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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Bearb.]; Berno, Pierantonio [Bearb.]
Verona Illustrata (Parte Prima): Contiene L'Istoria Della Città E Insieme Dell'Antica Venezia: Dall'Origine Fino Alla Venuta In Italia Di Carlo Magno — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Dell'istoria di Verona
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Libro sesto
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https://doi.org/10.11588/diglit.62317#0072
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ut DELL’ 15 T OR.
lega suo fu Sehzio Saturnino, come il pur’or
rfTacit. nominato Storico insogna. Suppose Giulio
Lipsio, ch’ei fosse due volte de i Consolari
fasci onorato ; essendo che scrive Dione,
come Caligola nel principio del suo Impe-
rio liberò Quinto Pomponio dalla prigione,
59- in cui Tiberio sett’ anni interi l’avea tenu-
to dopo il fuo Confidato. Ma non è certo,
ch’ei sia l’istesso; e tanto più, che li vede
il prenome diverto, benché per verità fa-
cilmente in quello lì scambi ne’manuscrit-
ti, per l’uso di fare in breviatura i preno-
mi. Ora non Pomponio solamente arrivò
fra’ nollri a’primi onori. Plinio il vecchio
tra gli altri ufizj,che grandillimi ottenne,
come il nipote attesta , fu Prefetto d’ un’
Ala, Procuratore nella Spagna, e quando
morì, reggeva con supremo comando l’ar-
mata navale del Miseno. Plinio il giovane
nato in Como, ma fatto Veronesè per ado-
zione, e passato nella patria, e nella fami-
glia del zio materno , fu Console in Ro-
ma,. Proconsole in Bitinia, e Tribuno del-
la plebe, durante la qual dignità non illi-
mò decente trattar caule, come far solca,
J.1.^.23. per le ragioni, che adduce scrivendo a Fal-
Am. ver. cone. Il Panvinio là Veronese anche Gavio
/>. ics. Massimo Console, e Prelètto del Pretorio,
ma non c’ è fondamento ballante per asse-
rirlo.
Toccammo già , come una delle conse-
guenze della cittadinanza Romana era il
poter militare ne’corpi più nobili. Molti
soldati Veronesi a varie Legioni aseritti,
overo alle Coorti Pretorie, ed Urbane si
veggon però ne’ latercoli militari, che ab-
biane ne’ marmi, e in molte lapide sepol-
crali. Riconosconsi facilmente , perchè a’
nomi de’ soldati uso era d’accompagnar la
patria : quattro Veronesi tiene un lòlo pre-
zioso frammento, traserittogià da noi nel-
la bellissima raccolta Corlini in Firenze .
Non sarebbe d’alcuna utilità il raccoglier-
gli qui tutti, ma di due, che furono gradua-
ti, 1 monumenti riferiremo, useiti a rive-
dere il Sole non ha gran tempo. A poche
miglia da Roma fuor diporta Salara si sca-
vò anni sono grand’Iscrizione di Sello Ne-
v. i<. vio Verecondo della tribù Publicia , Sìgni-
XXX- fero, o lia Portainsegna della Coorte deci-
maquarta, il quale non professa la patria
con la solita forinola del lòlo nome di ella,
ma li 4ice nato in Verona. Seguono appres-
so un verso intero, ed un altro o due di-
mezati, e imperfetti, ne’quali s’elprime ,
come riposavan quivi le ceneri, ma l’ossa
erano Hate riportate alla patria , e che gli
eredi avean l'atto il titolo Sepolcrale, ma
un Cornelio i versi all’Eroe defonto suo col-
lega, ed amico, Raro fu anticamente,che

I A DI VERONA 112
l’ossa di chi moriva tanto dalla patria lon-
tano vi fossero pur riportate ; ma non
men raro modernamente, che a traverso
di molte difficoltà vi si sia sinalmente tras-
portata la gran lapida sepolcrale ancora ,
quale al presente abbiam nel Museo. Al-
tro Portainsegna ci abbiam parimente del-
la Legione decimaquarta . Ma 1’ effigie
al naturale in alto rilevo d’ un Centu-
rione della Legione undecima, abbiam po-
lla nella serie delle Iscrizioni, la cui gran
pietra si disotterrò nel passuto Secolo a lèt-
te miglia dalla Città nel letto d’ un torren-
te. E' inciso a piedi il nome , cioè Quinto
Sertorio Fello, che dalla tribù Pobilia, e
dall’averli qui più altri monumenti dell’
istessa gente Sertoria , viene indicato per
Veronese. Molte osservazioni si posson fare
su l’armatura, e su gli ornamenti diessa,
delle quali non è quello il luogo. Le due
corone, che tien sui petto, mostrano, eh’
ei le avea conseguite per premj in guerra ,
del quabuso molte lscrizioni sanno memo-
ria. Dalla lorica intera, e dal? ocree, o
sia gambiere , può congetturarli fosse de’
Catafratti, diremmo in oggi Corazieri. In
mano ha la Vite, che tenea luogo delle
moderne canne, o mazze ; con essa batte-
vano i soldati quando delinquessero , ed
era la propria insegna de’ Centurioni, tal-
ché da essa tal carica si denominava, leg-
gendoli in Eusebio,ri?e Vite era dignità pr ef-
fe Romani ì qual chi avea, diceafi Centurione.
Per ultimo d’ un altro de’ nostri Cittadini
risuseiteremo il nome, cioè di Quarto An-
mo Saturnino, che fu Presetto de' Vigili.
Era quello un corpo di milizia molto di-
slinto, compollo di sette Coorti, ognuna
delle quali divisa in sette Centurie, quali
erano la notte di guardia a tutta Roma .
Intorno all’ uffizio del loro supremo Coman-
dante chiamato Prefetto veggasi nel primo
libro de’ Digesti il suo Titolo : il nostro Sa-
turnino e la tribù Publicia professa nell’Is-
crizione, e il nome della patria aggiunge.
La più bella forsè, ed util parte della
grand’ Opera del nostro Plinio è la deseri-
zion Geograsica, ch’ei ci diede,del mondo
allor conosciuto.Grandissimo danno è,che
i maltrattata in più luoghi, e anche mal divi-
' sa ci appaia quella dell’ Italia nel libro ter-
zo, quale non sia chi speri di risarcir del
tutto, sè qualche esimio codice non dà fuo-
ri . Nuovadivision dell’Italia ei mette qui-
vi innanzi, non per popoli, o genti, ma in
undici Regioni; tanto più autorevole ed ap-
prezzabile, quanto che venne in gran par-
te da Augusto stesso, così cominciando Pli-
nio: è ne cefario premettere, che noi feguitere-
wo per autore ^ugufio Divo ; e la deferì^
ne

■v. Ins.
xxxz.

Plin.l.to.-
C- I. C e ri-
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