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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Bearb.]; Berno, Pierantonio [Bearb.]
Verona Illustrata (Parte Prima): Contiene L'Istoria Della Città E Insieme Dell'Antica Venezia: Dall'Origine Fino Alla Venuta In Italia Di Carlo Magno — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Dell'istoria di Verona
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Libro quarto
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https://doi.org/10.11588/diglit.62317#0048
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DI VERONA

L I lì X 0 Q_U AUTO.

Ochi anni carfaro dalla
'OVkìSS vittoria Cambrica alla,
guerra Soziale , detta
anche Italica, e Marsi-
«Wj ca • Edendosi da questa
&tt0 a’ Veronesi >
come a tutte le Città
dentro l’Alpi, per cre-
seer di condizione nella gerarchia, per dir
così, dell’ Imperio, e di tal guerra, e di
sì fatte varie condizioni predò i Romani
necessario è alcuna cosa accennare. Ammi-
rabile, ed unica fin da principio fu 1’ idea
Romana, perchè nel vincere, e sòggioga-
re gli avversarj popoli, senza lasciarsi por-
tare da piacer di vendetta, o da spirito d’
ambizione , nuli’ altro ebbero in mente ,
che di considerare il benefizio, che la Re-
publica potea ritrarre, e il crescer di for-
ze, e la sicurezza, che conseguir potea dal
fargli di nemici amici, e d’efiranei con-
giunti. Però alcuni ne ricevette! torto den-
tro la propria Città, enei proprio corpo,
onde de’Sabini disse Servio, fu decretato fi
sacete di effi, e de'Romani un fol popolo ; al-
tri ammisero alla Republica in varj modi,
e participarono ad altri quando più quando
meno le Romane prerogative , e i diritti.
In primo luogo adunque comunicarono a
que’ popoli da lor vinti, che bisogno n’eb-
bero, o che così bramarono, le leggi al pri-
vato edere di ciascheduno spettanti ; talché
intorno allo dato degli uomini, alla patria
podertà, a’matrimoni, a’tertamenti, alle
successioni, al dominio nelle facoltà, alle
eredità, ed a’contratti, forte l’istesso il gius
degli uni, e degli altri. E perchè alcuni le
proprie aveano, e più dell’istesia cittadi-
nanza Romana le aveano care, come da un
prò Balb. parto di Cicerone singolarmente apparisee,
a cotesti di viverli con esse liberamente si
permetteva .Alcuni paesi furono esenti dal-

le imposte: d’alcun popolo, o Città furo-
no aggregati gli uomini al grado di cittadi-
ni Romani, ma senza gius di suffragio: an-
che il sùìfragio fu conceduto ad altri, ma
dipendente dalla volontà de’Consoli, e qua-
li per grazia non per legge. Città vi furono,
e popoli, che l’ottennero assolutamente, e
con podertà d’intervenire a’ Comizj, e dar
voto: finalmente anche della capacità de’
supremi onori, che vuol dire di tutto 1’ es-
ser Romano, a più genti fu fatto dono. Ri-
cordava però Terenzio Varrone a’popoli del-
la Campagna, come i Romani aveano già
lor concedute le proprie leggi ,e la collegan-
za, e a gran parte diessì la Cittadinanza an-
cora; e rappresentava Valerio Levino a gli
Etoli, come uso Romano era, di talmente
trattare i Sozii, che alcuni n’avean ricevuti
nel proprio corpo, e ad altri tal condizione
avean data, che amavan più d’ esser Sozii
che Cittadini. Si de’avvertire, che molte
volte le Città piccole o grandi che si forte-
to, non seguivano lo fiato delle regioni lo-
ro, e delle Provincie, ma proprio grado
aveano, e distinto. Alcune portavan nome
di Confederate, o di Libere , eh’ erano di
condizione poco diversa. V’ erano i Muni-
cipi!, che godeano qual più, qual meno il
benefizio della Cittadinanza Romana, rite-
nendo le proprie leggi;e v’eran le Colonie,
che viveano con le leggi Romane, e di con-
dizione erano Romana, o Latina, secondo
che cittadini Romani , o Latini fòdero
fiati in erte condotti.
Siccome però querti varj slati non meno
per meriti particolari de’ popoli, che secon-
do il luogo, e la prossìmità de’ paesi si an-
darono propagando/così le più generali de-
nominazioni ne sorsero di gius Italico, di
gius Latino, e di Cittadinanza Romana ;
ciascuna delle quali condizioni più parti, o
sia gradi ebbe. I popoli,che si esteadevano
dal

«p. T.:V
33*

lib. 26.

ut Sotti
effe quam
cives mal*
letst.
 
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