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Gesellschaft für Vervielfältigende Kunst [Hrsg.]
Die Graphischen Künste — N.F. 3.1938

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https://doi.org/10.11588/diglit.6338#0165
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Ad escmpio, non sono troppe 45 doppie tavole per
la riproduzione di tutti i fogli delle serie dei Profeti
e delle Sibille? Non sarebbe bastato riprodurne qual-
cuno in grandezza dell' originale e tutti gli altri in
proporzioni molto piü ridotte dell' attuale?

Non si sarebbe potuto applicare in genere una piü
coraggiosa, e piü sistematica riduzione di grandezza
delle illustrazioni, si da diminuire il numero delle pagine
ed abbassare il costo dell' opera, e quindi il suo prezzo
di vendita?

E se non e stato fatto in questa prima parte, non
si poträ farlo nella seconda, che autore ed editore ci
annunciano per il 1943, e che conterrä il catalogo delle
opere degli incisori conosciuti dell' alta Italia?

Come questa prima parte ora pubblicata corrisponde
alla prima parte del Catalogue of early italian engra-
vings preserved in the department of prints and dra-
wings in the British Museum del 1910, cosi tutta la
materia vi e ordinata secondo la classif icazione proposta
in quel catalogo.

Gli spostamenti nelle attribuzioni cronologiche delle
stampe anonime ed isolate sono numerosi, ben com-
prensibili e probabilmente non definitivi; piü impor-
tanti mi sembrano invece le prudenti attenuazioni di
affermazioni piuttosto dogmatiche, che erano contenute
ncl catalogo del British Museum del 1910, e la cui res-
ponsabilitä risale a Sidney Colvin piü che a A. M. Hind.

Lo applaudo cordialmente per aver abbandonato
l'attribuzione, che mi lasciö sempre incerto e scon-
tento, a Maso Fininguerra della maggior parte delle
stampe incise a tratti fini e serrati (sezioni A II—V
del catalogo del B. M.), c per non aver insistito sulla
fittizia esistenza del Maestro della passione di Vienna.

Mi ha fatto anche molto piacere l'onore reso da
Hind a Paul Kristeller, ponendolo nella dedica dell'
opera accanto a Sidney Colvin, come l'altro dei due
suoi „maggiori", e sotto a Fitzroy Carrington, che
prima concepi il disegno dell' opera e poi la pagö o la
finanziö attraverso la ditta Knoedler & Co. £ una
giusta riparazione alla crudezza non sempre giustifi-
cata con cui S. Colvin attaccö Kristeller, precursore
individuale dai grandissimi meriti nel nostro campo.

La classif icazione e rimasta la stessa, ma la materia
e cresciuta dal 1910 al 1938 di 186 numeri su 405,
portando il totale delle stampe descritte a 591. L'ac-
crescimento e costituito in piccola parte da stampe prima
del tutto sconosciute, e nella rimanente da stampe
menzionate nell' appendice delle non descritte del Cata-
logo delB. M., nelle note e nelle introduzioni alle varie
sezioni di esso, e negli scritti dei diversi storici c critici.

Tra quelle che erano del tutto ignorate un gruppo
importante di dieci fu rintracciato a Costantinopoli,
nel Museo del Serraglio, dall' orientalista Basil Gray
che vi comp! una ricerca nel 1931 per incarico di Hind.
L'albo in cui furono trovate, assieme ad altre cinque
giä conosciutc, fa pensare che esse siano State portale

a Costantinopoli negli anni della loro creazione; e l'in-
sieme delle circostanze fa supporre che tuttora esistano
delle stampe del quattrocento italiano ignorate. Vi
sarä forse un giorno da fare un appendice a questo
corpus, che oggi e quasi completo, quasi, perche otto
stampe menzionate da antichi o moderni scrittori non
sono State trovate.

La trattazione della materia, sia per quanto riguar-
da la storia e la critica dei vari gruppi e delle varie
sezioni, che per quanto riguarda le notizie riferentisi
alle singole stampe, ha constantemente quella esattezza
di particolari e quella sobrietä di aggettivi, quella com-
pletezza di informazioni e quella onestä di apprezza-
menti che ci hanno rese cari ed indispensabili tutti i
libri dell' Hind.

Le introduzioni ai gruppi mantengono spesso la
linea di svolgimento che avevano nel catalogo del 1910,
si sono talvolta arricchite di notizie, hanno spesso per-
duto un po'del peso morto delle discussioni attribu-
tive, guadagnando in obbiettivitä.

Le dcscrizioni iconografiche, se posso dir cosi, delle
singole stampe sono del tutto omesse, quasi fossero
rese superflue dalle riproduzioni. Ma lo sono, super-
flue? La tendcnza attuale di porre le riproduzioni sotto
gli occhi dei lettori e di lasciare che ognuno se le guardi
a modo suo, non e troppo sbrigativa ed alquanto peri-
colosa ? Colui che ha studiato in modo particolarissimo
le opere su cui scrive un libro, non ne ha forse una
conoscenza ben piü profonda del lettore comune, e
non e in condizione di metterne in evidenza con poche
proposizioni, spesso con poche parolc, quelle carattc-
ristiche che il lettore comune non riesce che difficil-
mente a riconoscere e ad isolare?

Per conto mio, oso affermare che preferisco ridurre
il formato delle riproduzioni anziehe sopprimere la
parola del critico.

Le indieazioni degli esemplari esistenti delle singole
incisioni, quelle sulla letteratura dei vari gruppi, l'ap-
pendice sulle antiche scritturc circa i prineipi dell' in-
cisione italiana, e l'altra sui disegni degli Uffizi sup-
posti esser gli stessi da Vasari attribuiti al Finin-
guerra, e su disegni affini a Firenze ed altrove, sono
esaurientissime. L'appendice sulle filigrane triplica i
segni del Catalogo del 1910.

Ed ora, dopo aver aggiunto che il complesso di
questi testi occupa 345 pagine di 32 centimetri per 25,
spero di essere riuscito a dare ai lettori de D. G. K.
una idea della grandiositä e della importanza dell'
opera, e di esser riuscito ad esprimere all' autore ed
all' editore la riconoscenza mia e dei pochi colleghi.

Credo sconveniente discutere in questa sede di questo
o di quel pro Werna di questa o di quella incisione; ma
certamente quando ed ogni volta che mi avverrä di
farlo, l'opera dell' Hind sarä Pimmancabile punto di
riferimento o la base di partenza.

Augusto Calabi

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