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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Prima): Contiene L'Istoria Della Città E Insieme Dell'Antica Venezia: Dall'Origine Fino Alla Venuta In Italia Di Carlo Magno — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Dell'istoria di Verona
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Libro quarto
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https://doi.org/10.11588/diglit.62317#0053
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del Console . Nel 691 essendo toccata a
Cicerone allora Consolo la Macedonia, egli
la cesse al Collega Antonio , e si prese
la nostra Gallia ; ma non volendo poi ab-
bandonar Roma per la congiura da lui
scoperta di Catilina , mandò quasi Lega-
to , in quella sua provincia , assai solleci-
tata dagli emissarj di Catilina stesso , Me-
tello Celere, che in quel pericolo era fiato
mandato come Pretore nel Piceno con au-
torità di sar’esercito. L’anno 695 corren-
do grido di guerra da’ Galli transalpini ,
alcuni popoli de’quali erano in armi per
occupare quella parte di Gallia ch’era Ro-
mana, decretò il Senato , che i Consoli
sòrtissero fra fe le due Gallie : ma furono
ambedue di Cesare ; perchè il popolo gua-
dagnato da lui co’doni, e con gli spettaco-
li, gli decretò per provincia la Cisalpina,
e insieme l’Illirico con tre Legioni per
cinqu’anni ; e il Senato ci aggiunse anche
la Transalpina più da lui desiderata con
un* altra Legione. Nel prim’ anno delle fa-
mose guerre da lui fatte co’Galli, e co’
Germani, per ingrossàr la suaarmata, pas-
sò celeremente nella Cisalpina , e ci levò
due Legioni, e due altre ne levò l’anno
appressò. Se crediamo a Plutarco una Le-
gione anche gli mandò Pompeo nella Gal-
lia circompadana arrolata. L’ esser quella
allora in figura di Provincia, non pregiu-
dicava a i diritti, che dava a molte Città
l’essèr di Colonia. Avanti che spirasse il
cinquennio del comando di Cesare , gli fu
per opera di Grasfo , e di Pompeo , che
insieme con lui formavano allora un trium-
virato arbitro della Republica, prorogata
l’istessa Provincia per altri cinqu’anni. Per
far continuare tal comando a Cesare, con-
corse anche Cicerone, avendo però recitata
l’Orazione delle Provincie Conjolari, in cui
disiuade dal decretare nè l’una,nè l’altra
Gallia a chiunque sia con rimuover Cesare,
che vi fàcea sì bell’imprese,eche aveabi-
sogno di maggior tempo per condurle a fine.
L’ultim’anno del suo comando racconta Ir-
zio, chesvernò nel Belgio,e a buona fiagio-
ne passò di qua dall’ Alpi per raccomanda-
re a’Municipi, e alle Colonie della Provin-
cia il suo Quefiore, che dimandava il sacer-
dozio , e dovea esser balottato ne’ Comi-
zj ; ma inteso prima d’arrivare, che l’a-
vea già conseguito , volle non per tanto
proseguire in tutte le Città di tal grado,
non meno per ringraziarle, che per rac-
comandarli a motivo de’ Comizj del se-
guente anno, spargendo i suoi avversarj,
che per deprimer lui fossero flati fatti
Consoli Lentulo , e Marcello . Fu Cesa-
re da tutte quelle nofire Città ricevuto

lib. 40.

Bell.Gall.
lib. 1. 5.
et 6.

U A R I O. 74
con incredibili onori, ornandoli le flrade,
e le porte, incontrandolo il popol tutto,
e sagrificandosi in ogni luogo . Afferma
Irzio, che le regioni tutte della Gallia To-
gata in quest’occasione egli seorse, renden-
doli poi con mirabil celerità oltra monti
all’ efercito, con aver prima lasciato qui
Tito Labieno suo Legato , cioè Luogote-
nente, perchè invigilassè alle cose sue.
Uso di Cesare nel tempo del suo Pre-
sidato fu di guerreggiar l’eflate oltra l’Al-
pi, e nella rigida stagione passar di qua,
e in quelle regioni svernare . Motivo di
ciò unico, fe udiamo lui,era di tenervi
fecondo 1’ obligo de* Presidi, i giudiziali
Conventi, e invigilare a quella parte del-
la sua Provincia: nell’anno 700 passò an-
che nell’illirico, e represse le seorrerie di
gente confinante, e’ vi tenne parimente i
Conventi . Ma se udiamo gli altri , non
la cura della Provincia solamente, e di te-
ner ragione, ma assai più la premura del-
le cose sue, e d’incamminare i suoi dise-
gni lo traeva in Italia . Dione ; avendo
mandate le truppe ne' quartieri , egli pafsò
in Italia ; in apparenza per avervi cura del-
la Gallia y in fofiang_a per, afiìfier da prefso
a quanto fi sacea in Roma. In fatti sver-
nando in Lucca , che dalla parte del Tir-
reno era l’ultima Città della sua Provin-
cia (prima dell’Italia essendo Pisa, come
su 1’ Adriatico 1’ ultima della Gallia era
Ravenna,e prima dell’Italia Rimini) ven-
ne a vibrarlo da Roma infinita moltitudi-
ne di gente, e fra gli altri non meno di
dusento Senatori, e tanti Pretori, e Pro-
consoli, che alla sua porta si videro cento
venti Fasci, e ci vennero anche Grasso, e
Pompeo. De’ Conventi tenuti da lui nel-
la Cisalpina quattro volte ei fa menzione,
e si rammentano una volta anche da Sve-
tonio. Uso era de’Romani, che i Presidi
deputassero alcune Città delle maggiori,
e situate in luoghi a tutti i popoli della lor
Provincia più comodi, per tenervi solen-
nemente ragione, portandovi!! esli, e qui-
vi ragunando i Giudici subordinati. Curio-
so punto però sarebbe il poter rintraccia-
re , quali fossero nella Venezia noflra le
Città destinate a’ supremi tribunali, ed e-
lette per quelle giudiziali ragunanze; ma
di quello niun cenno si ha in tutti gli anti-
chi monumenti : e non è maraviglia, per-
chè breve fu, e tumultuante il tempo, in
cui trattata fu quella parte da Provincia,
e tenuti furono però in essa i Conventi.
Quindi è, che Plinio infegnò bensì, quali
erano le Città a ciò deputate in altre Pro-
vincie , ma non accennò d* alcuna, che in
quelle parti fosse già fiata a ciò destinata.
Fa-
 
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