bravura del lapicida, dimostrano
che l'ara appartiene ancora alla buona epoca dell'arte decora-
tiva romana, cioè al I sec. dall'Impero. Già il fregio a bucranii
ed encarpi è prediletto in questo periodo; la forma del teschio
bovino allungato, è propria del tempo stesso ('). Si noti la pie-
gatura delle piccole coma con la punta ricurva in giù che ve-
diamo quasi identiche sopra uu'urnetta dei Platorini nel Museo
Nazionale Romano (2) ove riscontriamo, pur con maggiore finezza
di esecuzione, lo stesso trattamento degli encarpii e delle vitte.
Forse il serpeggiare molle e privo di vita di questi nastri ap-
piattiti sul fondo, dalle punte convenzionalmente striate a guisa
di cimosa, indica una maniera un po' stanca e decadente che
potrebbe far discendere la cronologia dell'altare verso la line del
I sec. ; ma può anche spiegarsi con la natura del lavoro com-
merciale. Anche l'attacco degli encarpii ai bucrani è fatto in
modo convenzionale: il fascetto di foglie lanceolate che costi-
tuisce il nascimento della ghirlanda di frutta, non 3Ì attacca
con una legatura alla testa del bue, come generalmente avviene
nei migliori esemplari del genere, ma passa dietro le corna e
non si sa donde penda: i nastri sul bucranio formano un nodo
del tutto indipendente dalla legatura dei festoni. Gli è che tutti
questi elementi sono diventati una semplice riempitura di spazio
tradizionale e l'artista li ha come decalcati al loro posto sta-
bilito, senza sentire la sintassi decorativa. Per questa stessa
ragione, ha collocato sui lati minori sopra all'arenazione dell'en-

(*) Altmann, Grabaltaere, pag. 59 segg. ; Arch. u. Ornam. d. Sar-
kophage, p*g. 59 segg.; cfr. anche fregio del Louvre: Gusman, Art dé-
coratif de Rome, tav. 3.

(2) Gusman, L'Art décoratif de Rome, tav. 75a; Altmann, Grabalt.,
pag. 40 segg.
 
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