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Inghirami, Francesco [Hrsg.]
Galleria Omerica o raccolta di Monumenti antichi (Band 3) — [S.l.], 1836

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https://doi.org/10.11588/diglit.3666#0468
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558

quei che imprendessero a vendicarli; al che prese
Minerva a mostrar meraviglia, come Vuomo aves-
se fiducia ad un compagno, e talvolta peggior
di se, non che meno esperto mortale ( v. 4^ )»
ed Ulisse non confidasse a quella diva , che
in ogni occasione avealo soccorso, e mostrogli
quanto fosse grande la potenza degli Dei; e in
tal guisa convinto e rassicurato Ulisse prese
riposo col sonno; ma questo soporifero dei mali
sfuggì dagli occhi della regina, che seduta sul
letto nuovamente piangeva ( v. 58 ), chiedendo
a Giove che la togliesse dal mondo, nel modo
che trattò le figlie di Pandora, delle quali O-
mero narra la storia,

Ulisse che udite ave a le di lei lacrimose
voci, sospettando ch'essa fosse già fatta con-
sapevole della di lui presenza nella reggia, pre-
go Giove che gli dasse un segno del futuro
suo favore, giacche passati avea tanti disastri
per giunger salvo alla patria, e Giove ascol-
tatolo tono dal cielo, benché sereno ( v. ì o3),
di che si rallegro il supplicante . Nel tempo
stesso, una donna, che ai mulini attendeva a
macinare il frumento che i proci consuma-
vano y sentito il tuono, benché fosse il cielo
sereno, presagì che tal portento fosse per qual-
 
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